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La Gaza piena di vita di un giornalista italiano

Giulia Ceccutti
10 ottobre 2024
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La Gaza piena di vita di un giornalista italiano

Valerio Nicolosi, l'autore di questo libro, è reporter, fotografo, regista. Dal 2014 al 2018 ha visitato ripetutamente la Striscia e tenuto corsi di videogiornalismo all’Università di Gaza City, incontrando giovani ricchi di interessi. Il suo è un racconto vivido.


«A Gaza tutto è eccessivo e niente è banale», sostiene Valerio Nicolosi, autore di questo volume. Ha in mente il porto la mattina all’alba, il lungomare brulicante di vita, voci e musiche, i clacson festosi dei cortei nuziali.

Reporter, fotografo, regista, autore del noto podcast Racconti da Gaza, dal 2014 Nicolosi ha tenuto, a più riprese, corsi di videogiornalismo all’Università di Gaza City e tra le altre cose promosso – in collaborazione con alcune palestre di Roma e Palermo – un progetto di pugilato per ragazzi e ragazze dei campi profughi.

Ciò che racconta è – come dichiarato nell’Introduzione – «un’altra Gaza», conosciuta nei viaggi compiuti nel 2014, 2016, 2018. Un lembo di terra, chiuso da ogni lato, nel quale gli abitanti «praticavano una resistenza tutta loro: quella della vita contro l’assedio».

La forza della narrazione sta proprio qui, nei dettagli di vita quotidiana e spicciola, che danno la misura della fatica a carico della popolazione civile. Il rubinetto di casa da cui esce acqua salata, perché il dissalatore è fuori uso dall’ultimo bombardamento. Le quattro ore al giorno di elettricità, che rendono impossibile, per molti pescatori, far funzionare i frigoriferi per conservare il pesce. Le strade sterrate o interrotte per lunghi tratti e, parallelamente, l’assuefazione delle persone a camminare accanto a macerie o interi quartieri distrutti. Palazzi di tredici piani da salire a piedi, per non correre il rischio di rimanere bloccati in un ascensore che non può essere rimesso in moto per la scarsità di benzina. Pescatori che, date le limitazioni sull’attività in mare, gettano la propria rete a pochi metri dal canale di scolo della fogna di Gaza City («Qui i pesci trovano da mangiare, perciò ce ne sono di più…»).

Prima della guerra in corso, che da un anno la sta devastando, la Striscia di Gaza era anche un luogo per certi versi sorprendente. Scopriamo ad esempio che era famosa per la coltivazione di garofani, prima del 2006 esportati in Israele, Cisgiordania e persino al mercato dei fiori di Amsterdam («Sami voleva mostrarmi le serre che producevano garofani, una delle merci che più aveva risentito della chiusura dei tunnel sul lato egiziano. All’inizio credetti di aver capito male, ma poi Sami ripeté in italiano: “garofani”»). O che negli anni Sessanta, Settanta e inizio anni Ottanta le ragazze indossavano minigonne e acconciature afro, i ragazzi pantaloni a zampa d’elefante, esattamente come i loro coetanei della contestazione studentesca di altri Paesi.

O, ancora, che prima del blocco iniziato nel 2007 nel nord della Striscia c’erano duecentocinquanta ettari di terra coltivati a fragole, un prodotto storico di queste zone, apprezzato per la sua qualità nei mercati di Tel Aviv, Gerusalemme e Ramallah. Un prodotto che in passato aveva generato ricchezza e occupazione, e che dal 2007 stentava a essere acquistato dal solo mercato interno.

Interessanti poi i legami, anche di sincera amicizia, che si instaurano tra Nicolosi e i suoi giovani studenti di fotogiornalismo, molti dei quali estremamente capaci, intraprendenti, con un ottimo livello d’inglese. Il loro è uno sguardo acuto e inedito, aperto, desideroso di ricevere apporti professionali dall’esterno, legato a Gaza ma desideroso di uscire dall’isolamento («Gaza era anche questo, una popolazione giovane, per circa la metà composta da minorenni, che stava pagando il prezzo di un risultato elettorale al quale non aveva preso parte perché troppo piccola anche solo per capire la parola “elezioni”»).

La seconda parte del volume è una “finestra” – aperta grazie ad alcuni incontri – sulla Cisgiordania e Gerusalemme a maggio 2024. Tra check-point funzionanti a orario ridotto, negozi chiusi, file di taxi fermi. Impressiona la visita a Jenin, soprattutto lo scambio di chi scrive con alcuni bambini di nove e otto anni: «“E cosa vorrebbero fare da grandi? Magari tra dieci anni…” chiedo d’impulso, come avrei fatto con bambini del mio quartiere (…). “I combattenti!” rispondono in coro sorridendo. “E tra quindici anni come si vedono?” “Martiri, saremo martiri come i nostri fratelli”».

Nel complesso, la lettura si rivela decisamente scorrevole, grazie allo stile agile. Anche l’inserto fotografico a colori, che ha tra i giovani molti dei suoi protagonisti, aiuta a entrare nella realtà narrata. Gli scatti sono dell’autore e di Daniele Napolitano.

Si segnalano, infine, alcuni aspetti della lettura da affrontare con sguardo critico, in particolare le parti che tracciano il quadro storico, per certi versi un po’ troppo semplificate, e venate da qualche inesattezza, come la carica di primo ministro attribuita ad Ariel Sharon all’epoca della “passeggiata” sulla Spianata delle moschee nel settembre 2000. In realtà, all’epoca Sharon non era tra i ministri del governo, bensì all’opposizione in parlamento.


Valerio Nicolosi
C’era una volta Gaza
Vita e morte del popolo palestinese
Rizzoli, 2024
pp. 256 – 19,00 euro

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