Uscito nel novembre scorso, questo libro nasce sulla scia del viaggio di Papa Francesco in Terra Santa (24-26 maggio 2014). Il volume consiste essenzialmente in due lunghi colloqui del gesuita Antonio Spadaro - direttore della Civiltà Cattolica - con Omar Abboud e Abraham Skorka i due amici argentini, rispettivamente di fede islamica ed ebraica, che il Papa volle con sé nel viaggio in Giordania, Palestina e Israele.
Uscito nel novembre scorso, questo libro nasce sulla scia del viaggio di Papa Francesco in Terra Santa (24-26 maggio 2014). Il volume consiste essenzialmente in due lunghi colloqui del gesuita Antonio Spadaro (direttore della Civiltà Cattolica) con Omar Abboud e Abraham Skorka i due amici argentini, rispettivamente di fede islamica ed ebraica, che il Papa – uomo che non ama i muri e che ha una visione «eccentrica» perché missionaria, annota Spadaro – volle con sé nel viaggio in Giordania, Palestina e Israele. Il gesuita di origini siciliane ci aiuta a conoscere meglio i due uomini, ma attraverso la loro testimonianza diretta mette ulteriormente a fuoco la fisionomia pastorale e spirituale di Jorge Mario Bergoglio, al quale entrambi si sono avvicinati nel corso del suo ministero episcopale a Buenos Aires.
Il rabbino Skorka è già da tempo noto all’opinione pubblica, poiché molti media internazionali hanno raccolto le sue riflessioni e interviste (così ha fatto anche il bimestrale Terrasanta nel numero di novembre-dicembre 2013). Omar Abboud – che spiega di non essere né un imam né uno sceicco – è invece meno noto al pubblico, quanto meno a quello italiano. Leggere la sua conversazione con padre Spadaro risulterà quindi di sicuro interesse. L’ex segretario del Centro islamico d’Argentina ricorda che fu il Papa stesso a dirgli che in Terra Santa si sarebbe fatto accompagnare da un musulmano e da un ebreo e che il musulmano sarebbe stato lui: «Sinceramente non ho mai pensato di poter rappresentare con la mia persona l’insieme dei musulmani (…) Piuttosto, ho capito che la mia partecipazione al viaggio, così come quella del rabbino Skorka, doveva essere soprattutto un richiamo al dialogo interreligioso, ormai imprescindibile nel mondo attuale». Una coincidenza biografica avvicina Abboud a Bergoglio: la presenza di una nonna autorevole nella propria infanzia. «Sono stato allevato in casa della mia nonna materna, che non sapeva né leggere né scrivere, ma era un’espressione vivente di ciò che significano la pietà e l’amore. Sapeva recitare a memoria la maggior parte del Corano ma, meglio ancora, sapeva viverlo e interpretarlo con azioni concrete. Non l’ho mai sentita lamentarsi, nemmeno mentre moriva in seguito a una malattia lunga e crudele», ricorda lo studioso musulmano. Il quale ebbe come nonno paterno Ahmed Hasan Abboud, uomo colto che fu il primo a tradurre il Corano dall’arabo al castigliano e poi fondò e diresse in Argentina una casa editrice specializzata in cultura araba e islamica.
Sul dialogo tra credenti di varie fedi Abboud osserva: «La sfida più grande, a volte, non è sedersi con coloro che praticano una religione diversa, ma convincere coloro che praticano la propria. Un aspetto non trascurabile della questione del dialogo è che il modo in cui lo pratichiamo oggi è relativamente nuovo, perché ci dedichiamo a uno spettro di attività molto più ampio che in passato. Non intendo dire che non ci fossero contatti, in precedenza, ma è innegabilmente diverso il rilievo che questa istanza ha assunto oggi. Davanti a questa prospettiva c’è chi esprime segni di sfiducia, forse per paura di esplorare questo percorso oppure per il timore che in qualche modo le identità possano mescolarsi».
Antonio Spadaro – Omar Abboud – Abraham Skorka
Oltre il muro
Dialogo tra un musulmano, un rabbino e un cristiano
Rizzoli, Milano 2014
pp. 210 – 17,00 euro