Nei giorni scorsi l’ong protestante Portes Ouvertes France ha pubblicato il suo consueto Indice mondiale della persecuzione dei cristiani. L’Indice recensisce una cinquantina di nazioni in cui i cristiani sono perseguitati. La cosa non sorprende, ma purtroppo anche nel 2014 il Medio Oriente si conferma l’area più caratterizzata dalla violenza contro i cristiani.
(n.k.) – Che i dati fossero brutti ce lo si aspettava, ma quelli che emergono sono più che inquietanti.
Nei giorni scorsi l’ong protestante Portes Ouvertes France ha pubblicato il suo consueto Indice mondiale della persecuzione dei cristiani. Attribuendo ad ogni Paese esaminato un codice cromatico differente, l’Indice recensisce una cinquantina di nazioni in cui i cristiani sono perseguitati. Il grado di violenza va dalle «persecuzioni gravi» alla «persecuzione totale» (clicca qui per andare alla mappa interattiva – in lingua francese – elaborata da Portes Ouvertes).
Senza grandi sorprese, il Medio Oriente si conferma l’area più caratterizzata dalla violenza contro i cristiani. Ad eccezione di qualche Paese (Israele e Libano) dove i cristiani vivono in una relativa calma, la quasi totalità della regione è toccata dal problema. In prima linea l’Iraq, che è una delle tre nazioni in cui i cristiani sono più perseguitati. Seguono la Siria (in quarta posizione), l’Afghanistan (quinto), l’Iran, il Pakistan, l’Arabia Saudita e lo Yemen.
Per persecuzione, Portes Ouvertes intende le violenze fisiche o morali nei confronti dei cristiani o le minacce pesanti sui convertiti.
Se in Medio Oriente si concentrano i maggiori focolai di azioni anti-cristiane, anche l’Africa è sempre più toccata da questo male. Soprattutto l’Africa settentrionale. Libia, Sudan, Eritrea e Nigeria sono teatro degli attacchi anticristiani, anche se non c’è paragone con la Somalia che è tristemente al secondo posto nella classifica dei Paesi in cui i cristiani subiscono persecuzioni.
Sono risultati inquietanti. In effetti le cifre fornite dall’ong protestante fanno registrare un costante aumento da molti anni. Nel 2012, si contavano 1.201 cristiani assassinati per via della loro fede. Nel 2013 erano 2.123; 4.344 nel 2014. Nel giro di un biennio, quindi, sono quadruplicati.
Nel leggere questi dati bisogna tener presente il recente dilagare dello Stato Islamico in Iraq e in Siria, che ha costretto migliaia di cristiani a lasciare le loro terre. A mo’ di esempio, si stima che il 40 per cento dei cristiani siriani (complessivamente 1,8 milioni) abbia preferito rifugiarsi all’estero piuttosto che convertirsi. In Iraq lo Stato Islamico ha costretto 140 mila cristiani ad abbandonare la Piana di Ninive per migrare verso il Kurdistan iracheno.
La situazione dei cristiani d’Oriente è di gran lunga la più preoccupante, e il rischio è che le famiglie costrette ad andarsene non tornino più indietro. Papa Francesco ha chiesto a più riprese la protezione della minoranza cristiana. Ancora di recente, ha ribadito che «un Medio Oriente senza cristiani sarebbe un Medio Oriente sfigurato e mutilato».
L’Indice delle persecuzioni segnala l’«estremismo islamico» come il primo fattore di persecuzioni. Sul territorio controllato dallo Stato Islamico, la «caccia» ai cristiani si è manifestata con la soppressione di tutti i simboli del cristianesimo e con pressioni incalzanti per la conversione all’Islam. Numerosi sono i cristiani che hanno rifiutato di apostatare e non pochi i casi di martirio.
Anche in altre aree del mondo i cristiani sono vittime di regimi politici ostili al cristianesimo. È il caso della Corea del Nord, Paese classificato da Portes Ouvertes come lo Stato maggiormente avverso ai cristiani.
Non sappiamo se l’anno 2015 che si è appena aperto porterà con sé miglioramenti per le minoranze cristiane sotto attacco, soprattutto in Medio Oriente. La lettera che il Papa ha inviato ai cristiani della regione prima di Natale, assicura in ogni caso che la Chiesa è unita a loro e continuerà a sostenerli con la preghiera: «Carissimi, pur se pochi numericamente, siete protagonisti della vita della Chiesa e dei Paesi in cui vivete. Tutta la Chiesa vi è vicina e vi sostiene, con grande affetto e stima per le vostre comunità e la vostra missione. Continueremo ad aiutarvi con la preghiera e con gli altri mezzi a disposizione».