
Il primo marzo dovrebbe insediarsi a Damasco il nuovo governo, che guiderà la fase costituente della Siria post-Assad. Intanto l'economia segna il passo e ci sono violenze diffuse, ma anche voglia di partecipare, osserva il parroco latino di Aleppo, fra Bahjat Elia Karakach.
(g.c.) – Novità in vista per la Siria. Damasco avrà un nuovo governo il mese prossimo: lo ha annunciato il ministro degli Esteri ad interim, Asaad al-Shaibani: «Il governo che sarà varato il primo marzo rappresenterà il popolo siriano e terrà conto della sua diversità», ha detto a margine di un vertice svoltosi negli Emirati Arabi Uniti.
Intanto da Aleppo giungono, da parte del parroco francescano fra Bahjat Elia Karakach, notizie in chiaroscuro.
«Il Paese – scrive in una circolare inviata ad amici e benefattori il 12 febbraio – continua a vivere momenti di grande instabilità, in cui tensioni geopolitiche rischiano di compromettere ulteriormente il futuro della nostra terra. Infatti, il Paese resta ancora diviso; la regione nord est è ancora sotto controllo delle milizie curde, sostenute dagli Stati Uniti, mentre al sud assistiamo all’espansione della presenza militare israeliana, vicino alle alture del Golan. Una mossa che continua a suscitare nuove preoccupazioni di un possibile aumento delle tensioni nella regione. All’interno dei nostri territori controllati dalle nuove autorità, sotto la guida dell’ormai presidente della Repubblica Ahmed Al-Sharaa (alias al-Jolani – ndr) si vive con grande insicurezza. Una forte instabilità della lira siriana rende quasi impossibile le operazioni economiche, tutte le attività sono quasi ferme e il tasso di disoccupazione continua a crescere».
Anche la sicurezza continua ad essere una reale preoccupazione. «Furti, omicidi, vendette, rapimenti, ecc. sono all’ordine del giorno – prosegue il religioso –. Nonostante queste difficoltà, c’è un segnale di speranza che nasce dal cuore della nostra società. Sempre più i siriani, compresi i nostri giovani cristiani, stanno cominciando a interessarsi attivamente alla politica, spinti dalla volontà di contribuire alla rinascita del loro Paese. Ad Aleppo, a testimonianza di questo rinnovato impegno civico, la Chiesa cattolica ha avviato un’importante iniziativa: serate pubbliche settimanali dedicate alla formazione sulla dottrina sociale della Chiesa e al dialogo su temi scottanti. Questi momenti di confronto e approfondimento offrono ai partecipanti l’opportunità di riflettere sui valori di giustizia, solidarietà e pace, fondamentali per costruire un futuro migliore. Da parte mia sto cercando di diffondere la dottrina sociale attraverso i canali social. In particolare: Add Alsama, creata tre anni fa insieme a giornalista cristiano, vorrebbe essere la voce dei cristiani in Siria».
Questo nuovo strumento social sta dando grandi risultati e fa ben sperare in un serio impegno da parte della gioventù non solo di Aleppo: «Abbiamo assistito a un aumento esponenziale dei nostri follower, segno dell’interesse che i siriani hanno per queste tematiche e della loro sete per una dottrina che li aiuti ad essere parte attiva nel processo politica che è in atto».
La recente visita del card. Claudio Gugerotti, prefetto del Dicastero per le Chiese orientali e inviato di papa Francesco, ha sottolineato il ruolo cruciale che i cristiani possono e devono svolgere ricostruzione della Siria. «Le sue parole – conclude fra Bahjat – hanno infuso nuova fiducia in una comunità che, nonostante le sfide, continua a sognare un futuro di pace e unità».
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