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La questione israeliana

Manuela Borraccino
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La questione israeliana
Manifestazione di protesta contro il governo di Israele e per la liberazione degli ostaggi trattenuti nella Striscia di Gaza davanti alla base militare di Hakirya Base, a Tel Aviv, l'11 gennaio 2025. (foto Itai Ron/Flash90)

Lo scontro in atto fra le voci più autorevoli del Paese incluso l’establishment militare, e gli ideologi del «Grande Israele» è la battaglia nascosta che forgerà il futuro dello Stato ebraico.


È troppo presto per dire se, come e da chi verrà ricostruita la Striscia di Gaza. Le Nazioni Unite stimano che per renderla nuovamente abitabile servano circa 50 miliardi di dollari. Solo per rimuovere le macerie ci vorranno anni. Ma il «giorno dopo» non riguarda solo i palestinesi. Ben prima del 7 ottobre, per 40 sabati consecutivi a partire da gennaio 2023, centinaia di migliaia di israeliani erano scesi in piazza per protestare contro il tentato «coup giudiziario» del premier Benjamin Netanyahu. Molti denunciavano l’assalto alla democrazia in un Paese che, privo di una Costituzione scritta, si reggeva fin dal 1948 su un fragile equilibrio di pesi e contrappesi costantemente minacciato dal conflitto a intensità variabile con i palestinesi. E poi fra i tanti è comparso un cartello: «Abbiamo ignorato l’occupazione, ci stiamo avviando verso una dittatura». La società occupante è diventata occupata dall’occupazione. Lo scontro in atto fra le voci più autorevoli del Paese incluso l’establishment militare, e gli ideologi del «Grande Israele» è la battaglia nascosta che forgerà il futuro dello Stato ebraico.

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Ecco l’indice del Dossier:

Un «giorno dopo» anche per Israele

Aumento esponenziale del «terrorismo ebraico», sistema giudiziario mai così sotto attacco, lo Stato di diritto scosso alle fondamenta. Intervista con la politologa Dahlia Scheindlin. Che avverte: «L’ambigua relazione con i valori e le regole della democrazia, hanno reso possibile l’occupazione e il conflitto, ponendo le basi per una nuova disastrosa guerra».

Scheda – Orna e Fouad: «Crediamo nel futuro, nonostante tutto»

Due Stati? Soluzione fattibile

Un piano per trasferire parte dei coloni israeliani dalla Cisgiordania con appena il 4 per cento di scambio di terre. Ne parla Shaul Arieli, a capo del centro di ricerca Tamrur Politography fondato nel 2022. Che avverte: «Qualsiasi forma di annessione dei Territori potrebbe avere implicazioni devastanti per Israele».

Scheda – Generali contro ideologi: la guerra nascosta di Israele

La pace? Una ricchezza per tutti

Se l’economia potesse imporsi sulla politica, risulterebbe chiara una verità nascosta: «Con la pace il nostro reddito aumenterebbe del 30 per cento, ma gli israeliani preferiscono ignorarlo». A colloquio con l’economista Joseph Zeira.

Scheda – Janan e Luna, vite controcorrente

Terrasanta 2/2025
Marzo-Aprile 2025

Terrasanta 2/2025

Il sommario dei temi toccati nel numero di marzo-aprile 2025 di Terrasanta su carta. Nel dossier al centro: dentro Israele confronti e scontri sul futuro del Paese in un momento cruciale della sua storia.

Fra Dario e la Terra Santa
fra G. Claudio Bottini

Fra Dario e la Terra Santa

Originario della Sardegna, fra Dario Pili è stato molto attivo nella sua terra, ma ha avuto anche un rapporto privilegiato con la Terra Santa, dove ha trascorso alcuni anni di servizio, occupandosi anche della rivista della Custodia. Un convegno nel suo paese natale, Aritzo, ne ha ricordato l’opera.

Beirut, araba fenice
Riccardo Cristiano

Beirut, araba fenice

La capitale libanese, cinquant’anni dopo l’inizio della guerra civile, segnata negli anni recenti da molteplici crisi, vede aprirsi prospettive nuove. Un giornalista che l’ha frequentata per decenni racconta il senso di una metropoli unica: araba, occidentalizzata, mediterranea.

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