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Il disegno di Trump su Gaza è la fine della Cisgiordania

Giuseppe Caffulli
6 febbraio 2025
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Il disegno di Trump su Gaza è la fine della Cisgiordania
Washington, 4 febbaio 2025. Durante una conferenza stampa alla Casa Bianca il presidente Donald Trump annuncia il suo disegno sulla Striscia di Gaza. (foto Liri Agami/Flash90)

Gli intenti dichiarati dal quarantasettesimo presidente degli Stati Uniti riguardo alla Striscia di Gaza hanno suscitato sconcerto. Entusiasti, invece, i coloni israeliani, che ora chiedono al governo di Israele di annettersi la Cisgiordania.


Le cancellerie di mezzo mondo sono ancora sconcertate dalle recenti uscite del presidente statunitense Donald Trump, che – il 4 febbraio alla Casa Bianca, con al fianco il premier israeliano Benjamin Netanyahu – ha dichiarato di voler prendere il controllo della Striscia di Gaza devastata dalla guerra, dopo che i gazesi saranno stati trasferiti nei Paesi vicini. Gli Stati Uniti, nella prospettiva di Trump, provvederanno poi a sviluppare il territorio della Striscia, oggi un gigantesco cumulo di macerie, in modo che la «gente del mondo» possa viverci.

La giurista Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i Territori palestinesi occupati, ha definito il piano di Trump «illegale, immorale e completamente irresponsabile». Hamas – non meraviglia – ha bollato le uscite del presidente Usa come «una ricetta per creare caos e tensione nella regione». Il presidente dell’Autorità palestinese, Mahmoud Abbas (o Abu Mazen) ha rigettato ogni ipotesi di spostamento forzato della popolazione. Giordania e Arabia Saudita, tra gli altri Paesi arabi, si sono affrettati a ribadire che solo uno Stato per i palestinesi e una situazione politica al conflitto può creare condizioni di stabilità nel Vicino Oriente.

Il campo profughi di Jabalia, nella Striscia di Gaza, in gran parte raso al suolo dai bombardamenti israeliani. Tra le macerie un piccolo mercato il 5 febbraio 2025. (foto Khalil Kahlout/Flash90)

Il piano di Trump per la Striscia di Gaza, in realtà, porta con sé quello che è il vero obiettivo: l’annessione della Cisgiordania da parte di Israele. Yisrael Gantz, capo di Mo’etzet Yesha, un’organizzazione ombrello che raduna consigli comunali di insediamenti ebraici in Cisgiordania, ha dichiarato lapidario: «La visione palestinese è giunta al capolinea». Senza troppi giri di parole: fine della possibilità che nasca davvero uno Stato palestinese in Cisgiordania.

I coloni più estremisti sono al settimo cielo: l’estensione della sovranità israeliana sulla Cisgiordania ribalta di fatto la situazione sul campo. D’ora in avanti, se davvero si giungerà a un’annessione, saranno i palestinesi a diventare di troppo.

«Questo è un momento propizio per azioni di portata storica: dobbiamo applicare la sovranità in Cisgiordania», ha affermato Yossi Dagan, capo del Consiglio regionale della Samaria. Secondo lui «la nuova amministrazione Usa sta sostenendo ciò che il governo israeliano definisce come fondamentale per la sicurezza del Paese».

In un virgolettato riportato da YnetNews – le pagine elettroniche in inglese del quotidiano israeliano in lingua ebraica Yediot Ahronoth – Dagan rincara la dose: «Faccio appello al nostro primo ministro: questo è il momento di applicare la sovranità in Cisgiordania. La dichiarazione del presidente Trump è chiara ed entusiasmante, sia per quanto riguarda l’incoraggiamento all’emigrazione da Gaza sia per l’importanza strategica dello Stato di Israele. Tali cose non sono mai state dette in modo così diretto e trasparente. Il mondo è diviso in due parti: il bene e il male, e Trump ha scelto la parte giusta della storia». E ha aggiunto: «Per la prima volta, un presidente sta essenzialmente dichiarando la fine del sogno palestinese di distruggere Israele attraverso Gaza o istituendo uno stato palestinese nel cuore di Israele. La storia palestinese, che mira a sradicare il popolo ebraico dalla sua terra, è finita».

«Servono piani operativi immediati per applicare la sovranità in Cisgiordania. Si tratta di un obbligo morale nei confronti dei coloni», spiega Shai Alon, capo del Consiglio comunale dell’insediamento di Beit El. «I residenti della Cisgiordania non sono cittadini di seconda classe in Israele», ha aggiunto.

Esultano, e non poteva essere altrimenti, i leader dei coloni: il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich e il parlamentare Itamar Ben-Gvir, già ministro della Sicurezza nazionale, che ha lasciato il governo per protesta contro il cessate il fuoco raggiunto con Hamas ed entrato in vigore il 19 gennaio scorso. Detto per inciso, Ben-Gvir non esclude un suo rientro nel governo, dato che Trump di fatto sta portando avanti quella che il leader nazionalista ritiene l’unica soluzione: incoraggiare l’emigrazione dei gazesi e prendere pieno possesso della Cisgiordania.

→ Leggi anche: Il piano Una speranza, di Bezalel Smotrich

Con l’ingresso di Trump alla Casa Bianca, la destra nazionalista vede profilarsi un nuovo radioso futuro: mano libera nei processi di costruzione degli insediamenti in Cisgiordania e l’avvio di una nuova colonizzazione nella parte settentrionale di Gaza. Il tutto in barba al diritto internazionale e a decine di risoluzioni Onu che peraltro nessuno si è preso la briga di far seriamente rispettare.

Il 7 ottobre 2023 sono state uccise in Israele 1.200 persone durante gli attacchi guidati da Hamas, e 250 sono state fatte prigioniere. La guerra di Israele a Gaza ha ucciso finora oltre 47 mila persone e ne ha ferite oltre centomila, con migliaia di altre vittime probabili mentre continua il recupero dei corpi dalle macerie. In Cisgiordania, per mano dell’esercito israeliano o delle formazioni paramilitari dei coloni, sono state uccise oltre 900 persone.

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