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L’Unrwa si appella al Consiglio di Sicurezza Onu

Manuela Borraccino
8 agosto 2024
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Antonia De Meo, vicecommissaria generale dell'agenzia Onu per l'assistenza ai profughi palestinesi (Unrwa), denuncia, una volta di più, la tragica situazione umanitaria a Gaza e gli attacchi della destra israeliana, che detesta l'agenzia.


L’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi è «sotto un attacco senza precedenti» e nella guerra a Gaza «il disprezzo per il diritto internazionale umanitario è diventato un luogo comune». La vicecommissaria generale dell’Unrwa Antonia de Meo ha, per questo, rivolto un accorato appello nei giorni scorsi al Consiglio di sicurezza dell’Onu con tre richieste: insistere per un cessate il fuoco, difendere il mandato che l’Unrwa ha ricevuto dagli Stati membri nel 1949 aprendo un percorso di transizione per questa agenzia nata per proteggere i rifugiati palestinesi e avanzare una soluzione di pace per porre fine dopo più di 70 anni alla piaga dei rifugiati palestinesi. Rivolgendosi il 26 luglio scorso, tramite un collegamento video, ai 15 rappresentanti degli Stati membri del Consiglio, De Meo ha chiesto con forza di respingere gli attacchi per smantellare l’agenzia: nel Parlamento di Israele, ha detto la funzionaria Onu, sono state recentemente introdotte tre proposte di legge, già approvate in prima lettura il 22 luglio: «una prima che mira a vietare le operazioni dell’Unrwa nella Gerusalemme Est occupata; una seconda che mira a revocare i privilegi e le immunità dell’Oni concessi all’Unrwa dal 1949; e una terza che designa l’Unrwa come organizzazione terroristica».

Disinformazione e falsità

«L’Unrwa – ha scandito Di Meo – è nel mirino a causa del suo ruolo nel proteggere i diritti dei rifugiati palestinesi e perché incarna l’impegno della comunità internazionale per una soluzione politica giusta e durevole. L’Unrwa esiste in mancanza di una soluzione politica. Esiste perché uno Stato palestinese che possa fornire dei servizi pubblici al posto suo non c’è».

L’attacco verso l’agenzia Onu che è il pilastro delle risposte umanitarie a Gaza «richiede urgente attenzione e azione da parte del Consiglio di sicurezza». «Vengono diffuse disinformazione e falsità sui social media – ha denunciato la funzionaria – con un incitamento alla violenza che mette a rischio la vita degli operatori dell’Unrwa soprattutto nei Territori occupati».

Devastazione e allarmi sanitari

Nel suo accorato intervento, Di Meo ha rimarcato che «nessun posto è sicuro a Gaza»: «Donne, bambini, giornalisti, operatori umanitari, tutti continuano a pagare un prezzo altissimo. I due terzi delle sedi dell’agenzia, circa 190 edifici, sono danneggiate. L’88 per cento delle scuole sono state demolite. Soltanto nella seconda metà di luglio otto scuole dell’Unrwa, che servivano come rifugi per sfollati, sono state colpite, così come i quartieri generali dell’Unrwa a Gaza. Più di 560 sfollati, compresi molte donne e bambini sono stati uccisi mentre si riparavano sotto le bandiere delle Nazioni unite». Dieci giorni fa due convogli dell’Onu diretti a nord sono stati bersagliati malgrado il coordinamento e le autorizzazioni concesse da Israele.

Intanto le principali agenzie umanitarie continuano a segnalare che, oltre alla fame e alla sete per due milioni di persone nella Striscia, è soprattutto la situazione sanitaria a preoccupare, visto che appena 16 dei 36 ospedali attivi prima del 7 ottobre 2023, e soltanto 48 dei 107 ambulatori, sono almeno in parte funzionanti.

La presenza accertata di polio-virus di tipo 2 in almeno sei campioni prelevati da ciò che resta delle fognature di Gaza pone gravissimi rischi di epidemia per decine di migliaia di bambini e non è escluso che possa diffondersi anche all’estero, secondo l’ultimo allarme lanciato nei giorni scorsi dall’Organizzazione mondiale per la sanità. Nel primo semestre dell’anno l’Unicef ha fornito 3,3 milioni di litri di carburante per far funzionare pozzi e impianti di desalinizzazione per assicurare acqua potabile ad almeno 1,6 milioni di persone, circa la metà delle quali bambini. In tale contesto l’Unrwa rimane il soggetto principale per la fornitura di servizi sanitari nella Striscia e ha perso già 202 operatori dall’inizio delle ostilità.

Riprende l’istruzione elementare informale

Due milioni di persone «restano intrappolate in un incubo senza fine di morte e distruzione di portata inimmaginabile», con le loro vite dominate da paura, sete, fame, malattie, disumanizzazione, ripetuti sfollamenti, ha esordito De Meo. Sulle fragili spalle dei bambini grava un peso enorme, con 625mila di loro profondamente traumatizzati e privati, per tutto lo scorso anno scolastico, delle lezioni.

→ Leggi anche: A Gaza corsi informali per gli studenti sfollati in parrocchia

La vicecommissaria ha annunciato che proprio perché l’istruzione non può aspettare, l’Unrwa sta riprendendo in queste settimana l’assistenza alla salute mentale e il sostegno psico-sanitario, per riprendere almeno i corsi di alfabetizzazione e i fondamentali di matematica in contesti informali, in vista di un ritorno a scuola non appena possibile. De Meo ha anche ricordato che a Gaza sono rimaste lettera morta le varie risoluzioni del Consiglio di Sicurezza Onu sul cessate il fuoco, sulla liberazione degli ostaggi e sull’aumento degli aiuti umanitari.

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