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Il ministro Ben-Gvir vorrebbe una sinagoga sulla Spianata delle Moschee

Giuseppe Caffulli
28 agosto 2024
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Il ministro Ben-Gvir vorrebbe una sinagoga sulla Spianata delle Moschee
La Spianata delle Moschee, a Gerusalemme. Per gli ebrei è il Monte del Tempio. Probabilmente il luogo più sensibile della Città Santa. (foto Shutterstock.com)

Dichiarazioni incendiarie. In un'intervista concessa il 26 agosto scorso alla radio dell'Esercito israeliano Itamar Ben-Gvir è andato dritto al punto: sul Monte del Tempio ebraico «innalzerei una bandiera israeliana e costruirei una sinagoga».


Della vera e propria ossessione del ministro della Sicurezza israeliano Itamar Ben-Gvir per il Monte del Tempio, abbiamo già parlato. A fine luglio si era detto pronto a sovvertire le regole di accesso a quella che per i fedeli musulmani è la Spianata delle Moschee (o Sacro recinto), a Gerusalemme.

Ora il «piromane politico» (la definizione è della testata di area ultraortodossa Yated Ne’eman) torna alla carica con il progetto di erigere una sinagoga sul Monte del Tempio, scatenando l’ennesimo putiferio. Oltre all’indignazione delle fazioni religiose e dei mediatori internazionali alle prese con la delicata trattativa per la liberazione degli ostaggi in mano a Hamas. Cosa c’è, infatti, di più controproducente che gettare sul tappeto questioni capaci di indispettire l’interlocutore con il quale stai cercando di trattare?

Ma andiamo con ordine.

In un’intervista concessa il 26 agosto scorso alla radio dell’Esercito israeliano Ben-Gvir è andato dritto al punto: sul Monte del Tempio «innalzerei una bandiera israeliana e costruirei una sinagoga. Con tutto il rispetto, sono stato eletto proprio per questo motivo: assicurare che non ci sia una politica discriminatoria verso gli ebrei sul Monte del Tempio».

La «politica discriminatoria» a cui il ministro della Sicurezza fa riferimento è il divieto, ribadito anche in arabo dalla prima pagina della testata già citata, vicina alle posizioni del Partiti unito per la Torah: «È noto che secondo tutte le autorità legali ebraiche nel corso dei secoli, agli ebrei è severamente vietato salire sul Monte del Tempio (indicato dai musulmani come “Complesso di Al-Aqsa”), e questo punto di vista non è mutato e rimane in vigore».

Itamar Ben-Gvir (foto Alon Nouriel/Wikipedia)

La sparata di Ben-Gvir, mentre al Cairo si tratta come in una stanca liturgia (purtroppo) per la tregua con Hamas e il rilascio degli ostaggi del 7 ottobre (superstiti), non è stata presa bene sia dai colleghi del governo Netanyahu (che però sembra incapace di arginare l’attivismo del ministro di estrema destra) sia dai mediatori dei negoziati, che ne hanno colto le implicazioni. Si è fatto sentire il Qatar: «Il ministro israeliano chiede di stabilire una sinagoga all’interno della Moschea di Al-Aqsa, un tentativo di alterare lo status storico e legale del sito. Tali dichiarazioni potrebbero avere un impatto sugli sforzi per raggiungere un accordo di cessate il fuoco a Gaza».

Poco prima l’Egitto, anch’esso mediatore nei colloqui, aveva condannato le dichiarazioni di Ben-Gvir. «Israele ha la responsabilità di aderire allo status quo di Al-Aqsa».

Anche il ministero degli Esteri dell’Arabia Saudita ha condannato gli intenti espressi da Itamar Ben-Gvir. Secondo il dicastero, lo status storico e legale del sito deve essere rispettato e la comunità internazionale deve assumersi la responsabilità «per il disastro umanitario di cui il popolo palestinese è testimone».

Dal momento che le dichiarazioni di Ben-Gvir, hanno fatto il giro del mondo, ancora una volta, il premier Benjamin Netanyahu ha dovuto chiarire che non c’è alcun cambiamento nello status quo del sito. Sta di fatto che Otzma Yehudit (Potere ebraico), il partito di Ben-Gvir è sempre più spregiudicato riguardo a una questione che è potenzialmente in grado di «infiammare il Medio Oriente».

Il ministro dell’Interno Moshe Arbel, del partito religioso Shas, ha esortato Netanyahu a intervenire: «Le parole irresponsabili di Ben-Gvir – ha detto – mettono alla prova le alleanze strategiche di Israele con i Paesi musulmani uniti in coalizione nella lotta contro l’asse del male iraniano. La sua mancanza di saggezza potrebbe avere un costo elevato». Ovviamente il riferimento è al blocco sunnita che si oppone alle politiche e alle azioni antisioniste dell’Iran sciita.

Il ministro dell’Istruzione Yoav Kisch ha rincarato la dose: «Ben-Gvir? Irresponsabile e populista».

Per il ministro della Difesa Yoav Gallant le esternazioni del collega di governo sono «un atto pericoloso, inutile e irresponsabile. E mettono in pericolo la sicurezza nazionale di Israele e la sua posizione internazionale».

La levata di scudi, secondo l’adagio «molti nemici, molto onore», non ha fatto altro che galvanizzare Ben-Gvir e i suoi adepti.

Sembra essere stato infatti questo l’esito più immediato. Secondo quanto riferito dal canale televisivo Kan News, il ministro del Patrimonio Amichai Eliyahu, anch’egli di Potere ebraico, ha deciso di stanziare 540mila dollari dai fondi del suo ministero per promuovere visite guidate sul Monte del Tempio. Si tratta di una prima assoluta con finanziamenti statali. I tour dovrebbero iniziare nelle prossime settimane. E sembra assicurata l’approvazione degli organi di polizia (che dipendono dal ministero della Sicurezza nazionale). L’intenzione dichiarata è quella di consentire a «decine di migliaia di ebrei e a centinaia di migliaia di turisti di conoscere l’eredità ebraica del Monte», scevra da «false narrazioni promosse per promuovere un’agenda antisemita».

Si attende la prossima puntata.

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