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Dal Libano alla Siria, 250mila profughi in fuga

Giuseppe Caffulli
11 ottobre 2024
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Dal Libano alla Siria, 250mila profughi in fuga
Profughi dal Libano trasportano i loro bagagli mentre attraversano a piedi il confine di Jdeidet Yabous verso la Siria. La strada principale tra il versante libanese e quello siriano del confine è stata distrutta da un attacco aereo israeliano ai primi d'ottobre 2024. (foto © Unhcr)

Secondo il governo di Beirut sarebbero anche di più: oltre 300 mila le persone fuggite in Siria nelle ultime settimane. La maggior parte – 7 su 10 – siriani già profughi dalla guerra civile siriana scoppiata nel 2011.


Fadila Jasem Al-Ali era fuggita dalla Siria verso il Libano con i suoi figli piccoli per cercare un posto sicuro oltre dieci anni fa. Non poteva certo immaginare che anni dopo avrebbero fatto il viaggio in senso inverso, per fuggire i bombardamenti israeliani su Beirut. Rimasta vedova a 28 anni, Fadila era fuggita da Abu Kamal, nel governatorato di Deir ez-Zor, nella Siria orientale, per cercare di offrire ai suoi sei figli un futuro. Anche il quartiere meridionale di Beirut nel quale si erano stabiliti, però, è diventato nei giorni scorsi un posto da cui fuggire.

«Quando è iniziato il bombardamento, stavo pregando e i miei figli stavano dormendo», ha raccontato la donna in un articolo pubblicato sul portale dell’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati (Acnur/Unhcr). «Mi sono seduta, tremando come una foglia. Non riuscivo a stare in piedi per la paura. Ma ero terrorizzata più per i miei figli che per me».

Le peripezie di Fadila

Fadila a quel punto non ha perso tempo. Ha fatto uscire di casa in fretta e furia i suoi figli, alcuni vestiti solo a metà, proprio mentre l’edificio di fronte a loro veniva colpito da un attacco aereo israeliano. Dopo essersi inizialmente diretta verso la costa, ha cambiato direzione e si è diretta verso il confine siriano, da dove ha chiamato sua cugina Umm Masoud, che vive a Damasco, la capitale siriana. Grazie all’aiuto della cugina, Fadila è riuscita a noleggiare un’auto, insieme a due altre famiglie, e a raggiungere la Siria.

Quella di Fadila è solo una delle tante storie di rifugiati che dal Libano sono tornati in Siria. Ma non sono solo siriani ad avare varcato il confine. Ci sono anche cittadini libanesi che hanno preso la via della Siria per fuggire le bombe e le incursioni dell’esercito israeliano in Libano, nella guerra scatenata contro Hezbollah.

Fadila è stata tra gli ultimi a poter raggiungere Damasco in auto. La strada principale tra i posti di frontiera libanese e siriane è stata distrutta da un attacco aereo, e i rifugiati sono ora costretti a fare il viaggio a piedi, donne, bambini e anziani, con i pochi effetti personali che possono portare con sé.

Grandi in Siria

Qualche giorno fa l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati Filippo Grandi ha concluso una visita in Siria chiedendo un maggiore sostegno internazionale per tutti coloro che sono costretti a fuggire dall’escalation del conflitto in Libano, compresi siriani, cittadini libanesi e di altre nazionalità. I dati diffusi dall’Acnur sono drammatici, e disegnano un ulteriore dramma nel dramma nel contesto del Medio Oriente. Si stima infatti che dal 23 settembre scorso, data dell’attacco israeliano in Libano, circa 250 mila persone abbiano attraversato il confine con la Siria.

Secondo fonti del governo libanese, sarebbero invece oltre 300 mila. La maggior parte – circa il 70 per cento – siriani come Fadila, già profughi dalla guerra civile siriana. Ma il 30 per cento, tra i 70 e i 100 mila, di cittadinanza libanese.

«Il nuovo afflusso di profughi in Siria – ha spiegato Filippo Grandi in un rapporto pubblicato dall’organismo dell’Onu – arriva in un momento in cui milioni di siriani vivono in condizioni di disagio e hanno bisogno di assistenza umanitaria. Per questo dobbiamo aumentare il sostegno ai nuovi arrivati e alle comunità ospitanti vulnerabili che li accolgono».

L’Acnur, insieme alla Mezzaluna Rossa siriana e ad altre agenzie Onu e ong impegnate in Siria, stanno fornendo cibo, acqua e coperte a coloro che arrivano, oltre a fornire consulenza sulla documentazione necessaria e sulle procedure amministrative.

L’arrivo di questo controesodo di rifugiati in Siria aggiunge un ulteriore livello di complessità a una situazione umanitaria già drammatica, iniziata nel 2011 con la guerra civile, e mai terminata.

Una nazione ancora alla fame

L’Alto Commissario Grandi ha spiegato che solo un quarto del fabbisogno umanitario di quest’anno in Siria è stato finanziato, mentre le necessità sono tra le peggiori mai registrate dall’inizio del conflitto: 13 milioni di siriani si trovano oggi in una situazione di insicurezza alimentare acuta e oltre 650mila bambini mostrano problemi di crescita a causa di una grave forma di malnutrizione.

A Damasco, Filippo Grandi ha anche incontrato il presidente Bashar al-Assad e altri alti funzionari del governo per discutere su come sostenere al meglio i nuovi arrivati mentre entrano nel Paese e una volta raggiunte le loro destinazioni finali.

Altri profughi al valico di Jdeidet Yabous. (foto © Unhcr)

Tuttavia, va registrato che migliaia di rifugiati siriani in fuga dal Libano, a quanto riferisce la stampa internazionale, stanno cercando di stabilirsi in aree della Siria fuori dal controllo del governo di Bashar al-Assad, vale a dire quelle sotto il controllo curdo o controllate dalle forze di opposizione sostenute dalla Turchia. Molti profughi in fuga evitano Aleppo, Damasco e le aree sotto il controllo di Assad, nel timore sia di attacchi israeliani, ma soprattutto di ritorsioni da parte del regime siriano.

Questo controesodo per la Siria prefigura un nuovo cambiamento demografico. Solo nelle aree del nord vivono 5 milioni di persone, quasi 4 milioni delle quali sono sfollati interni da altre regioni del Paese. Di questi quasi 2 milioni vivono in campi profughi. L’esodo di massa dal Libano è seguito con grande attenzione e preoccupazione da Istanbul. I flussi di profughi verso nord, premono sul confine turco, potrebbero portare a nuovi ingressi e a una nuova emergenza umanitaria, in Turchia. Si aprirebbe un fronte di crisi interna in un Paese che ospita (secondo i dati ufficiali) circa 3 milioni e 200 mila rifugiati siriani (registrati) e quasi 250 mila profughi di altre nazionalità.


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