Da tempo le organizzazioni umanitarie impegnate sul terreno e gli operatori delle Nazioni Unite denunciavano i rischi di epidemie nella Striscia di Gaza ridotta a campo di battaglia, con quasi 2 milioni di persone (9 su 10) sfollate, affamate e in condizioni igienico-sanitarie drammatiche. Nel mese di agosto è emerso il primo caso di poliomielite da 25 anni a questa parte. Il paziente è un bambino di 10 mesi.
Per scongiurare il peggio anche le forze di occupazione israeliane hanno consentito finestre diurne di cessate il fuoco che permettano di condurre una campagna vaccinale straordinaria, iniziata domenica primo settembre. L’obiettivo del ministero della Salute palestinese – in cooperazione con l’Organizzazione mondiale della sanità, l’Unicef e l’Unrwa – è di somministrare due dosi di vaccino, per via orale, a 640mila neonati e bambini fino ai 10 anni d’età. La campagna viene condotta per zone, in momenti diversi, dal sud al nord della Striscia. I vaccini vengono trasportati e conservati in refrigeratori. (g.s.)