Ha avuto inizio nella mattinata del 27 gennaio 2025 la marcia verso nord di migliaia di palestinesi della Striscia di Gaza che nei mesi scorsi sono stati costretti a sfollare verso sud dall’esercito israeliano. In molti si sono incamminati a piedi lungo la strada costiera Al-Rashid, una delle due arterie (l’altra è denominata Salah Al Deen e scorre praticamente parallela a questa ma nell’entroterra) che attraversano, da settentrione a meridione, tutta la Striscia.
Molte di queste persone non troveranno che macerie al posto delle abitazioni abbandonate in precedenza. La loro condizione di senzatetto, esposti ai rigori invernali, non finisce qui. Almeno, però, si accamperanno su un fazzoletto di terra che considerano casa e da cui non intendono allontanarsi.
Si calcola che gli sfollati siano quasi 2 milioni, vale a dire l’85 per cento dei gazesi.
La possibilità di tornare nel nord – dopo essere stati controllati dai militari israeliani che presidiano il cosiddetto corridoio Netzarim, che si estende da est a ovest e divide in due la Striscia – è una delle misure previste dal precario cessate il fuoco tra Israele e Hamas entrato in vigore lo scorso 19 gennaio. La possibilità di rientro è stata ritardata di alcuni giorni da Israele dopo che Hamas, sabato 25, aveva unilateralmente liberato 4 giovanissime soldate ma nessun civile, violando le priorità concordate. Questa settimana, nuovo fuori programma, ma in positivo: c’è l’accordo per un doppio turno di rilasci, giovedì 30 e sabato 1 febbraio. (g.s.)