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La nuova (vecchia) bandiera siriana

Giuseppe Caffulli
20 dicembre 2024
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La nuova (vecchia) bandiera siriana
La bandiere delle opposizioni siriane ad Assad, dall'8 dicembre 2024 è issata in tutto il Paese. (foto Michael Giladi/Flash90)

La Siria, nelle ultime settimane, non ha solo cambiato padrone, dopo oltre cinquant’anni di dittatura della famiglia Assad. Ha cambiato anche bandiera. La storia travagliata del vessillo nazionale.


La caduta improvvisa del regime di Bashar al-Assad in Siria ha coinciso con l’apparizione in tutte le strade di una nuova bandiera. O meglio, è tornata una versione d’antan della bandiera nazionale, che ha soppiantato quella in uso prima, dal 1963. E voluta dal padre di Bashar al-Assad, Hafez. Un cambio repentino favorito con solo dall’adozione del vessillo da parte delle milizie jihadiste, ma celebrato in maniera fulminea anche dai funzionari dell’ambasciata moscovita. Neppure il tempo per Assad e famiglia di raggiungere Mosca e ottenere asilo «per ragioni umanitarie» che già sulla facciata della sede diplomatica siriana nella capitale russa sventolava la bandiera dei nuovi padroni di Damasco.

Ma andiamo con ordine.

Fuggito Bashar al-Assad, il cui regime è stato rovesciato tra il 27 novembre e l’8 dicembre scorso, senza sparare un colpo per mano della coalizione di ribelli guidati dagli islamisti di Hayat Tahrir al-Sham (Organizzazione per la liberazione della Siria) è tornata in auge la bandiera ufficiale del Paese, issata per la prima volta ad Aleppo nel 1932 e adottata ufficialmente nel 1936, quando la Siria ottenne la semi-indipendenza dalla Francia. Il vessillo venne mantenuto anche dal 1946, quando il Paese ottenne la piena indipendenza dopo la fine del mandato francese.

Nel 1963, il regime baathista di Hafez al-Assad, padre di Bashar, decise di adottare invece la bandiera utilizzata dal 1958, quando fu tentato l’«esperimento» della Repubblica araba unita, un’entità statuale creata dall’unione politica degli Stati di Siria ed Egitto. Esperienza che naufragò nel 1961, a causa di divergenze politiche tra la leadership siriana e il presidente egiziano Nasser.

Le due stelle verdi (il colore dell’Islam) della bandiera della Siria degli Assad rappresentano appunto i due Stati costituenti la Repubblica araba unita. I colori sono ispirati alla bandiera egiziana: rosso (sangue dei martiri), bianco (pace) e nero (passato coloniale).

La bandiera utilizzata dagli oppositori del regime di Assad e tornata in auge dopo l’8 dicembre scorso è formata da tre strisce orizzontali, una verde, una bianca e una nera, oltre a tre stelle rosse. Le tre stelle rosse rappresentano i distretti di Aleppo, Damasco e Deir ez-Zor. Il verde della bandiera corrisponde al colore dell’Islam.

Dal 2011 la bandiera della Siria post-coloniale è diventata il simbolo dell’Esercito libero siriano che si opponeva a Bashar al-Assad. Le fazioni jihaiste preferivano invece la bandiera nera del sedicente Stato islamico (Isis).

Ma nei giorni della conquista di Aleppo e poi di Damasco il vecchio vessillo è tornato a sventolare anche tra le mani dei miliziani del fronte Hayat Tahrir al-Sham. In fondo Damasco val bene un cambio di bandiera.

 

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