«In questo Natale, ancora oscurato dal buio dell’odio e della guerra, ancora contagiato dal virus dell’umana indifferenza, ci inginocchiamo davanti alla mangiatoia del bambino Gesù, per dire “sì” al Principe della pace e “no” alla guerra», dice padre Francesco Patton.
Ecco il testo del messaggio natalizio che il custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, ha registrato in un video indirizzato a tutti da Betlemme in quest’ultimo scorcio del 2024, che coincide con lo schiudersi del Giubileo per l’Anno santo 2025. Agli auguri di fra Patton uniamo anche quelli della redazione di Terrasanta.net a tutti i lettori.
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Carissime amiche, carissimi amici,
come racconta l’evangelista Luca, Maria e Giuseppe dovettero andare a Betlemme per il censimento. Non essendoci per loro posto in qualche ostello, dovettero adattarsi; e trovarono rifugio in una grotta, di quelle che usavano anche i pastori. Così ebbero un po’ di privacy e Maria poté dare alla luce il bambino Gesù, che, avvolto in fasce, venne posto nella mangiatoia (cfr. Lc 2).
Sembra quasi una profezia del fatto che quel bambino divenuto grande si farà nostro cibo, ma anche del fatto che quel bambino divenuto grande sarà nuovamente e frettolosamente avvolto in fasce e poi in un lenzuolo e posto in ben altra grotta, quella del sepolcro.
Anche se il racconto del Natale e la raffigurazione che ne facciamo nel presepio ci ispirano dolcezza e un senso di poesia, quando nacque Gesù la realtà era molto difficile. Roma dominava con la forza su tutto il mondo mediterraneo. In Giudea, piccolo satellite del grande impero, regnava Erode. Un re talmente attaccato al potere da eliminare perfino i propri figli pur di non avere rivali.
Un re che ha paura di un bambino appena nato, perché indicato dalle profezie come possibile re e messia. Un re che arriva perciò a compiere una strage preventiva, facendo uccidere tutti i bambini della zona di Betlemme, dai due anni in giù, (Vangelo di Matteo 2,16), per evitare il rischio che qualcuno di loro, divenuto grande, gli sottragga il potere e il regno.
In questo Natale, ancora oscurato dal buio dell’odio e della guerra, ancora contagiato dal virus dell’umana indifferenza, ancora arrossato dal sangue dei troppi innocenti uccisi, ci inginocchiamo davanti alla mangiatoia nella quale Maria depose il bambino Gesù, e accogliamo l’invito rivolto da papa Francesco al mondo intero in occasione dello scorso Natale: «dire “sì” al Principe della pace significa dire “no” alla guerra, e questo con coraggio: dire “no” alla guerra, a ogni guerra, alla logica stessa della guerra, viaggio senza meta, sconfitta senza vincitori, follia senza scuse… Dal presepe, il Bambino ci chiede di essere voce di chi non ha voce: voce degli innocenti» (Messaggio Urbi et Orbi, 25 dicembre 2023).
Non dimentichiamolo nel momento in cui ci stringiamo le mani e ci scambiamo reciprocamente gli auguri.
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