Essere cristiani nel gorgo della guerra che sta sconvolgendo la Terra Santa dal 7 ottobre scorso non è un’esperienza uniforme. Socialmente e geograficamente frammentati, i cristiani vivono con diverse sfumature il conflitto, a seconda di quale «linea del fronte» (quella di Gaza, quella con il Libano o quella interna, nei Territori occupati) sia loro più vicina. E non sempre le posizioni che esprimono sono in linea con quelle della gerarchia ufficiale. I cristiani di Terra Santa soffrono per l’inasprimento dell’occupazione a Betlemme, affrontano la violenza dei coloni a Taibeh, vivono sotto i razzi di Hamas a Giaffa o sotto quelli di Hezbollah nei villaggi della Galilea settentrionale… Tutte queste realtà stanno cambiando il modo di pensare e di agire in un conflitto che non ha nulla di religioso, perché è una disputa tutta politica e territoriale.
Grazie alle colleghe della nostra rivista sorella in lingua francese, abbiamo visitato le comunità cristiane in diverse aree di Israele e Palestina, per ascoltare la loro voce e cogliere problemi e prospettive della minoranza cristiana in Terra Santa.
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Ecco l’indice del Dossier:
• Taibeh, il fronte dei coloni israeliani
Capucine Delaby
In questo villaggio cristiano della Cisgiordania occupata, la guerra del 7 ottobre ha esacerbato la colonizzazione attraverso la creazione di fattorie illegali e ha incoraggiato le spedizioni punitive dei coloni contro gli abitanti. Tra solidarietà, sconforto e preoccupazione, Taibeh vuole mantenere la fiducia in una risoluzione pacifica del conflitto
• Scheda – Il futuro secondo Bezalel Smotrich
(g.s.)
• A Giaffa la sfida della coesistenza
Cécile Lemoine
La vicina araba di Tel Aviv è un’area mista, aperta al mondo. Nella scuola gestita dai lasalliani e nella parrocchia francescana, questa mescolanza è stata messa a dura prova dal 7 ottobre. Gli israelo-palestinesi cristiani di Giaffa si trovano divisi tra due campi, costretti a scegliere da che parte stare
• Betlemme, vivere al di là del muro
Cécile Lemoine con Capucine Delaby
Nella città dove è nato Cristo, la linea del fronte è quella dell’occupazione, resa più brutale e arbitraria dai massacri del 7 ottobre. Dietro il suo muro di separazione e davanti alle telecamere di varie parti del mondo, Betlemme è l’esempio di cosa significhi vivere senza una prospettiva di futuro
• Cristiani di Galilea, meno ostili agli ebrei
Cécile Lemoine
Nel nord di Israele è ormai avviata un’escalation militare contro le milizie di Hezbollah. Fortemente integrati nella popolazione israeliana, i palestinesi cristiani della Galilea sono meno in contrasto con gli ebrei locali e si sentono spesso solidali con Israele e con le sue rivendicazioni. E alcuni di loro si dicono pronti a combattere per quello che considerano il proprio Paese
• Scheda – Sabbah: «Amare il nemico? È guarirlo dal suo male»
Terrasanta 5/2024
Il sommario dei temi toccati nel numero di settembre-ottobre 2024 di Terrasanta su carta. Al centro, un dossier dedicato ai cristiani di Terra Santa, e alle loro variegate sensibilità e posizioni, dopo gli eccidi del 7 ottobre 2023 e le loro conseguenze.
Documenti – Il piano Una speranza, di Bezalel Smotrich
Nostra traduzione del cosiddetto «piano decisivo per Israele», intitolato Una speranza, reso pubblico nel 2017 dall'attuale ministro Bezalel Smotrich, esponente dell'estrema destra religiosa sionista. Non c'è spazio alcuno per uno Stato di Palestina, dicono chiaro e tondo Smotrich e i suoi.
In Vaticano si rinsalda la via della sinodalità
Si svolge in ottobre la seconda sessione dell'assemblea del Sinodo dei Vescovi sulla sinodalità nella missione della Chiesa cattolica. Tappa "finale" di un percorso apertosi ufficialmente nel 2021.