I patriarchi e capi delle Chiese di Terra Santa, muovendo da considerazioni di ordine etico e umanitario, bocciano l'idea di un trasferimento forzato della popolazione palestinese dalla Striscia di Gaza. E chiedono a tutti di agevolare gli aiuti.
(g.s.) – Pur senza mai citare espressamente il presidente degli Stati Uniti, i patriarchi e capi delle Chiese di Terra Santa hanno preso posizione contro la prospettiva di costringere a un esodo forzato la popolazione della Striscia di Gaza. Come si ricorderà, nelle scorse settimane, più volte Donald Trump – da poco reinsediatosi alla Casa Bianca – ha sorpreso il mondo annunciando l’intenzione del suo governo di assumere il controllo della Striscia di Gaza per sgombrarla delle macerie prodotte dalla guerra in corso e trasformarla in una ridente riviera (per ricchi di tutto il mondo), dopo aver espulso la popolazione palestinese. Prospettiva che manda in visibilio molti israeliani, a partire dagli elettori dei partiti di estrema destra e dagli aderenti al sionismo religioso.
Scrivono i capi delle Chiese nel testo datato 14 febbraio 2025 e intitolato Un appello umanitario dalle Chiese di Gerusalemme. Difendere la dignità e la presenza del popolo di Gaza: «Come custodi della fede cristiana e della coscienza in questa terra sacra, alziamo le nostre voci con dolore e ferma determinazione di fronte alla sofferenza in corso a Gaza. La devastazione che si è dispiegata davanti agli occhi del mondo è una profonda tragedia morale e umanitaria. Migliaia di vite innocenti sono state spezzate e intere comunità giacciono in rovina, mentre i più vulnerabili – bambini, anziani e malati – sopportano difficoltà inimmaginabili».
«In mezzo a questa angoscia – prosegue la dichiarazione –, sentiamo l’obbligo di denunciare la grave minaccia dello sfollamento di massa, un’ingiustizia che colpisce il cuore stesso della dignità umana. Il popolo di Gaza, famiglie che per generazioni hanno vissuto nella terra dei loro antenati, non deve essere costretto all’esilio, privato di ciò che resta delle sue case, del suo patrimonio e del suo diritto di rimanere nella terra che costituisce l’essenza della sua identità. Come cristiani, non possiamo restare indifferenti a questa sofferenza, poiché il Vangelo ci comanda di difendere la dignità di ogni essere umano. Le parole del nostro Signore ci rammentano: “Guai a coloro che fanno decreti iniqui e scrivono in fretta sentenze oppressive, per negare la giustizia ai miseri e per frodare del diritto i poveri del mio popolo” (Libro del profeta Isaia 10,1-2)».
In passaggio successivo gli ecclesiastici di tutte le principali denominazioni cristiane presenti in Terra Santa (cattolici, ortodossi, protestanti) esprimono il loro sostegno alle posizioni assunte dal re Abdallah II di Giordania, del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ed altri che si oppongono a «qualsiasi tentativo di sradicare il popolo di Gaza dalla sua terra» cercando di resistere alle pressioni esercitate dalla Casa Bianca. «I loro incessanti sforzi per fornire aiuti umanitari, appellarsi alla coscienza del mondo e insistere sulla protezione dei civili rappresentano un esempio di leadership della massima responsabilità», si spingono a dire i capi delle Chiese.
La dichiarazione prosegue con la richiesta della «liberazione di tutti i prigionieri, da entrambe le parti, affinché possano essere riuniti in sicurezza con le loro famiglie». A tutte le persone di fede, ai governi e alla comunità internazionale si chiede di agire con rapidità e decisione per fermare la catastrofe. «Non vi sia alcuna giustificazione per lo sradicamento di un popolo che ha già sofferto oltre ogni misura. Che la sacralità della vita umana e l’obbligo morale di proteggere gli indifesi prevalgano sulle forze della distruzione e della disperazione» e che sia garantito un accesso immediato e senza restrizioni ai soccorsi umanitari per coloro che sono nel disperato bisogno.
L’appello si chiude con un’invocazione a Dio. «Mentre innalziamo le nostre preghiere per coloro che sono in lutto, per i feriti e per coloro che restano saldi nella terra dei loro padri, ricordiamo la promessa della Scrittura: “Il Signore sostiene quelli che vacillano e rialza chiunque è caduto” (Salmo 145,14). Possa il Dio della misericordia dare forza agli afflitti, intenerire i cuori di coloro che detengono il potere e portare una pace che promuova la giustizia, preservi la dignità umana e salvaguardi la presenza di tutti i popoli nella terra a cui appartengono».
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