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Ancora diverse donne tra gli ostaggi da liberare a Gaza

Manuela Borraccino
31 ottobre 2024
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Ci sono varie soldate e civili fra la sessantina di ostaggi probabilmente ancora vivi a Gaza. Stati Uniti, Egitto e Qatar premono per una tregua. Israele attende le elezioni Usa e Hamas rifiuta proposte temporanee, mentre non si fermano i raid nella Striscia e in Libano.


Doron Steinbrecher, un’infermiera veterinaria di 31 anni, ed Emily Damari, 28 anni, di doppia nazionalità britannica e israeliana, sono state sequestrate il 7 ottobre nel kibbutz di Kfar Aza: durante un evento a Londra lo scorso 6 ottobre Mandy Damari ha raccontato che altri ostaggi liberati le hanno riferito di esser rimasti in contatto con sua figlia Emily durante i mesi in cattività. Ariel Cunio, 27 anni, venne rapita insieme al compagno dal kibbutz di Nir Oz e non se ne è saputo più nulla. Naama Levy, 20 anni, aveva appena iniziato il servizio militare quando è stata sequestrata il 7 ottobre e mostrata su una jeep dai miliziani di Hamas con le mani legate dietro la schiena, come accade in un altro video anche alla coetanea Agam Berger, catturata a Nahal Oz e trascinata via. Il rilascio prioritario delle donne in ostaggio sarebbe al centro degli sforzi dei negoziatori attesi oggi a Gerusalemme e al Cairo, secondo fonti del quotidiano The New York Times. Tra i 97 sequestrati detenuti a Gaza le forze israeliane ritengono che circa i due terzi siano ancora vivi, mentre nei mesi scorsi sono stati confermati i decessi di almeno 35 ostaggi i cui corpi restano da recuperare nella Striscia.

Non cessano, intanto, i bombardamenti sulla Striscia e sul Libano. Al 31 ottobre, stando alle cifre fornite dai palestinesi, risultano 43.163 le vittime a Gaza (fra le quali oltre 11mila donne e 17mila minori) e 763 in Cisgiordania secondo l’ufficio statistico palestinese, mentre il 30 ottobre altre decine di persone sono morte in un raid israeliano a Baalbek (sul versante opposto, sempre al 31 ottobre, secondo i media israeliani sono 41 le persone uccise in poco più di un anno dai razzi lanciati dal Libano sul territorio dello Stato ebraico). Intanto, l’ultimo giorno di ottobre trova il direttore della Cia William J. Burns al Cairo per la ripresa dei colloqui con i mediatori di Egitto e Qatar. Nel fine settimana scorso a Doha l’Egitto aveva proposto una tregua di 48 ore per procedere al rilascio di quattro ostaggi in cambio di alcuni detenuti palestinesi. Hamas aveva rigettato la proposta, insistendo nel chiedere il ritiro permanente israeliano da Gaza e la fine dei bombardamenti. Contemporaneamente il consigliere del presidente Joe Biden per il Medio Oriente e il Nord Africa, Brett McGurk, e l’inviato per il Libano, Amos Hochstein, sono attesi in Israele per far avanzare i negoziati. Ma in pochi si aspettano che Israele, Hezbollah e Hamas possano concordare una tregua prima dell’elezione del prossimo presidente degli Stati Uniti con le elezioni del 5 novembre: in particolare il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha fatto sapere che non intraprenderà alcun percorso diplomatico prima di vedere chi sarà il prossimo inquilino della Casa Bianca. Anche in questo contesto tuttavia il collettivo delle famiglie degli ostaggi non cessa di fare pressioni sul governo per riportare a casa i sequestrati.

In totale 250 persone erano state rapite, 37 delle quali colpite durante l’attacco di Hamas, ma comunque trascinate a Gaza benché già morte. Diverse donne sono state liberate tra ottobre e novembre 2023, quando sono stati rilasciati 117 ostaggi in cambio di 240 fra detenute e minori palestinesi incarcerati in Israele. Tra i rapiti figuravano anche militari e addetti alla sicurezza, incluse le tre soldate ventenni Daniela Gilboa, Karina Ariev e Liri Albag, che il 7 ottobre 2023 erano tutte in servizio nel kibbutz di Nahal Oz. Di Daniela Gilboa, lo scorso luglio Hamas ha diffuso un video nel quale la giovane implora il governo israeliano di riportare lei e gli altri ostaggi a casa. Non si hanno notizie neppure di Romi Gonen, 24 anni, sequestrata a Re’im, dove stava partecipando al festival musicale SuperNova.

La morte del leader di Hamas Yahya Sinwar lo scorso 20 ottobre aveva suscitato nuove speranze di un cessate il fuoco a Gaza e del rilascio degli ostaggi. Il coordinamento delle famiglie dei rapiti aveva chiesto al governo di Israele di agevolare un’immediata ripresa dei negoziati per scongiurare una tragedia simile a quella dei sei rapiti uccisi il 30 agosto poco prima dell’arrivo dei soldati israeliani in uno dei tunnel nel sottosuolo di Gaza. Il ritrovamento era avvenuto a poche centinaia di metri da dove è stato successivamente eliminato Yahya Sinwar: anche per questo si riteneva che il leader di Hamas usasse gli ostaggi come scudi umani, ma nelle ultime due settimane non è stato trovato alcun ostaggio dalle truppe con la stella di Davide, che continuano a setacciare le aree bombardate.

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