In attesa di sapere quali politiche antimigranti attuerà nel 2025 la nuova amministrazione Usa guidata da Donald Trump, dopo le promesse di espulsioni di massa fatte in campagna elettorale, resta il fatto che il confine tra Messico e Stati Uniti è in assoluto e da molti anni il principale corridoio di migrazioni al mondo, con oltre 10 milioni di ingressi negli Usa nell’ultimo decennio (al secondo posto, il confine tra Siria e Turchia, dove sono passate in questi anni quasi 4 milioni di persone).
Solo nella prima metà del 2024, sono transitati dal confine meridionale degli Stati Uniti 1,4 milioni di migranti, in grande maggioranza latinoamericani. Ma le provenienze sono le più varie: secondo il governo del Messico, i migranti senza documenti che cercano di passare la frontiera provenivano da 177 Paesi, cioè quasi tutti gli Stati del mondo. E tra questi ci sono anche cittadini del Medio Oriente e Nord Africa, con i turchi come componente più numerosa, quasi decuplicati nel 2022 rispetto all’anno precedente.
Sta crescendo, perciò, il numero di migranti diretti negli Usa che non hanno le tradizionali provenienze centro e sudamericane. Tra il 2014 e il 2020 la quota di arrivi di persone dette «extra continentali», cioè non messicane o centroamericane, era un quinto del totale, mentre negli ultimi quattro anni − secondo i dati forniti dai tribunali Usa che ne hanno esaminato i casi − questi «extra continentali» sono stati oltre la metà, in arrivo da India, Cina, nonché Paesi del Medio Oriente e Nord Africa, con percorsi migratori lunghi e complicati.
Alcuni fatti di cronaca illustrano la situazione. È dell’agosto 2023 la vicenda di un autobus che trasportava 129 egiziani e 8 mauritani ritrovato abbandonato dalla polizia dello Stato messicano di Veracruz. I passeggeri non avevano potuto dimostrare di avere documenti validi per viaggiare in Messico ed erano stati quasi certamente vittime di un raggiro dei trafficanti. Peggio è andata a tre giovani egiziani uccisi dai militari messicani all’inizio di ottobre 2024 nel Chiapas. Perché i tre, fra cui due sorelle neppure maggiorenni, si trovavano in quella parte del mondo?
È noto che la maggior parte dei migranti dei Paesi mediorientali si muove all’interno della propria regione: l’Arabia Saudita, che da sola ha 13 milioni di immigrati (terzo Paese al mondo) ospita un gran numero di lavoratori di altri Paesi arabi. Ma gli Stati Uniti restano una meta tra le preferite: in ogni caso, la prima al di fuori del Medio Oriente. Sono la prima destinazione in assoluto per gli israeliani, la seconda per i libanesi, la terza per giordani e iracheni e la quarta per gli egiziani, la principale meta della loro diaspora (14 milioni di persone) al di fuori dei Paesi arabi.
Amman-San Diego, via Nicaragua
Ottenere un visto di ingresso negli Usa non è semplice. In generale, ai cittadini dei Paesi arabi non è permesso entrare neppure in Messico senza visto. Alcuni iniziano perciò il percorso migratorio via terra dall’Ecuador, passaggio che richiede poi di attraversare la Colombia e tutto il Centro America, compresa la pericolosa giungla di Darién, priva di strade, al confine tra Colombia e Panama. Una volta giunti al confine tra Messico e California o Texas, restano le barriere da superare, a nuoto, per i tunnel o scavalcando i reticolati.
Lo youtuber arabo-americano Jad Manon ha raccolto da alcuni giovani giordani la descrizione del loro itinerario (vedi cartina sotto). Per prima cosa chiedono un visto britannico, che per i cittadini del Regno hashemita è gratis. Passando per un aeroporto inglese si dirigono in Nicaragua, dove un cittadino giordano può entrare senza visto. Da lì stringono accordi con i passeur per entrare in Honduras, Guatemala e poi in Messico, con destinazione preferita Tijuana, dove possono chiedere asilo agli Usa (su 100mila richiedenti asilo accolti nell’ultimo anno negli Usa, 11mila sono siriani e oltre duemila iracheni) o entrare illegalmente sbarazzandosi dei documenti.
Le guerre e l’instabilità economica portano sempre più mediorientali a emigrare negli Usa. Tra il 2010 e il 2022 il numero è cresciuto tre volte più velocemente del totale della popolazione immigrata negli Stati Uniti. Secondo quanto riferisce il Migration Policy Institute, nel 2022 vivevano nel Paese 1,7 milioni di immigrati provenienti dal Medio Oriente e Nord Africa, un quarto dei quali in California.
Le nazionalità più numerose sono gli iraniani (23,6 per cento), egiziani (13,4 per cento) e iracheni (12,7 per cento). Sul totale dei 46 milioni di immigrati presenti oggi negli Stati Uniti, non sono numeri grandi; tuttavia, gli Usa restano una fondamentale fonte di rimesse degli emigrati, colonna portante per molte economie arabe. (f.p.)