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La scelta di Zeinab

Jacopo Mocchi
17 gennaio 2025
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La scelta di Zeinab
Un primo piano di Zainab Kashmar, originaria di Halousiyah, una piccola cittadina a maggioranza sciita nel sud del Libano. (foto Antonio Ottomanelli)

Uno dei luoghi simbolo della creatività libanese, Souk al Tayeb, è stato trasformato negli scorsi mesi in una grande cucina comunitaria per offrire un pasto agli sfollati dal sud del Paese. Qui opera Zainab, che vive il suo impegno quotidiano come una forma non violenta di resistenza.


Nascosto tra le strette vie di Mar Mikahel, cuore pulsante della città di Beirut, si trova Souk el Tayeb (Souk del gusto). Si tratta del primo e unico mercato di prodotti libanesi, che abbina alla vendita diretta un’intensa attività di ristorazione e street-food. Dallo scoppio delle ostilità tra Israele e Hezbollah le attività di ristorazione aperte al pubblico si sono temporaneamente fermate. I tavoli che un tempo accoglievano centinaia di persone alla settimana sono scomparsi. Gli spazi del locale sono stati interamente riadattati. Nell’area adiacente al ristorante ogni giorno arrivano diversi camion di aiuti alimentari da ong, governo e semplici privati. I prodotti vengono presi in consegna e poi trattati e cucinati dai volontari nella cucina comunitaria. Ognuno ha un compito preciso da rispettare. Tutto è organizzato alla perfezione a Souk el Taybeb. Qui offre il suo aiuto Zainab Kashmar, 59 anni, la vera star di Souk El Tayeb. Il suo nome, nel Corano e soprattutto nella simbologia sciita, è sinonimo di resistenza, tenacia e coraggio. Esile, ma energica, Zainab siede tra gli altri volontari impegnati nella preparazione dei pasti. Uno di fronte all’altro, seguendo uno schema consolidato, tagliano simmetricamente le patate a blocchi di due. Originaria di Halousiyah, una piccola cittadina a maggioranza sciita nel sud del Libano, Zainab ha iniziato a cucinare nella cooperativa agricola locale, Atayeb Al Rif, che l’ha poi introdotta sedici anni fa a Souk el Tayeb, dove ha iniziato a commercializzate i prodotti di cinque villaggi del sud del Libano. In seguito, ha perfezionato le sue tecniche di cucina partecipando ai diversi laboratori di cucina organizzati dalla missione internazionale Unifil nella città di Tiro.

Ambasciatrice del gusto

Grazie alla sua bravura Zainab ha avuto la possibilità di visitare molti Paesi in tutto il mondo come Belgio, Francia, Svizzera, Qatar, India e Singapore, per presentare i suoi prodotti. Nel 2018 è stata persino ricevuta dal presidente della repubblica francese Emmanuel Macron, a cui ha consegnato alcuni prodotti da lei realizzati. Zainab considera il cibo un racconto radicato nella terra, motivo per cui ha deciso di rendere globali le storie della cucina del Libano meridionale, un territorio spesso associato a guerre, diaspora, morti e feriti. Dopo l’invasione israeliana del sud del Libano, Zainab si è trovata costretta ad abbandonare il ristorante di famiglia nell’amata Halousiyah per rifugiarsi a Beirut, dove ha subito iniziato ad aiutare nella preparazione dei pasti per le famiglie sfollate. La donna porta al petto una spilla tonda con il volto del figlio. Shahid Ziad, martire Ziad, lo indica con il dito. Il velo nero la avvolge seguendo le pieghe del viso. Il rosario islamico giallo al polso unico tocco di colore. Ziad, 29 anni, è stato ucciso durante le prime settimane di guerra. L’auto su cui viaggiava è stata polverizzata da un missile israeliano. Non hanno trovato nulla di lui, solo alcuni frammenti di ossa grazie ai quali sono riusciti a risalire alla sua persona tramite il test del Dna. «Ziad amava la vita – racconta la madre – e non aveva nessuna intenzione di combattere. Quando Israele ha iniziato a invadere il sud del Libano ha insistito per farsi arruolare da Hezbollah, nonostante non fosse parte dell’organizzazione prima di quel momento. Voleva a tutti i costi difendere la sua terra». Nel momento in cui Ziad ha deciso di partite per il fronte, Zainab sapeva che non sarebbe tornato. Dopo la morte del figlio, lei non ha pensato nemmeno per un secondo di lasciare Souk el Tayeb. Anzi, ha trasformato questa scelta in un impegno quotidiano di resilienza. «Molti dei produttori che collaborano con Souk el Tayeb sono sfollati a causa degli intensi bombardamenti israeliani e dieci hanno perso completamente la loro terra. Questo ha complicato le nostre attività», spiega con un sorriso amaro Christine Codsi, co-fondatrice di questa attività imprenditoriale. Secondo l’agenzia di stampa ufficiale del governo libanese, dall’inizio della guerra le azioni militari dell’esercito israeliano hanno portato alla distruzione di 37 città e oltre 40mila unità abitative. Secondo le stime di George Mitri, direttore del programma «Terra e risorse naturali» presso l’Università di Balamand, dall’inizio della guerra ben oltre cinquemila ettari sarebbero stati bruciati per effetto dei bombardamenti israeliani. Un enorme danno in un territorio, quello del Libano meridionale, dove l’agricoltura rappresenta l’80 per cento delle attività economiche, secondo le stime del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp).

Sebbene lo scorso 27 novembre sia stato firmato un fragile cessate il fuoco tra Hezbollah e Israele, molte persone sfollate, compresa Zainab, non possono ancora tornare nelle proprie case. La gran parte delle abitazioni è distrutta o resa inagibile. E le infrastrutture sono state gravemente danneggiate, con intere aree senza acqua né elettricità. Molti terreni sono inoltre inaccessibili a causa della presenza di truppe dell’esercito d’Israele.

Luogo d’accoglienza

Ancora non si sa quando Souk el Tayeb riaprirà le sue attività al pubblico. Difficile fare previsioni vista la situazione politica e sociale. Quello che è certo è che Souk el Tayeb, anche grazie a figure come Zainab, continuerà a tener fede alla sua missione di luogo di incontro, accoglienza e sostegno alle persone in difficoltà.


Il sogno di Kamal divenuto realtà

Agli inizi degli anni 2000 lo chef Kamal Mouzawak partecipa a Torino al Salone del Gusto di Slow Food, una manifestazione enogastronomica internazionale che riunisce ogni due anni produttori e artigiani del settore agroalimentare provenienti da tutto il mondo. Inizia così a farsi strada in lui l’idea di ricreare qualcosa di simile in Libano.

L’occasione si presenta pochi anni dopo una volta tornato a Beirut, nel 2004, quando gli chiedono di occuparsi del catering di un evento, il Garden Show. Riunisce una decina di produttori libanesi che aveva conosciuto durante i suoi viaggi, e il risultato è un successo incredibile. L’idea prende piede, anche grazie a Christine Codsi. Nasce così Souk el Tayeb, che ha come obiettivo di promuovere gli agricoltori e i produttori locali libanesi. Nel contempo il mercato diventa un luogo d’incontro tra le diverse comunità religiose libanesi (cristiani, sciiti e sunniti su tutti) divise da anni guerra civile. Quotidianamente a Souk el Tayeb vengono preparati all’incirca 4.500 pasti da destinare agli sfollati presenti in tutto il Paese.

Terrasanta 1/2025
Gennaio-Febbraio 2025

Terrasanta 1/2025

Il sommario dei temi toccati nel numero di gennaio-febbraio 2025 di Terrasanta su carta. Nel dossier al centro: l'apertura del Giubileo a Roma come in Terra Santa. Un Anno santo all'insegna della speranza, virtù così necessaria oggi.

Un anno di speranza
AA.VV.

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