Fra Toufiq: Abbiamo lasciato Tiro con la nostra gente; ci prodigheremo a Beirut
(g.s.) – Anche il villaggio cristiano di Deir Mimas, situato a poche centinaia di metri dal confine con Israele, nel sud del Libano, ha dovuto essere abbandonato, sotto l’incalzare dell’offensiva israeliana degli ultimi giorni. Dopo i bombardamenti dal cielo dalle forze armate dello Stato ebraico è arrivato l’ordine alla popolazione civile di evacuare l’area, che potrebbe presto essere presto teatro di incursioni delle truppe di terra.
Il parroco di Tiro, fra Toufiq Bou Merhi, francescano della Custodia di Terra Santa, per telefono ci conferma quest’oggi la partenza del piccolo popolo per il quale si è personalmente prodigato per anni, e tanto più negli ultimi mesi.
«Deir Mimas è ormai vuoto – dice il frate –. La notte scorsa le bombe hanno raggiunto il paese e le case. Dopo l’ordine di evacuazione da parte dell’esercito israeliano la gente è scappata».
«Io stesso – soggiunge il religioso – ho lasciato Tiro ieri pomeriggio, dopo che tutti gli sfollati avevano lasciato il convento in seguito all’attacco avvenuto sabato. Tutto il quartiere ormai è vuoto. La gente, avendo paura, ha preferito partire. Ieri mattina, lunedì, vedendo il convento vuoto ho detto all’altro confratello che sta con me: “Non siamo qua per fare gli eroi. Eravamo e siamo rimasti per aiutare le persone. Ormai il quartiere è vuoto e gli sfollati che aiutavamo sono partiti. Andiamo a Beirut dove possiamo aiutare di più la gente”».
«Siamo partiti portando via dal convento ciò che ci è più caro: il Santissimo Sacramento, le reliquie. Arrivato a Beirut – confessa il frate – pensavo di poter dormire un poco e invece, di buon mattino, ecco l’annuncio degli abitanti di Deir Mimas e dei paesi vicini, lungo la frontiera, che stanno andando verso Beirut. Inizia un altro capitolo di questa brutta storia. [Negli ultimi giorni] abbiamo aiutato gente che non conoscevamo, adesso tocca aiutare i nostri parrocchiani. Mi hanno chiamato da Deir Mimas per dirmi che sarebbero partiti in piccoli gruppi di auto, perché anche le strade e le auto vengono prese di mira. Li ho seguiti per telefono fino a quando sono arrivati a Beirut. L’ultimo gruppo è in città da poco. Ora si tratta di trovare il modo per star loro vicini. Non è il momento di riposare o dormire. Alcuni hanno parenti qui, così in una sola casa ora vivono tre o quattro famiglie. Vedremo come andargli incontro. La situazione è questa, purtroppo».
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