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Verso il Natale in tono minore

Terrasanta.net
2 dicembre 2015
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Verso il Natale in tono minore
L'allestimento del grande albero di Natale nella piazza della Mangiatoia a Betlemme. (foto Flash90)

L’inizio dell’Avvento è stato molto festoso domenica scorsa a Betlemme, ma il Natale che s’avvicina in Terra Santa quest’anno non è sotto i migliori auspici. La municipalità betlemmita ha deciso di annullare varie manifestazioni previste in questo periodo, in considerazione dei lutti prodotti anche in casa palestinese dalle violenze che si ripetono da ottobre.


(t.d. – g.s.) – L’inizio dell’Avvento è stato molto festoso domenica scorsa a Betlemme, ma il Natale che s’avvicina in Terra Santa quest’anno non è sotto i migliori auspici.

La municipalità betlemmita ha deciso di annullare varie manifestazioni previste in questo periodo «per rispetto ai nostri martiri e alle loro famiglie e per la situazione più in generale». Così il sindaco (cristiano) Vera Baboun, che fa riferimento ai palestinesi rimasti uccisi nelle ultime settimane in scontri con le forze di sicurezza israeliane (a seguito di un’ondata di violenze che da settimane punteggiano le strade di Israele e della Cisgiordania, dove si ripetono assalti all’arma bianca e o tentativi di investire in automobile pedoni ebrei da parte di palestinesi). Così la cena che tradizionalmente si svolge dopo l’accensione del grande albero di Natale in piazza della Mangiatoia quest’anno è stata annullata, come pure vari concerti. Al posto dei fuochi d’artificio, sabato 5 dicembre le campane delle chiese di Betlemme suoneranno tutte insieme «per la pace» alle 19.30.

Tenuto conto del contesto delle relazioni israelo-palestinesi nel corso di questi mesi autunnali, l’Autorità Palestinese ha chiesto ai Comuni di celebrare le feste in tono minore. In quella che alcuni considerano come la terza intifada, gli scontri e gli attentati intensificatisi a principio ottobre non hanno più una cadenza quotidiana, ma si ripropongono regolarmente, tenendo alta la tensione.

A proposito di Avvento e Natale, domenica scorsa un gruppo di attivisti ebrei di estrema destra ha manifestato davanti all’edificio dell’Ymca a Gerusalemme. Ogni anno la sede dell’Associazione dei giovani cristiani (l’Ymca appunto, organismo fondato e metà dell’Ottocento a Londra, in ambienti evangelici, e poi diffusosi in molti Paesi del mondo con lo scopo di fornire proposte ricreativo/culturali e ambienti sani ai giovani) ospita la cerimonia di accensione delle luci dell’albero di Natale alla quale vengono invitati giovani di ogni religione – ebrei, cristiani e musulmani – insieme alle loro famiglie. Gli esponenti del movimento estremista ebraico Lehava davanti all’Ymca protestavano contro la «conversione forzata» dei giovani ebrei, stando alle parole del leader del gruppo, Benzi Gopstein, balzato alle cronache nei mesi scorsi anche per avere sostenuto che è legittimo distruggere le chiese in Israele per combattere l’idolatria.

I manifestanti scandivano slogan che invitavano i cristiani «a tornarsene in Europa». Ma si sentivano anche frasi del tipo: «Gli arabi non ci vinceranno con i loro coltelli e i cristiani non ci compreranno con i loro regali».

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