Sono rivolti a tutto il mondo gli auguri pasquali dei capi religiosi delle comunità cristiane della Terra Santa. Il messaggio augurale diffuso ieri non può ignorare le sofferenze patite in questa stagione della storia da molte popolazioni del Medio Oriente. Ma termina con l'appello a non disperare, proprio guardando a Gerusalemme e al Risorto.
(g.s.) – Sono rivolti a tutto il mondo gli auguri pasquali dei capi religiosi delle comunità cristiane della Terra Santa. Il messaggio augurale diffuso ieri non può ignorare le sofferenze patite in questa stagione della storia da molte popolazioni del Medio Oriente.
«Nonostante tutto ciò che minaccia la vita umana, disprezzandola o umiliandola, la speranza sgorga dalla Resurrezione e trova le sue radici qui a Gerusalemme», scrivono gli ecclesiastici. «Il messaggio di Pasqua plasma l’identità stessa della Città Santa da molti secoli. È qui che si trova la Tomba Vuota, il luogo della sovranità di Dio sulla morte e i poteri delle tenebre, manifestata nella resurrezione di Gesù. In conseguenza di questo fatto, il luogo della Resurrezione non è semplicemente un oggetto di curiosità archeologica ma costituisce il cuore vivente della fede cristiana».
Il testo prosegue: «Con tutti gli uomini e le donne di buona volontà, noi siamo profondamente afflitti dal livello di violenza esercitato falsamente in nome della religione in questi ultimi mesi in Medio Oriente e nel mondo. I membri delle comunità cristiane tra le più antiche in questa regione (specialmente in Egitto, in Iraq e in Siria) sono quelli che sono stati colpiti duramente insieme ad altre minoranze. Nessuna vera religione può spingere alla violenza contro una persona umana o contro le minoranze di una società. Noi condanniamo fermamente questi comportamenti. Coloro che compiono azioni così barbare disumanizzano se stessi insieme alle loro vittime».
Proprio in virtù del mistero di Pasqua i patriarchi e vescovi di Terra Santa chiedono di non disperare: «Nel nome di Nostro Signore Gesù Cristo, noi supplichiamo queste popolazioni di non cadere nella disperazione. L’esistenza stessa della città di Gerusalemme è un segno paradossale della speranza che il regno di pace, d’amore e di giustizia di Dio, prevarrà. Purtroppo, tutt’intorno, ci sono segni di tenebra che rendono difficile vivere in questi tempi, ma le ore più buie della notte sono proprio quelle che precedono di poco l’alba…».
Infine il richiamo all’ultima parola, dettata dalla fede: «La proclamazione gioiosa della Resurrezione all’alba della Domenica di Pasqua ci assicura che l’ultima parola non è quella della violenza e della disumanizzazione ma bensì quella dell’amore, della giustizia e della speranza in Dio».