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Rotte di collisione

di Giuseppe Caffulli
23 novembre 2015
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Mentre russi e francesi bombardano Raqqa e Vladimir Putin chiama Europa e Stati Uniti a una coalizione mondiale per combattere lo Stato islamico, nei cieli della Siria si starebbero materializzando, soprattutto per Israele, ben altre minacce. I caccia di Teheran starebbero svolgendo un servizio di scorta ai bombardieri russi inviati a sganciare bombe sugli obiettivi dell’Isis. Il timore è che intanto gli aerei iraniani raccolgano anche dati sulle difese israeliane...


In Siria l’aviazione francese e quella russa stanno battendo con insistenza, e con pesanti bombardamenti, la città di Raqqa, ritenuta il quartier generale del sedicente Stato islamico (Isis). Le missioni si susseguono, senza che trapelino però notizie – almeno in queste ore – sui reali successi e sulle perdite civili sul terreno.

Mentre Vladimir Putin chiama Europa e Stati Uniti a una coalizione mondiale per combattere l’Isis («come contro il nazismo», ha specificato il Cremlino), nei cieli della Siria si starebbero materializzando, soprattutto per Israele, ben altre (e già paventate) minacce. Una serie di fotogrammi provenienti dal ministero della Difesa russo e rilanciati dalla rivista online The Aviatonist, mostra alcuni caccia iraniani F-14 in volo sulla Siria non lontano dal confine con Israele. I caccia di Teheran starebbero svolgendo un servizio di scorta ai bombardieri russi inviati a sganciare bombe sugli obiettivi dell’Isis. Di fabbricazione americana, gli F-14 sono caccia piuttosto obsoleti, ma di recente sono stati aggiornati nei sistemi di navigazione, lancio, puntamento, raccolta dati e monitoraggio con tecnologie modernissime acquistate in violazione all’embargo che ha colpito l’Iran.

La paura è che, con il pretesto di scortare i bombardieri russi, i caccia iraniani stiano raccogliendo dati strategici relativi alle difese israeliane. Lo sconcerto delle sfere militari di Gerusalemme è evidente: solo qualche mese fa l’apparire di velivoli iraniani nello spazio aereo siriano avrebbe provocato la pronta risposta dell’aviazione israeliana. Ma ora, in piena guerra contro il Califfato del terrore, bisogna inghiottire amaro. Dopo che l’agenzia stampa russa Interfax aveva fatto sapere che Mosca, Damasco e Teheran hanno costituito un centro d’informazioni congiunto a Baghdad per coordinare operazioni militari contro l’Isis, Putin, durante la visita a Teheran, che si sta svolgendo proprio in queste ore (il 23 novembre) ha dichiarato di voler provvedere personalmente al coordinamento militare tra Russia e Iran. Mosca ha messo in campo anche aerei di sorveglianza ad alta quota e droni (a bassa quota) per determinare con esattezza le postazioni dello Stato islamico.

In attesa che Stati Uniti ed Europa decidano sul da farsi e trovino una strada di collaborazione per combattere l’Isis (non solo a livello militare, ma soprattutto tagliando le risorse economiche che sostengono lo Stato islamico, petrolio in primis), la Russia sembra essersi messa a capo della cosiddetta Mezzaluna sciita, che raggruppa l’Iran degli ayatollah, la Siria alawita, l’Iraq del premier Haider al Abadi e il partito libanese Hezbollah.

Con questa ulteriore mossa la Russia si segnala come l’unica potenza in grado di determinare nel breve periodo una qualche soluzione della crisi siriana. E a perdere terreno in Medio Oriente non sono soltanto gli Stati Uniti e Israele, ma soprattutto i loro alleati sunniti: Arabia Saudita, Qatar e Turchia.

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