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Israele e Palestina alla svolta cruciale

Giampiero Sandionigi
23 gennaio 2025
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Israele e Palestina alla svolta cruciale

Questo libro è una sintesi stringata – e per forza di cose sommaria – dell'interpretazione della vicenda israelo-palestinese elaborata dallo storico israeliano Ilan Pappé. Secondo il quale oggi il sionismo è giunto su un crinale decisivo, che potrebbe determinarne il tramonto.


Profezia o delirio?

Ilan Pappé sostiene che siamo ormai agli ultimi bagliori del sionismo. In Israele esso ha assunto accenti tanto esasperati e virulenti da fargli perdere simpatie e legittimità agli occhi del mondo e di molti ebrei. Sarà proprio questa deriva suicida – che implica vari fattori, a cominciare dall’antagonismo intestino tra chi concepisce Israele come uno Stato laico e pluralista e chi invece è mosso da un fondamentalismo “teocratico” – a determinare il tramonto, non si sa quanto lento, del sionismo, dice in sintesi l’autore di questo libro.

Pappé è tra i più noti, e rari, storici israeliani non allineati con la storiografia ufficiale, attestata su posizioni apologetiche. Negli anni ha pubblicato diversi libri – in Italia il più noto è probabilmente La pulizia etnica della Palestina (Fazi, 2008) – nei quali i rapporti, e gli eventi bellici, tra ebrei e palestinesi in Terra Santa prima e dopo il 1948 vengono raccontati anche sulla base di documenti presenti negli archivi di Stato di Israele. Un lavoro svolto con la volontà di non obliterare le prospettive, sensibilità e istanze palestinesi né rimuovere accadimenti imbarazzanti, o illegittimi, posti in essere dall’apparato politico-militare israeliano.

Queste pagine sono una sintesi stringata – e per forza di cose sommaria – della lettura storica elaborata da Ilan Pappé. Hanno fatto la loro comparsa in libreria nell’ottobre scorso sull’onda del rinnovato interesse per la questione israelo-palestinese da parte di un’opinione pubblica piuttosto distratta, se non annoiata da queste tematiche, fino al 7 ottobre 2023.

Pappé fa risalire le origini del sionismo addirittura al XVI secolo, quando talune personalità del cristianesimo protestante cominciarono a propugnare il riaffermarsi della piena sovranità giudaica sulla Terra di Israele come indispensabile acceleratore della fine dei tempi, con la completa signoria di Gesù Cristo su ogni essere umano e sull’intero universo. Un’ideologia tenace e ben viva ancor oggi soprattutto negli Stati Uniti. Il sionismo laico di Theodor Herzl e di altri intellettuali ebrei della Mitteleuropa, come sappiamo, è molto successivo e viene preceduto dai pogrom del 1881 in Russia, che determinarono un primo flusso di migrazione ebraica verso la Palestina nel 1882, prodromo di quello che sarà poi un «colonialismo insediativo», per usare un’espressione cara a Pappé.

Si sente spesso ripetere che se non esiste già uno Stato di Palestina è perché nel 1947 gli arabi, al contrario degli ebrei, rigettarono la risoluzione delle Nazioni Unite sulla partizione della Palestina dopo la fine imminente del Mandato britannico. Pappé puntualizza: in precedenza i britannici avevano spregiudicatamente promesso sia l’indipendenza agli arabi palestinesi sia la creazione di un proprio focolare agli ebrei; la popolazione araba «chiedeva che la Palestina fosse trattata allo stesso modo di tutti i paesi arabi vicini, che avevano ottenuto la piena indipendenza una volta terminato il loro rispettivo mandato». A impedire un simile percorso fu proprio la presenza di un elemento – la componente ebraica ashkenazita sopraggiunta dall’Europa sull’onda del sionismo – non disposto a farsi inglobare dal mondo arabo circostante.

Venne la guerra del 1948 con l’espulsione dalle loro case, terre e villaggi di centinaia di migliaia di palestinesi. «Israele – scrive Ilan Pappé nel libro – riuscì a mandare i palestinesi dell’Est verso la Cisgiordania occupata [sic!] e la Transgiordania. Quelli del Nord furono respinti in Siria e Libano. Ma a sud l’Egitto rifiutò di aprire i suoi confini ai palestinesi. Verso la fine della guerra, Israele “risolse” questo problema creando quella che oggi conosciamo fin troppo dolorosamente come la Striscia di Gaza. Era un piccolo rettangolo ritagliato nella Palestina storica (il 2 per cento del paese). Fu istituita per accogliere le centinaia di migliaia di palestinesi espulsi da Israele nelle zone centrali e meridionali della Palestina. Allora era il campo profughi più grande del mondo. Lo è ancora oggi».


Ilan Pappé
Brevissima storia del conflitto tra Israele e Palestina
Dal 1882 a oggi
Fazi Editore, 2024
pp. 144 – 15,00 euro

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