È una rondine che non fa primavera, ma in una cornice di violenze come quelle censite in questi giorni in Terra Santa, si sente il bisogno di cogliere anche i minimi gesti di distensione. Da qualche giorno alcuni abitanti di Harish, un nuovo centro urbano in Israele, distribuiscono ad arabi ed ebrei fette di torta in segno di pace. Ne riferisce il quotidiano Haaretz.
(g.s.) – È una rondine che non fa primavera, una gocciolina d’acqua dolce in un mare salato. Ma in una cornice di violenze, come quelle censite in questi giorni in Terra Santa, si sente il bisogno di cogliere anche i minimi gesti di distensione.
Torte per la pace è l’idea, probabilmente un po’ naif, di un gruppetto di abitanti di Harish, un nuovo centro urbano che sta sorgendo nel distretto di Haifa in Israele, a ridosso del «confine» con la palestinese Cisgiordania. L’iniziativa trova spazio nelle pagine elettroniche del quotidiano Haaretz e da lì vogliamo farla rimbalzare anche sulle nostre. Tutto è cominciato una settimana fa da sei abitanti di Harish. Piuttosto che manifestare per la pace a mani vuote, quasi ogni giorno hanno preferito andare nei cantieri edili e agli incroci delle strade armati di un cartello. Vi si legge in ebraico, arabo e inglese: Torte per la pace. Intorno al cartello alcuni «militanti» brandiscono vassoi e teglie con fette di torta fatta in casa e destinate ai lavoratori dei cantieri, ai camionisti, ai poliziotti e agli automobilisti di passaggio, arabi o ebrei. Come a dire che c’è più gusto con la pace. L’idea di mettere da parte l’odio reciproco e la diffidenza non sembra tanto popolare in questi giorni. Le cronache israeliane registrano semmai episodi molto vicini al linciaggio (come quello accaduto a Beer Sheeva il 18 ottobre) e l’incremento della vendita di armi da fuoco ai privati cittadini.
Ma c’è anche chi ripropone altrove qualcosa di simile a Torte per la pace. Iniziative legate al cibo e alla tavola, come spazio di condivisione. Haaretz riferisce che in varie parti di Israele (Tel Aviv, Akko ecc.) vi sono ristoratori che hanno deciso di fare uno sconto del 50 per cento a gruppi di commensali in cui si mischiano arabi ed ebrei. Forse è anche un modo per sconfiggere la paura, che induce non pochi a stare alla larga dai luoghi pubblici affollati.