Di questi tempi sembra ormai ovvio pensare che al terrorismo che ammazza i civili si può rispondere solo con un terrore in scala molto più grande. A furia di cavillare, spiegare e giustificare, il Medio Oriente è sull’orlo di una guerra devastante per tutti, noi inclusi.
Al mercato di Desio, in provincia di Monza e Brianza, lo scorso lunedì 14 ottobre, un apicultore è stato multato di 430 euro (i carabinieri gli hanno contestato la propaganda politica non autorizzata – ndr) per aver esposto al suo banchetto un piccolo striscione con su scritto: Stop bombing Gaza, Stop genocide («Basta bombardamenti su Gaza, fermiamo il genocidio»). Quasi negli stessi giorni, la ministra degli Esteri della Germania, Annalene Baerbock, si è spinta quasi a dire che i civili di Gaza hanno perso il diritto a non finire sotto le bombe a causa delle attività dei terroristi di Hamas.
I due fatti non c’entrano nulla uno con l’altro, è chiaro. Però alcune cose colpiscono. Per esempio, che debba essere multato un signore che chiede di non far morire altra gente innocente e che ricopra una carica tanto importante, almeno in Germania, una signora che considera la morte dei civili (almeno a Gaza) nulla più che una matematica conseguenza nella catena di azione e reazione. Come se dovessimo accettare che al terrorismo che ammazza i civili si può rispondere solo con un terrore altrettanto generalizzato ma in scala molto più grande.
Non v’è chi non veda che a furia di cavillare, spiegare e giustificare, il Medio Oriente è sull’orlo di una guerra dalle conseguenze potenzialmente devastanti, e non solo per i popoli più direttamente coinvolti. Non credo di essere l’unico a ricordare i prezzi del petrolio alle stelle, l’austerity e le domeniche in bicicletta dopo la Guerra del Kippur del 1973 (che peraltro durò due settimane mentre ora si combatte già da un anno).
Quel che è ancora più sorprendente, soprattutto pensando ai politici di carriera come la Baerbock, è che non ci si renda conto che certi atteggiamenti e certe affermazioni non sono prive di conseguenze. Ne volete vedere una? Aspettate qualche giorno. Il 22-24 ottobre si volgerà a Kazan, bellissima città russa sul Volga, il summit dei Brics, che in quindici anni sono passati da sei (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) a dieci Paesi (quelli di prima più Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Iran e Arabia Saudita, che non è membro a pieno titolo, ma partecipa alle attività degli altri). E che, soprattutto, stanno attirando un numero sempre maggiore di Paesi dell’area mediorientale: prossima all’adesione sembra ora essere anche la Turchia. E questo proprio negli anni in cui Russia e Cina – che con l’India sono i pezzi grossi del gruppo Brics – vengono considerate nemiche dell’Occidente.
Se poi andiamo a vedere le decine di Paesi che hanno espresso interesse per l’ingresso nei Brics e proviamo a censire quelli tra loro che hanno una maggioranza musulmana (per esempio l’Indonesia, il più grande Paese musulmano al mondo per numero di fedeli: 210 milioni), diventa evidente che liquidare la morte di 42mila palestinesi dicendo più o meno «mica è colpa nostra se tra loro ci sono dei terroristi» è umanamente disumano e politicamente folle. Quos Jupiter perdere vult dementat prius.
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Aggiornamento della redazione: Il 16 ottobre la multa all’apicultore menzionato all’inizio dell’articolo è stata annullata dal comando provinciale dei Carabinieri.
Ultimo aggiornamento: 17/10/2024 09:46