L’Ufficio di statistica palestinese a fine 2015 ha stimato che di qui al 2020 i palestinesi saranno più numerosi degli ebrei israeliani sul territorio di Israele e Palestina: 7 milioni e 130 mila contro 6 milioni e 960 mila. Secondo Youssef Courbage, specialista di Medio Oriente presso l’Istituto nazionale di studi demografici di Parigi, il dato non porterà giovamento alla causa palestinese.
L’Ufficio di statistica palestinese a fine 2015 ha stimato che di qui al 2020 i palestinesi saranno più numerosi degli ebrei israeliani sul territorio di Israele e Palestina: 7 milioni e 130 mila contro 6 milioni e 960 mila. Abbiamo chiesto a Youssef Courbage, demografo e specialista di Medio Oriente presso l’Istituto nazionale di studi demografici (Ined) di Parigi, una breve lettura di questo dato. Lo studioso non è convinto che esso possa portare giovamento alla causa palestinese.
Che lettura possiamo dare, secondo lei, di queste previsioni statistiche?
Le cifre illustrano il fenomeno dell’inerzia demografica che controbilancia una natalità palestinese che si contrae con una natalità ebraica che si espande. Chiaramente anche se una popolazione vede abbassarsi il suo indice di natalità, può conservare un forte potenziale di crescita. La natalità della popolazione palestinese si è alquanto ridotta negli ultimi anni (da 8 figli per donna negli anni Sessanta ai «solamente» 4,1 di oggi), ma essa godrà ancora per qualche tempo di un livello di crescita potenziale più elevato di quello della popolazione ebraica.
Questa variazione avrà anche un impatto politico?
A mio avviso no. Fino a quando la Striscia di Gaza resterà separata dal resto dei Territori palestinesi, gli ebrei israeliani si manterranno in maggioranza. Per questo, attenti come sono alla demografia, possono stare tranquilli ancora per un po’. Bisogna dire che il progetto israeliano implicito è quello di un unico Stato che contenga al suo interno alcune enclave palestinesi (le città di Ramallah, Nablus, Jenin ecc.) ma che escluda Gaza. D’altra parte, la popolazione israeliana conosce un forte recupero del suo indice di natalità: oltre 3 figli per donna e cioè il doppio della maggior parte dei Paesi europei.
Come si spiega?
Perché nazionalismo e demografia vanno spesso a braccetto. Gli israeliani sono convinti di dover vincere la «battaglia demografica» contro i palestinesi e quindi Israele incoraggia alquanto la natalità. Nelle zone di maggiore frizione, come Gerusalemme e gli insediamenti ebraici in Cisgiordania, la fecondità degli ebrei è particolarmente elevata: oltre cinque bambini per donna nel 2014! Ciò determina un mutamento angosciante per i palestinesi, dal momento che il loro livello di fecondità, benché elevato (3,7 bambini per donna in Cisgiordania), è assai inferiore a quello dei coloni (ebrei).
E nella Striscia di Gaza?
Le ultime rilevazioni, che risalgono al 2014, parlano di 4,5 figli per donna. Se ne deduce che il centro di gravità demografico della Palestina si sposta inesorabilmente dalla Cisgiordania verso Gaza.
Questo alto livello di fecondità di Gaza ha spiegazioni politiche?
Ritengo di sì. Potrebbe trattarsi di una forma di vendetta rispetto alla storia, dal momento che la maggior parte degli abitanti di Gaza sono profughi (o discendenti di profughi – ndr) che dovettero abbandonare le loro case nel 1948… Sono molto più politicizzati dei palestinesi della Cisgiordania. Ciò spiegherebbe come mai le indicazioni politiche sull’importanza della famiglia numerosa per la causa palestinese (in particolare quelli di Yasser Arafat) siano state meglio seguite nella Striscia di Gaza, meno «imborghesita» della Cisgiordania. Dove, al contrario, il benessere delle famiglie oggi prevale sulle esortazioni dei politici.
E per quanto concerne l’immigrazione ebraica in Israele?
Continua ad avere un saldo positivo, anche se i numeri sono assai calati in questi ultimi anni. Bisogna notare che molti degli ebrei che arrivano dall’estero vanno a stabilirsi direttamente nelle colonie in Cisgiordania. Ciò accentua la crescita demografica degli insediamenti e dà man forte alla loro esuberante natalità. Certamente dietro c’è una volontà politica, perché i terreni in quelle aree sono meno cari e vi sono forti incentivi da parte dello Stato e dell’Agenzia ebraica (l’organismo deputato a promuovere l’immigrazione degli ebrei della diaspora verso Israele – ndr) a favore di chi voglia andare a stabilirsi nelle colonie.