L’équipe di archeologi dell’Università di Roma Sapienza, guidata dalla professoressa Francesca Romana Stasolla, ha fornito un aggiornamento sulle ricerche in corso nella basilica del Santo Sepolcro. Contemporaneamente, il 21 agosto 2024, il cantiere di scavo archeologico è stato visitato dal patriarca greco ortodosso Theophilos III e da alcuni membri della Custodia di Terra Santa e del Patriarcato armeno, in rappresentanza delle principali Chiese cristiane responsabili della basilica.
Il dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’ateneo romano aveva ripreso le attività il 4 dicembre 2023, dopo una pausa imposta dagli attentati del 7 ottobre e dall’invasione israeliana di Gaza.
I lavori hanno riguardato il completamento del deambulatorio (P), la metà orientale della zona dell’ingresso della basilica (N), l’area francescana detta «della Maddalena» (R e S) ed attualmente interessano uno degli ambienti settentrionali, corrispondente alla porzione est dell’abside settentrionale della Rotonda (T).
Il muro meridionale del tempio pagano
Gli scavi hanno portato a individuare alcune strutture romane, in particolar modo hanno documentato la presenza delle fondazioni di un muro con orientamento est-ovest che corre parallelo al muro di ingresso dell’attuale basilica e taglia la roccia del Calvario.
Parte di questo muro era già stato individuato nel corso dei lavori di padre Virgilio Corbo (che compì indagini nella basilica negli anni Sessanta e Settanta del Novecento). Ora è stato messo in luce per una maggiore lunghezza, cosa che consente di apprezzarne meglio l’andamento e le relazioni con altre strutture. Secondo i ricercatori, «corrisponde con ogni probabilità al limite meridionale della struttura cultuale risalente ad età adrianea che andò a obliterare la Tomba venerata; è stato tagliato e defunzionalizzato al momento della costruzione della basilica liturgica costantiniana».
Di questa chiesa, nota nelle fonti come Martyrium, è stata rinvenuta la sezione sud dell’abside, così che è ora possibile ricostruirne l’andamento con certezza.
Nel corso degli scavi presso l’attuale ingresso della basilica, è stato individuata dagli archeologi della Sapienza parte del muro sud del triportico costantiniano del IV secolo, che corre al di sotto dell’attuale facciata medievale, nonché una porzione dello stilobate ad esso parallelo. «Questo attesta la presenza del braccio di portico meridionale già nel corso del IV secolo», riferisce il comunicato.
«Un’analisi accurata della roccia del Calvario ha consentito di documentare i tagli realizzati per ricavarvi parte di una scala di accesso alla cappella sovrastante, dove si venera la Crocifissione». Gli archeologi osservano che questa scala rimase in uso fino a tempi molto recenti (sia pure integrata da gradini lignei), perché ricorre in diari di viaggio ancora nel XVII e XVIII secolo.
Nell’area nord della basilica sono stati riportate alla luce le strutture già individuate durante gli scavi effettuati da padre Virgilio Corbo, che ora possono essere oggetto di migliori riflessioni alla luce dei nuovi dati. È stata individuata una porzione del muro romano che corrisponde a quello attribuito al tempio, a sud, e di cui costituisce il limite settentrionale. Si sta quindi delineando con maggiore precisione l’area occupata dalla struttura cultuale romana.
Restaurata la pietra dell’Unzione
Inoltre, come riferisce il comunicato del Dipartimento di ricerca, «nel corso dei lavori è stata restaurata la Pietra dell’Unzione, a cura di Daniela Russo della Fondazione Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, che ha la responsabilità del restauro della pavimentazione della basilica».
Per consentire il restauro e le indagini archeologiche, la Pietra è stata rimossa. I ricercatori hanno così verificato la posizione medievale di questa che è una delle più note reliquie della basilica (corrispondente anche alla XIII stazione della Via Crucis), e che si trovava a poca distanza dalla posizione attuale. La Pietra, restaurata, è stata rimessa al suo posto.
È stata inoltre scavata parte dell’abside nord della Rotonda, che presenta una pavimentazione in opus sectile di età medievale, relativa alla zona absidale di una cappella; nelle murature in elevato si leggono anche le tracce della recinzione liturgica che separava l’altare dal resto dell’area. Porzioni di una pavimentazione analoga vennero rinvenute da padre Corbo anche nell’abside meridionale della Rotonda.
I ricercatori dell’ateneo romano, parallelamente alle attività di scavo, stanno proseguendo la documentazione degli alzati della basilica e dei suoi annessi, grazie alla disponibilità delle Comunità che ne facilitano l’accesso e prosegue il lavoro di documentazione, restauro e studio dei manufatti rinvenuti e dei resti paleobotanici e archeozoologici.
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