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Un Cantico con radici bibliche

fra Stefano Tondelli ofm
2 gennaio 2025
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Un Cantico con radici bibliche
Lodate il Signore dai cieli (Salmo 148), dettaglio di icona ortodossa, metà XVII sec., Museo di Yaroslavl (Russia)

Il 2025 segna l’ottavo centenario della composizione del Cantico delle creature da parte di san Francesco d’Assisi. Anche nella Bibbia sono presenti lodi al Dio creatore, ma con alcune differenze. Scopriamole insieme!


Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole… per sora luna e le stelle…

Il poema, che esprime un’inesauribile lode a Dio attraverso la bellezza e la sacralità del creato, continua a ispirare milioni di persone in tutto il mondo. A 800 anni dalla sua composizione, il Cantico delle creature si conferma un testo universale, capace di unire la spiritualità cristiana con una visione ecologica e poetica del mondo, celebrando il rapporto inscindibile tra l’uomo, le creature e il divino.

Ma quali sono le radici bibliche ed evangeliche del Cantico? Il Cantico delle creature è molto simile al Salmo 104, che celebra la grandezza di Dio attraverso la creazione. Entrambi pongono in evidenza l’armonia tra uomo e natura, sottolineando che la creazione è un riflesso della grandezza divina. Ma quando Francesco parla delle creature, le racchiude dentro un sentimento di fraternità.

Questo tono intimo e fraterno si può trovare nella seconda parte del salmo citato:

Fai crescere il fieno per gli armenti
e l’erba al servizio dell’uomo,
perché tragga alimento dalla terra:
il vino che allieta il cuore dell’uomo;
l’olio che fa brillare il suo volto
e il pane che sostiene il suo vigore.

Entrambi iniziano lodando la grandezza e onnipotenza di Dio per poi passare ad una lode più intima, legata alle creature e alla vita quotidiana.

Un altro salmo che si avvicina molto al Cantico di Francesco è il Salmo 148, che invita tutte le creature a lodare Dio: Lodate lui, sole e luna; lodate lui, tutte le stelle lucenti. Lodate lui, cielo dei cieli, e voi acque che siete sopra i cieli…

Il Cantico delle creature, però, si differenzia perché non invita tutte le creature a lodare Dio, ma è solo chi prega che loda Dio e le creature sono il motivo della lode, come dono di Dio che ci allieta e ci fa vivere ogni giorno.

Il Salmo 148 ci invita a magnificare direttamente la grandezza di Dio, il Cantico delle creature invece ci invita anzitutto a rivolgere il nostro sguardo con gratitudine ai dettagli della natura che ci circonda ogni giorno e ci dà calore e sostentamento, per stupirci della creazione e, solo a quel punto, far salire a Dio la lode colma di gratitudine.

Un’altra bellissima lode a Dio è contenuta nel Libro del profeta Daniele (cap. 3, versetti 51ss.):

Allora quei tre giovani, a una sola voce, si misero a lodare, a glorificare, a benedire Dio nella fornace dicendo…
Benedite, sole e luna, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
Benedite, stelle del cielo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli
.

Questa lode nasce dopo che il fuoco risparmia la vita dei tre giovani e non fa loro alcun male e, come la lode in san Francesco, nasce quindi da un contesto di sofferenza. In entrambi i casi si vuole recuperare la visione positiva del creato come è uscito dalle mani di Dio che quando crea il mondo lo vede «buono» (cfr Libro della Genesi 1,10): tramite il sole, il fuoco, l’acqua e tutte le creature ci viene la vita ogni giorno e la natura ridiventa amica.

Infine, il brano biblico che più assomiglia al Cantico sono i primi versetti del Salmo 136: è l’unico caso in cui – come in Francesco – nella Bibbia si loda Dio «per» le sue creature.

Alleluia.
Lodate il Signore perché è buono:
perché eterna è la sua misericordia.
Egli solo ha compiuto meraviglie:
perché eterna è la sua misericordia.
Ha creato i cieli con sapienza:
perché eterna è la sua misericordia…
Ha fatto i grandi luminari:
perché eterna è la sua misericordia.
Il sole per regolare il giorno:
perché eterna è la sua misericordia;
la luna e le stelle per regolare la notte:
perché eterna è la sua misericordia
.

Il creato viene riconosciuto come la prima opera prodigiosa di amore di Dio per l’uomo, per noi. In entrambi i casi l’autore invita ad aprire gli occhi su quel segno d’amore quotidiano per noi che è il creato che ci circonda. Da questo confronto scopriamo che san Francesco mette l’accento sulle creature, nella logica dell’incarnazione, dove Dio va incontro al suo popolo: il grande si rivela nel piccolo e il Dio lontano si fa vicino. Al centro non c’è la lode a Dio per sé stesso come in altre preghiere del santo, ma la lode a Dio perché ci dona ogni giorno le sue creature e tramite loro ci dà «sostentamento». Il Cantico delle creature ci vuole aiutare a vivere senza superficialità, ma a riconoscere nelle creature il primo segno dell’amore di Dio che attraverso esse ci dà la vita.

L’autore è Commissario di Terra Santa per Assisi e l’Umbria

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