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Sui massacri in Siria l’Ue è ambigua

Fulvio Scaglione
13 marzo 2025
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L’Unione europea ha giustamente condannato gli attacchi di inizio marzo contro le forze di sicurezza siriane, ma non ha speso una parola per i massacri di civili inermi da parte delle milizie (oggi filo-governative) che, non molti anni fa, organizzavano attentati nelle città europee.


Le notizie terribili che ci sono arrivate nei giorni scorsi dalle regioni siriane di Tartus e Latakia confermano quanto azzardate, e probabilmente in malafede, fossero le aperture di credito che l’Europa si è precipitata a concedere all’attuale presidente ad interim al-Jolani/Mohammed al-Sharaa – e capo di Hayat Tahrir al-Shams (ax Al Nusra, ex al Qaeda) – dopo aver massacrato di sanzioni per oltre dieci anni il popolo siriano.

Le testimonianze sono ampie e concordi: alcuni gruppi revanscisti filo-Assad hanno attaccato le forze di sicurezza. Il governo provvisorio, temendo di non riuscire a controllare la situazione, ha richiamato dalla provincia di Idlib le milizie jihadiste (ed è acclarata la presenza di terroristi provenienti dall’Asia Centrale e dall’Afghanistan) che hanno fatto strage di centinaia e centinaia di civili alawiti. Tutti, compresi i bambini, accomunati nell’unica definizione di «complici di Assad» (l’ex presidente, costretto alla fuga in Russia l’8 dicembre 2024). Inutile dire che l’ondata di violenza si è poi allargata anche al vicino Libano, con attacchi di ritorsione contro i rifugiati siriani di fede sunnita.

L’Unione europea, che negli ultimi tempi sembra davvero battere in testa, ha giustamente condannato gli attacchi contro le forze di sicurezza governative siriane, ma non ha speso una parola per i massacri di civili inermi da parte delle stesse milizie che, non molti anni fa, organizzavano attentati nelle città e negli aeroporti europei. Così come, d’altra parte, non ha speso una parola per condannare le decine di bombardamenti israeliani sugli impianti della “nuova” Siria, che in nessun modo ha minacciato lo Stato ebraico, o per criticare l’occupazione di un pezzo della Siria meridionale da parte dello stesso Israele. In altre parole, alla nostra Unione europea va bene tutto e il contrario di tutto: difendere la Siria di Al-Jolani e difendere chi la attacca e la occupa.

Una situazione che ha dell’incredibile e che dovrebbe preoccupare in modo particolare gli Stati europei affacciati sul Mediterraneo, in primo luogo l’Italia. E invece…

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