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Il card. Gugerotti ai vescovi: «La Colletta pro Terra Santa sia tra le priorità pastorali»

Terrasanta.net
17 marzo 2025
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Il card. Gugerotti ai vescovi: «La Colletta pro Terra Santa sia tra le priorità pastorali»
Il prefetto del dicastero vaticano per le Chiese orientali, card. Claudio Gugerotti, in un'immagine di repertorio. (foto Mazur/cbcew.org.uk)

Reso noto oggi, dal Vaticano, il testo della lettera che il prefetto del Dicastero per le Chiese orientali ha inviato ai vescovi di tutto il mondo per ricordare l'appuntamento annuale con la Colletta del Venerdì Santo.


(g.s.) – Non è mai tempo perso tornare a ricordare ai cattolici, in primo luogo ai loro vescovi e sacerdoti, l’appuntamento annuale con la Colletta pro Terra Santa. Gli ultimi papi, da san Paolo VI in qua, hanno voluto sottolineare l’importanza di questo gesto di solidarietà e comunione espresso da tutte le diocesi del mondo (prospere o indigenti che siano) verso le comunità cristiane che da secoli continuano a vivere – in condizione di minoranza – nelle terre in cui l’annuncio evangelico risuonò per la prima volta dalla bocca stessa del Signore Gesù e poi dei suoi primi discepoli.

Così il prefetto del Dicastero per le Chiese orientali invia anche quest’anno a tutti i vescovi un «promemoria» in vista del Venerdì Santo – il prossimo 18 aprile –, giorno in cui la Colletta dovrebbe essere promossa in tutte le chiese (salvo che il vescovo diocesano competente non proponga un momento diverso, ritenuto più opportuno).

Scrive il cardinale Claudio Gugerotti nella sua lettera, resa pubblica quest’oggi dalla sala stampa della Santa Sede: «Sento forte la responsabilità di rivolgermi ai Vescovi cattolici del mondo, a nome del Santo Padre, per farvi pervenire l’appello della Chiesa, in risposta al grido di chi si trova in grave sofferenza. Mentre vi scrivo, il nostro cuore è sollevato dalla tregua in atto. Sappiamo che è fragile e che, per natura sua, non basterà da sola a risolvere i problemi e ad estinguere l’odio in quell’area. Ma almeno gli occhi non vedono ulteriori esplosioni e non perpetuano l’angoscia dell’irreparabile. Abbiamo visto pianti, disperazione, distruzione ovunque. Ora la nostra speranza è che il trionfo della morte inferta non sia la sua eterna vittoria. E ci torna la speranza di vedere il Risorto, Gesù Cristo nostro Signore, che proprio in quella terra mostrò, vivo, le piaghe della sua passione».

«Sentiamo oggi che le parole rivolte dal Santo Padre ai Cristiani che abitano i Luoghi Santi non erano un pio auspicio, ma una speranza possibile: “Voi, fratelli e sorelle in Cristo che dimorate nei Luoghi di cui più parlano le Scritture, siete un piccolo gregge inerme, assetato di pace. Grazie per quello che siete, grazie perché volete rimanere nelle vostre terre, grazie perché sapete pregare e amare nonostante tutto. Siete un seme amato da Dio. E come un seme, apparentemente soffocato dalla terra che lo ricopre, sa sempre trovare la strada verso l’alto, verso la luce, per portare frutto e dare vita, così voi non vi lasciate inghiottire dall’oscurità che vi circonda ma, piantati nelle vostre sacre terre, diventate germogli di speranza, perché la luce della fede vi porta a testimoniare l’amore mentre si parla d’odio, l’incontro mentre dilaga lo scontro, l’unità mentre tutto volge alla contrapposizione” (Lettera ai Cattolici del Medio Oriente, 7 ottobre 2024). Subito torna alla mente il nostro dovere – e uso questo termine con trepidazione, ma con decisione – di correre per aiutare, appena concretamente possibile, la vita a rinascere».

«Tutti, a partire dai bambini, hanno diritto a vivere in pace e a riavere case e scuole, a giocare insieme senza la paura di rivedere il ghigno satanico della morte. È vero. Per noi cristiani i Luoghi Santi hanno un valore particolare, sono incarnazione dell’Incarnazione. Essi sono stati custoditi fin dagli inizi dalle comunità cristiane, nella varietà delle loro tradizioni, e da secoli i Frati minori della Custodia li curano con fedeltà mirabile. (…) Intorno a quei luoghi sono sbocciate iniziative di grande valore pastorale: parrocchie, scuole, ospedali, case per anziani, centri di assistenza a migranti, sfollati, rifugiati».

Soggiunge poco più avanti il cardinale prefetto, facendo riferimento alle ricadute negative della pandemia di Covid-19 nel biennio 2020/21 e della guerra riaccesasi in modo drammatico dal 7 ottobre 2023: «Quest’anno la Colletta diventa una risorsa imprescindibile: dopo la pandemia, la quasi completa interruzione dei pellegrinaggi e delle piccole attività che soprattutto i cristiani hanno creato a lato di essi, molti sono stati costretti all’esilio. Se vogliamo rinforzare la Terra Santa e assicurare il contatto vivo con i Luoghi Santi, occorre sostenere comunità cristiane che, nella loro varietà, offrano al Dio-con-noi la loro lode perenne, anche a nome nostro. Ma perché questo avvenga, abbiamo assoluto bisogno del dono generoso delle vostre comunità».

Il tono si fa accorato e il richiamo impellente: «Vorrei che voi, Fratelli vescovi, facendo memoria delle immagini di distruzione e di morte che sono passate costantemente sotto i vostri occhi in questi tempi di nuovo Calvario, vi faceste apostoli persuasivi di questo impegno. La Terra Santa, i Luoghi Santi, il Popolo Santo di Dio sono la vostra famiglia, perché sono patrimonio di tutti noi. Sentite, vi prego, la Colletta come una delle vostre priorità pastorali: qui è in gioco la sopravvivenza di questa nostra preziosa presenza, che risale direttamente ai tempi di Gesù. Sono certo che il vostro entusiasmo e la vostra cura affettuosa si trasmetteranno alle comunità che vi sono affidate».

«Per cortesia – suggerisce il card. Gugerotti, scendendo sul piano pratico –, evitate che le nostre Chiese promuovano collette parallele per lo stesso scopo, perché non siano compromessi il significato e l’efficacia della vostra carità, iniziativa universale del Successore di Pietro, il Vescovo di Roma. Quanto avrete raccolto potrà essere rimesso direttamente a questo Dicastero dai Commissariati di Terra Santa del vostro Paese. Ci aspettiamo che nessuna comunità consideri questa “liturgia”, come veniva chiamata in antico, quale cosa che non la riguarda».

Di norma – annota il Dicastero negli allegati che accompagnano la lettera del prefetto Gugerotti – alla Custodia di Terra Santa è destinato il 65 per cento dei proventi della Colletta, mentre il restante 35 per cento viene destinato al Dicastero della Santa Sede, che provvede a distribuirlo a diocesi e realtà ecclesiali non servite dalla Custodia. I territori a cui sono destinati i fondi sono in sintesi: Gerusalemme, Palestina, Israele, Giordania, Cipro, Siria, Libano, Egitto, Etiopia, Eritrea, Turchia, Iran e Iraq.

Ci permettiamo di aggiungere una nostra appendice alle parole del prefetto del Dicastero per le Chiese orientali: forse anche i fedeli laici – nelle rispettive parrocchie, associazioni e movimenti – possono adoperarsi per promuovere la Colletta pro Terra Santa e ricordarne l’importanza ai loro parroci, sacerdoti o coordinatori. Anche in Italia si può fare di più.

Clicca qui per il testo completo, plurilingue, della lettera del card. Gugerotti (con i suoi allegati)

Chi volesse approfondire, può cliccare qui per raggiungere il sito Internet dedicato alla Colletta in Italia.

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