La riflessione sul valore della memoria caratterizza ogni anno la conclusione del mese di gennaio nella prospettiva di un solenne «mai più» riguardo gli orrori della Shoah e della logica che l’ha prodotta, per un futuro migliore che non ripeta gli errori del passato. Ma il ricordo di quanto è avvenuto è sufficiente per evitare di ricadere negli stessi errori?
Vorrei a tale proposito ricordare le parole di Elisa Springer, con la quale ho condiviso anni fa un «viaggio della memoria» ad Auschwitz, sopravvissuta allo sterminio nazista e scomparsa a Matera nel 2004. Nella sua testimonianza confluita nel saggio Il Silenzio dei vivi pubblicato da Marsilio agli inizi degli anni Novanta e giunto oramai alla sua ventiduesima edizione, ad un certo punto afferma: «La nostra voce, e quella dei nostri figli, devono servire a non dimenticare e a non accettare con indifferenza e rassegnazione, le rinnovate stragi di innocenti. Bisogna sollevare quel manto di indifferenza che copre il dolore dei martiri! Il mio impegno in questo senso è un dovere verso i miei genitori, mio nonno, e tutti i miei zii. È un dovere verso i milioni di ebrei “passati per il camino”, gli zingari, figli di mille patrie e di nessuna, i Testimoni di Geova, gli omosessuali e verso i mille e mille fiori violentati, calpestati e immolati al vento dell’assurdo; è un dovere verso tutte quelle stelle dell’universo che il male del mondo ha voluto spegnere… I giovani liberi devono sapere, dobbiamo aiutarli a capire che tutto ciò che è stato storia, è la storia oggi, si sta paurosamente ripetendo».
Affinché la storia non si ripeta è importante far memoria in modo responsabile e attivo, come ben ricordato da Amos Luzzatto – già presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane – attraverso alcune riflessioni comparse sul sito dell’Ucei (www.ucei.it). Fra i passaggi più significativi ritroviamo un richiamo critico ai tre valori che dovrebbero orientare il nostro modo di «scavare» in profondità nella memoria per progettare un futuro migliore: «Il primo si chiama civiltà e significa il procedere del consorzio umano dalla legge del trionfo del più forte a quella del supporto per i più deboli, dalla soppressione del rivale o di quello che si ritiene possa soltanto chiedere alla società senza nulla dare, al principio della solidarietà. Il secondo valore significa valorizzare la varietà umana, la ricchezza delle "altre" culture, delle altre lingue, delle altre Fedi. Esso significa la libera circolazione delle idee, senza opporvi ostacoli, neppure economici. Il terzo valore, infine, indica il dialogo, il confronto, la trattativa, come unici strumenti che possono risolvere i contenziosi umani, proibendo, come reato, qualsiasi ricorso alla violenza. “Memoria” significa allora scavare nel passato in modo selettivo, per cercarvi non tanto le gesta degli eroi sui campi di battaglia quanto gli esempi di solidarietà e di cooperazione; esempi forse rimasti nell’ombra ma non per questo meno rilevanti, forse al contrario. È questa infine quella Memoria che può diventare uno strumento di fiducia nel domani. È questa che ci accingiamo a celebrare».
Ricordare diventa in questo modo un’azione prospettica volta a progettare il bene collettivo, non solo evitando gli errori del passato ma promuovendo la cultura del dialogo, dell’accoglienza e della solidarietà, affinché la vita sia degna di essere vissuta e non si debba più morire a causa della violenza e dell’intolleranza ma «sazi di giorni», come insegnato dalla Scrittura.