Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole… per sora luna e le stelle…
Il poema, che esprime un’inesauribile lode a Dio attraverso la bellezza e la sacralità del creato, continua a ispirare milioni di persone in tutto il mondo. A 800 anni dalla sua composizione, il Cantico delle creature si conferma un testo universale, capace di unire la spiritualità cristiana con una visione ecologica e poetica del mondo, celebrando il rapporto inscindibile tra l’uomo, le creature e il divino.
Ma quali sono le radici bibliche ed evangeliche del Cantico? Il Cantico delle creature è molto simile al Salmo 104, che celebra la grandezza di Dio attraverso la creazione. Entrambi pongono in evidenza l’armonia tra uomo e natura, sottolineando che la creazione è un riflesso della grandezza divina. Ma quando Francesco parla delle creature, le racchiude dentro un sentimento di fraternità.
Questo tono intimo e fraterno si può trovare nella seconda parte del salmo citato:
Fai crescere il fieno per gli armenti
e l’erba al servizio dell’uomo,
perché tragga alimento dalla terra:
il vino che allieta il cuore dell’uomo;
l’olio che fa brillare il suo volto
e il pane che sostiene il suo vigore.
Entrambi iniziano lodando la grandezza e onnipotenza di Dio per poi passare ad una lode più intima, legata alle creature e alla vita quotidiana.
Un altro salmo che si avvicina molto al Cantico di Francesco è il Salmo 148, che invita tutte le creature a lodare Dio: Lodate lui, sole e luna; lodate lui, tutte le stelle lucenti. Lodate lui, cielo dei cieli, e voi acque che siete sopra i cieli…
Il Cantico delle creature, però, si differenzia perché non invita tutte le creature a lodare Dio, ma è solo chi prega che loda Dio e le creature sono il motivo della lode, come dono di Dio che ci allieta e ci fa vivere ogni giorno.
Il Salmo 148 ci invita a magnificare direttamente la grandezza di Dio, il Cantico delle creature invece ci invita anzitutto a rivolgere il nostro sguardo con gratitudine ai dettagli della natura che ci circonda ogni giorno e ci dà calore e sostentamento, per stupirci della creazione e, solo a quel punto, far salire a Dio la lode colma di gratitudine.
Un’altra bellissima lode a Dio è contenuta nel Libro del profeta Daniele (cap. 3, versetti 51ss.):
Allora quei tre giovani, a una sola voce, si misero a lodare, a glorificare, a benedire Dio nella fornace dicendo…
Benedite, sole e luna, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
Benedite, stelle del cielo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
Questa lode nasce dopo che il fuoco risparmia la vita dei tre giovani e non fa loro alcun male e, come la lode in san Francesco, nasce quindi da un contesto di sofferenza. In entrambi i casi si vuole recuperare la visione positiva del creato come è uscito dalle mani di Dio che quando crea il mondo lo vede «buono» (cfr Libro della Genesi 1,10): tramite il sole, il fuoco, l’acqua e tutte le creature ci viene la vita ogni giorno e la natura ridiventa amica.
Infine, il brano biblico che più assomiglia al Cantico sono i primi versetti del Salmo 136: è l’unico caso in cui – come in Francesco – nella Bibbia si loda Dio «per» le sue creature.
Alleluia.
Lodate il Signore perché è buono:
perché eterna è la sua misericordia.
Egli solo ha compiuto meraviglie:
perché eterna è la sua misericordia.
Ha creato i cieli con sapienza:
perché eterna è la sua misericordia…
Ha fatto i grandi luminari:
perché eterna è la sua misericordia.
Il sole per regolare il giorno:
perché eterna è la sua misericordia;
la luna e le stelle per regolare la notte:
perché eterna è la sua misericordia.
Il creato viene riconosciuto come la prima opera prodigiosa di amore di Dio per l’uomo, per noi. In entrambi i casi l’autore invita ad aprire gli occhi su quel segno d’amore quotidiano per noi che è il creato che ci circonda. Da questo confronto scopriamo che san Francesco mette l’accento sulle creature, nella logica dell’incarnazione, dove Dio va incontro al suo popolo: il grande si rivela nel piccolo e il Dio lontano si fa vicino. Al centro non c’è la lode a Dio per sé stesso come in altre preghiere del santo, ma la lode a Dio perché ci dona ogni giorno le sue creature e tramite loro ci dà «sostentamento». Il Cantico delle creature ci vuole aiutare a vivere senza superficialità, ma a riconoscere nelle creature il primo segno dell’amore di Dio che attraverso esse ci dà la vita.
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L’autore è Commissario di Terra Santa per Assisi e l’Umbria
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