«O Francesco, reso somigliante al Crocifisso, fa’ che le tue stimmate siano per noi e per il mondo segni splendenti di vita e di risurrezione, che indichino vie nuove di pace e di riconciliazione». Con queste parole papa Francesco ha concluso la preghiera che ha consegnato alla comunità dei frati francescani del santuario della Verna che, il 5 aprile scorso, sono stati ricevuti in udienza privata in Vaticano. Un ulteriore momento significativo che va ad arricchire il cammino composto da celebrazioni e occasioni che propongono la riscoperta del messaggio che arriva dall’esperienza delle stimmate che Francesco di Assisi visse sul Monte della Verna, esattamente ottocento anni fa, nell’estate del 1224.
Le parole del Papa hanno voluto non solo sottolineare la conformità di Francesco con il crocifisso, che testimonia il rapporto intenso che Francesco ha avuto con Gesù Cristo, ma hanno voluto anche sottolineare l’apertura alla dimensione nuova che è stata inaugurata attraverso una così grande esperienza di Dio.
Nella devozione cristiana, il mistero delle stimmate di un santo è spesso colto da parte di molti fedeli in modo limitato, riducendolo alla sola esperienza della riproposizione della sofferenza che Gesù Cristo ha vissuto nella sua passione e croce. Questo tipo di approccio può, però, generare nei fedeli un atteggiamento pietistico che rischia di inquadrare la sofferenza in un orizzonte fine a sé stesso e incapace di generare qualcosa di costruttivo e di positivo verso la propria realtà.
Guardando invece alla storia di Francesco, l’esperienza vissuta sul monte della Verna è stata, sì, il vertice di una personale esperienza mistica, ma allo stesso tempo è stato il punto di partenza per una vita nuova aperta non solo al cambiamento, ma un nuovo approccio con la realtà circostante. Sebbene il suo corpo e le questioni che affliggevano il suo spirito non fossero cambiate, Francesco stimmatizzato scende dal Monte con uno spirito nuovo e riconciliato, capace di vivere e predicare la pace e la riconciliazione.
Allora, come dice papa Francesco, le stimmate di Francesco che sono per noi ancora oggi un racconto e un dono, assumono anche un ruolo di indicazione per nuove strade percorribili, verso scenari di riconciliazione e pace anche dove la pace sembra irrealizzabile.
Guardando alla Terra Santa segnata da continui conflitti, e in modo particolare dalle carneficine che da quasi un anno accadono quotidianamente, non possiamo che sentirci scossi e indignati. Ci chiediamo come si possa bombardare campi profughi o scuole piene di civili, oppure come si possano negare alimenti e medicine agli ospedali di Gaza.
Lo stordimento provato di fronte a queste notizie si somma al generale clima di smarrimento causato dagli altri conflitti e dall’instabilità politica delle grandi nazioni, porta non poche persone ad avere uno sguardo pessimista e impaurito verso il futuro non solo della Terra Santa, dell’Ucraina o di alcuni Paesi africani, ma anche verso il futuro delle nostre città che in qualche misura sono segnate da frequenti episodi di violenza.
Il senso di smarrimento poi si declina anche in una chiusura nelle proprie case e nelle proprie cose, che favorisce un clima di disinteresse generale e una società con caratteristiche individualistiche e poco comunitarie. Le stimmate di Francesco allora sono come «segnali stradali e fari nella notte» che danno una direzione all’umanità smarrita nelle tenebre. Questa direzione punta certo a Dio, e concretamente indica una prospettiva che, più che promettere risultati a breve termine, anima uno stile interiore capace di generare piccoli gesti, brevi parole che, come nell’esperienza postuma alle stimmate di Francesco, sono costante fonte di consolazione, dialogo e speranza.
In quest’ottica possiamo allora contestualizzare il Cantico delle Creature che racconta una realtà che nonostante tutto diventa strumento di lode e benedizione. Non è più raccontata come nemica e avversa e nemmeno misterica, ma amica, alleata e specchio vitale di Dio. Le stimmate per Francesco sono momento di dolore, ma soprattutto inizio di una nuova passione per la vita, per l’uomo e per il creato e soprattutto accendono il suo cuore di desiderio. Il desiderio diviene così la principale fonte della nuova vita per Francesco e che, come uomo desiderante, vive non tanto per i risultati conseguiti, ma per quelli che potrebbe realizzare nella benedizione di Dio.
Eco di Terrasanta 5/2024
«Restare è la nostra chiamata»
È trascorso quasi un anno dal terribile 7 ottobre 2023 che ha segnato la storia recente della Terra Santa, con lo scoppio della guerra tra Israele e Hamas. Un conflitto che rischia di favorire una nuova diaspora dei cristiani dai Luoghi Santi.