Dall'ospizio alpino del Gran San Bernardo in Val d'Aosta alla certosa di Serra San Bruno, in Calabria, passando per l'abbazia di Praglia e quella di San Nilo a Grottaferrata: la storica Lucetta Scaraffia conduce i lettori in un viaggio alato nei monumenti di fede, arte, storia, armonia con la natura disseminati in Italia nel corso dei secoli da intere generazioni di vite consacrate a Dio.
Dall’ospizio alpino del Gran San Bernardo in Val d’Aosta alla certosa di Serra San Bruno, in Calabria, passando per l’abbazia di Praglia e quella di San Nilo a Grottaferrata: la storica Lucetta Scaraffia conduce i lettori in un viaggio alato nei monumenti di fede, arte, storia, armonia con la natura disseminati in Italia nel corso dei secoli da intere generazioni di vite consacrate a Dio.
Andare per monasteri, come recita questo titolo della fortunata collana del Mulino «Ritrovare l’Italia», significa ripercorrere la storia della vita religiosa nel nostro Paese e la nascita del monachesimo occidentale, con le alterne vicende che hanno accompagnato il rapporto dei grandi santi della Chiesa con i signori feudali prima e le dinastie rinascimentali poi. Ma chi intraprenderà la lettura di questi reportage ritroverà soprattutto gli operosi silenzi e le atmosfere di preghiera, di studio e di pace che contraddistinguono i monasteri e che vengono così ben raccontate dalla storica torinese, una delle maggiori esperte della condizione religiosa femminile in Italia.
Scopriremo che la biblioteca dell’abbazia benedettina di Novalesa, fondata in val di Susa nel 726 dal franco Abbone, già agli albori del Medioevo aveva una fama leggendaria per la ricchezza e varietà dei codici che custodiva, al punto che Umberto Eco la menziona nel suo Il nome della rosa. Sempre sulle Alpi, anche l’ospizio voluto dal fondatore san Bernardo a 2.500 metri di quota, legato alla razza dei vigorosi cani forse di origine siriana addestrati al soccorso, giocò nei secoli un ruolo strategico-militare e svolse una preziosa funzione di rifugio per i mercanti e pellegrini che scalavano le Alpi verso l’Europa settentrionale: così nel 1050 si unirono i primi monaci ispirati dalla Regola di Sant’Agostino che avrebbero dedicato parte della giornata alla preghiera e parte in giro per la montagna a cercare viandanti in difficoltà.
Tra le storie più affascinanti spiccano quelle della sarda Ildegarde Cabitza, inviata come badessa nel 1942 a risollevare le sorti del monastero benedettino di Santa Maria di Rosano in Toscana. Chi vi giunge all’ora dei Vespri, racconta la Scaraffia, «può ascoltare una delle più perfette liturgie in gregoriano». Oggi vivono qui 65 monache, uno dei pochi luoghi ad attrarre vocazioni grazie all’impulso dato dall’instancabile madre Ildegarde, scomparsa prematuramente nel 1958, e dalle badesse successive, che ne hanno fatto una comunità viva e attivissima sul piano spirituale e culturale.
La Scaraffia ripercorre la rivoluzione di san Francesco e l’appannarsi della spinta radicale dei suoi seguaci negli ultimi anni di vita del Poverello di Assisi, quando si rifugiò a pregare nel rifugio della Verna che gli era stato donato nel 1213 da un suo ammiratore, il conte Orlando di Chiusi. E ancora: il Sacro Spello di san Benedetto e il monastero della sorella santa Scolastica a Subiaco; l’unicità dell’abbazia di santa Maria di Grottaferrata, sui Castelli romani, fondata quando non era ancora avvenuto lo scisma con la Chiesa ortodossa; l’oasi di pace e preghiera nel cuore di Roma, a pochi metri da piazza Venezia, voluta da santa Francesca romana per le sue Oblate e dove ancora oggi, nelle domeniche di marzo, si può visitare e rivivere l’atmosfera di una dimora aristocratica romana del Quattrocento. Fino alla magnifica certosa di Padula, in provincia di Salerno, la cui storia dovrebbe esser maggiormente conosciuta e valorizzata anche per onorare il generoso restauro che l’ha salvata dalla rovina.
Non ci sono insomma solo la comunità di Bose, rifiorita grazie all’impulso, al carisma e all’attività mediatica del fondatore, il priore Enzo Bianchi, o il celebre eremo di Camaldoli con il suo monastero, divenuto nel dopoguerra un luogo di incontro e di riflessione progettuale nel rapporto della Chiesa con la politica e la cultura in Italia. Il viaggio della Scaraffia invita a riscoprire storie e monasteri meno conosciuti del nostro Paese, espressioni nel corso dei secoli della civiltà cristiana europea e che ancora oggi con la loro bellezza, armonia e silenzio rigenerano lo spirito di chi, anche senza saperlo, cerca un contatto con l’Invisibile e un senso più profondo della vita.
Lucetta Scaraffia
Andare per monasteri
il Mulino, Bologna 2015
pp. 152 – 12,00 euro