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Nel sud del Libano Pasqua ecumenica tra le macerie

Giuseppe Caffulli
16 aprile 2025
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Nel sud del Libano Pasqua ecumenica tra le macerie
La processione delle Palme a Tiro, domenica 13 aprile 2025. Tra i celebranti cattolici e ortodossi, a destra, con il ramo di palma, fra Toufic Bou Merhi.

Per la popolazione del sud del Libano la situazione umanitaria continua ad essere problematica, racconta il francescano fra Toufic Bou Merhi. «Camminiamo con Cristo fino al Golgota – dice il frate –, ma la croce non sarà la fine del nostro cammino».


«Siamo riusciti a riparare in qualche modo la chiesa di Deir Mimas, le cui porte e finestre erano state sventrate dai bombardamenti israeliani dell’ottobre 2024. Vogliamo che anche le famiglie cristiane che sono rimaste nei villaggi al confine tra Libano e Israele possano celebrare la Pasqua in maniera dignitosa. Mi sembra il minimo dopo tutta la sofferenza che hanno sopportato…».

Fra Toufic Bou Merhi, frate minore della Custodia di Terra Santa, superiore del convento di Tiro e responsabile della cura pastorale dei cattolici di rito latino nel sud del Libano, scandisce le parole, quando gli si chiede come si vive oggi tra il confine con i «vicini» (gli israeliani – ndr) e il fiume Litani.

«La situazione – spiega – non è mai stata calma. Il cessate il fuoco viene continuamente violato con pretesti futili. La strategia è quella di continuare a colpire i “gialli”, come li chiamiamo noi (i militanti di Hezbollah, nel cui vessillo predomina il colore giallo – ndr), per annientarli. Vanno a cercare anche chi non conta nulla e non ha nessuna responsabilità. Ogni scusa è buona per lanciare bombe, per continuare a distruggere. Se uno visita i villaggi nella fascia del confine, sembra di essere a Gaza… Interi paesi rasi al suolo. Io non sono un politico, ma bisogna chiamare le cose con il loro nome: i “vicini” non vogliono la pace. Vogliono che il Libano si sottometta».

Siamo nella Settimana Santa, e quest’anno la concomitanza della Pasqua tra cattolici e ortodossi è un segno di unità e di speranza.

«Celebreremo il triduo pasquale sia a Tiro che a Deir Mimas. La scorsa Domenica delle Palme abbiamo potuto celebrare, noi cattolici latini, melchiti e maroniti, la processione insieme ai cristiani ortodossi locali. È stato un momento di grande gioia, anche se molti non hanno potuto raggiungere la chiesa a causa delle difficoltà di spostamento che ancora oggi viviamo, a causa del rischio delle incursioni aeree e dei blocchi militari. Nella zona tra il Litani e il confine, ci sono ancora cinque postazioni dell’esercito israeliano».

La processione delle Palme si snoda per le vie di Tiro. In mezzo ai fedeli anche alcuni militari italiani del contingente Unifil, con il loro comandante, il generale Nicola Mandolesi.

Alla celebrazione a Tiro hanno partecipato anche militari del contingente italiano dell’Unifil, le forze di interposizione Onu presenti nella zona. Il rapporto con i militari italiani – comandati dal generale Nicola Mandolesi – è davvero prezioso, spiega fra Toufic. Nelle scorse settimane nove medici dell’Unifil si sono resi disponibili per due intere giornate nel convento di Tiro per visite e consulti per la popolazione, non solo cristiana, alla quale hanno distribuito anche medicinali.

Racconta ancora fra Toufic: «Il nunzio apostolico in Libano, mons. Paolo Borgia, il lunedì di Pasqua, festa dell’Angelo, si recherà a celebrare una santa messa nel villaggio di Jaroun, tra le rovine della chiesa di San Giorgio. Tutto il quartiere cristiano attorno a quella chiesa è distrutto. Sono quasi tutti sfollati, ma in queste feste stanno cercando di tornare nei villaggi d’origine, anche solo per dire una preghiera sulle loro abitazioni rase al suolo».

Per la popolazione del sud del Libano la situazione umanitaria continua ad essere problematica. «Ci sono grandi difficoltà. La gente, qui, sta ormai vivendo di promesse. Il lavoro manca, le risorse scarseggiano. La maggior parte delle persone nelle aree interessate dai bombardamenti israeliani abitualmente vive di agricoltura. Chi ha perso il raccolto delle olive, ha perso i proventi di un intero anno. Chi coltiva ortaggi si trova ad avere difficoltà sia a raggiungere i campi, sia a lavorarli».

Nessuno lo dice apertamente, ma ci sono anche problemi legati all’inquinamento delle falde acquifere e dei terreni, a causa dell’utilizzo di bombe «sporche» (ordigni incendiari al fosforo) nei bombardamenti israeliani.

«Il Libano sta patendo da decenni le conseguenze delle guerre. Il 13 aprile scorso abbiamo ricordato i cinquant’anni dallo scoppio della guerra civile (1975-1990 – ndr). Poi periodicamente gli scontri tra Hezbollah e Israele… Ho letto di recente un rapporto che dice come in Libano la percentuale delle persone che si ammala di cancro sia altissima. Io stesso ho in famiglia un caso».

Fra Toufic al microfono nel corso della celebrazione liturgica del 13 aprile 2025 a Tiro.

Cosa direte, come religiosi francescani, ai fedeli in una Pasqua come quella che si vivrà tra qualche giorno, di travaglio e di dolore? La voce, dall’altro capo del filo, si fa più ferma.

«Noi camminiamo con Cristo fino al Golgota, fino alla croce. Ma la croce mai sarà la fine del nostro cammino. Noi viviamo di speranza, ma anche della certezza che sempre vince la croce, che si trasforma nell’albero della vita. Non sono solo parole da proclamare, o poesia. È la nostra fede. Non siamo soli. Se stiamo insieme, riusciremo a vivere l’augurio che da noi ci si scambia vicendevolmente per la Pasqua: con Gesù risorto diveniamo nella vita testimoni della sua risurrezione».

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