L’esperienza di Francesco di Assisi è da secoli per l’umanità uno sprone a ripartire con cuore e sguardo rinnovato sulla realtà attraverso un processo di continua conversione. Le cronache contenute nelle Fonti Francescane ci testimoniano che passo dopo passo, Francesco, nel suo percorso diventa un uomo dal cuore nuovo.
La novità non è da intendersi in un cuore rattoppato dall’amore dal Dio generoso, ma un cambiamento vissuto in un cammino fatto di relazioni che culminano nell’incontro del crocifisso che lascia il segno: le stimmate. Questo cambiamento del cuore corrisponde a un mutamento del modo di vedere la realtà. Ce lo testimoniano i suoi scritti come le Lodi di Dio Altissimo, il Cantico delle Creature.
Per Francesco ciò che prima erano ferite – le situazioni che lo affliggevano e che sembravano limitarlo nella libertà come la malattia o le incomprensioni – sono ora chiamate stimmate e segno di benedizione di Dio sulla propria esistenza. Sono le stesse di prima, fanno male e sanguinano, ma ora sono viste e sentite in una prospettiva diversa. Questo cambio di prospettiva, che ancora oggi affascina l’umanità e la sprona, nello stesso tempo chiede ad ognuno di intraprendere un percorso di conversione del cuore necessario. Come afferma Hans Urs von Balthasar, «la bellezza ci trasforma, se le permettiamo di parlarci, la sua travolgente potenza può condurci in nuovi spazi, a volte sembra chiederci di cambiare vita».
Francesco ci insegna che sentirsi amati, con lo sguardo di Dio addosso e quindi non soli, è la carica per generare il cambiamento e un mondo nuovo, di pace. Una pace che nasce dentro di noi e da un orizzonte nuovo fuori da noi sul quale puntare lo sguardo e camminare spediti. Nel nostro vivere è quindi necessario abbandonare quello che papa Francesco definirebbe uno sguardo mondano, ovvero distante e concentrato più sul calcolo e la convenienza personale. Lo sguardo nuovo invece è uno sguardo attento alla realtà, umile e capace di ascolto, ma con un orientamento che non viene da noi ma da un’esperienza di Dio. È l’ascolto di Francesco che è intento a cercare i segni dello Spirito del Signore e della sua santa operazione in ogni situazione e in ogni uomo: ladro o sacerdote peccatore che sia, non lo spaventa, ma lo incoraggia ad attraversare il confine per cercare l’uomo salvato.
Non siamo quindi chiamati ad evadere dalla realtà, ma ad abbracciarla e sperimentarvi l’amore di Dio. Francesco, uomo che si riscopre guardato da Dio, ci sprona a recuperare anche noi la passione per le cose belle, per l’altro e per il mondo. Questa passione ci deve aiutare ad abitare questo tempo buio e di prova. Le stimmate, di fatto, diventano un dono perché la passione e lo zelo di Francesco aiutano altri a capire che c’è qualcosa di più, un orizzonte diverso rispetto al proprio. Per i suoi compagni e per noi oggi guardare al sigillo dell’Altissimo sul corpo del Poverello ci sprona a seguirlo e imitarlo nelle scelte, nel suo modo di guardare e di incontrare il mondo. L’ultima strofa del Cantico delle Creature ci fa capire come lo sguardo appassionato ha la possibilità di aprire a nuovi scenari. Francesco canta: Laudato si, mi Signore, per quelli che perdonano per lo tuo amore. Possiamo dire che l’intera vita di Francesco si riassume con un inno alla pace e perdono e ciò deve continuare ad ispirarci. Il carisma del Santo di Assisi ci invita a essere «artigiani di pace», radicati nella fede e nella speranza, capaci di riedificare con passione un mondo ferito nelle relazioni.
Francesco aveva realmente capito che solo il perdono dato incessantemente, può guarire i mali del cuore umano e ristabilire relazioni di pace per tutta la comunità allontanando il male pericoloso del rancore che è la benzina che alimenta i conflitti di ogni tempo e che sta allargando sempre più il dolore e la devastazione nella nostra amata casa: la Terra Santa. Se da un lato il Medio Oriente ricorda a noi che se si guarda solo al proprio dolore prevarrà il rancore e la vendetta, dall’altro lato lo sguardo appassionato di Francesco è più che mai l’appello profetico che risuona con forza in questo tempo di grande sofferenza.
Eco di Terrasanta 6/2024
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