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Di nuovo in Terra Santa: «Tu vieni e seguimi!»

Giampiero Sandionigi
14 gennaio 2015
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Di nuovo in Terra Santa: «Tu vieni e seguimi!»
Una processione di frati nella basilica della Natività, a Betlemme. (foto Cts/Mab)

Ancora oggi vi sono giovani di varie parti del mondo che si sentono chiamati a vivere da francescani a Gerusalemme.


«Tutti i giovani che ci contattano, soprattutto quelli dell’Europa e dell’Italia, cercano autenticità. Nelle nostre società si parla di crisi: crisi della famiglia, crisi dei valori, crisi economica, corruzione… Come ai tempi di san Francesco d’Assisi, anche oggi i giovani non si accontentano di cose superflue o surrogati. Quelli che vengono da noi hanno il coraggio di fare un passo in più, di offrire la propria vita a Dio, di andare oltremare, imparare lingue nuove per servire i nostri fratelli cristiani in queste terre dove la Chiesa nacque, e dove sembra che oggi possa morire».

Fra Aquilino Castillo Alvarez – un frate spagnolo di 40 anni – è il promotore vocazionale della Custodia. Ricorda come anche lui trovò il suo posto in Terra Santa quasi 20 anni fa: «Studiavo filologia ebraica all’Università Complutense di Madrid e, con una borsa di studio, nel 1996 giunsi a Gerusalemme per frequentare alcuni corsi all’Università ebraica. Mi colpì la presenza dei frati nei santuari, e in particolare al Santo Sepolcro. Cominciai a fare domande sulla liturgia, lo Status Quo, le parrocchie… Tornato in Spagna mi misi in contatto con i frati minori della Provincia di Granada, ai quali spiegai il mio desiderio di far parte della Custodia. Mi indirizzarono al postulato di Terra Santa, che a quel tempo – era l’anno 2000 – si trovava a Casalotti, presso Roma. Seguì il noviziato ad Ain Karem, e tutti gli altri passi fino alla professione solenne, nel 2007, e all’ordinazione presbiteriale nel 2009, anno in cui fui mandato come viceparroco a Damasco, in Siria. Dal 2010 al 2013 sono stato responsabile della casa di accoglienza di Harissa, in Libano, dove si accolgono le vocazioni provenienti da Siria, Libano, Giordania ed Egitto. Dal 2013 risiedo a Betlemme, nel convento della Custodia presso la basilica della Natività. Come promotore vocazionale sono responsabile della casa di accoglienza di Betlemme, eretta in quello stesso anno allo scopo di accogliere i giovani di tutto il mondo e prepararli a intraprendere il processo di formazione della Custodia».

Fra Aquilino, in cosa consiste il suo servizio?
Sono qui per informare, assistere, accompagnare i giovani che mostrano un interesse per la vita consacrata in Terra Santa, seguendo il carisma di san Francesco. Sono giovani che entrano in contatto con me per vie diverse (Internet, il contatto personale o attraverso altri frati). Cerchiamo di trovarci, tenendo incontri in diverse parti del mondo e in diverse date, dopo di che sia io sia i Commissari di Terra Santa cerchiamo di mantenere il massimo contatto possibile. A questo scopo Skype o Facebook sono strumenti preziosi. Il passo seguente è quello di riceverli qua, a Betlemme, per il periodo di accoglienza, che dura quasi un anno e durante il quale tutti imparano italiano (lingua nella quale poi studieranno la teologia), ricevono la prima istruzione in francescanesimo, nella storia della Custodia, in liturgia, catechismo, vita religiosa.
Soprattutto, però, trovano una comunità francescana con la quale condividono preghiera, apostolato, accoglienza ai pellegrini. Questo è il punto centrale del passaggio per Betlemme: poter vivere l’esperienza reale della vita dei francescani nella missione di Terra Santa. La medesima fraternità di Betlemme li accompagna nel discernimento della propria vocazione.
Oggi abbiamo 23 giovani – d’ogni parte del mondo – che si trovano nelle due case di accoglienza: Betlemme e Harissa. Qui a Betlemme abbiamo 1 argentino, 3 colombiani, 2 filippini, 1 italiano, 2 nicaraguensi, 3 palestinesi, 2 peruviani e 1 statunitense. A Harissa, invece, 1 iracheno, 3 libanesi e 4 siriani.

Che esperienze faranno questi giovani uomini durante il percorso formativo dentro la Custodia?
Il periodo formativo dura almeno dieci anni. Nei prime tre (accoglienza-postulato-noviziato) si realizza un accompagnamento per discernere la propria vocazione e capire quale sia la ricchezza della consacrazione religiosa. Questo si approfondirà anche dopo, ma in questa tappa è l’aspetto più importante. Segue il biennio filosofico, e si aggiunge un anno di lingua nel quale i giovani optano tra arabo, ebraico e greco e frequentano corsi intensivi per poter padroneggiare l’idioma scelto. Dopo questo periodo, iniziano i quattro anni di teologia e si continua con una formazione religiosa e spirituale. Alla fin fine l’importante è vivere la consacrazione e i tre voti (castità, povertà e obbedienza) in piena felicità.

I contatti di fra Aquilino Castillo via email: fratitulcia@yahoo.esfranciscanvocations@yahoo.com

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