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Una Settimana della Bontà per gli ostaggi nella Striscia

Augustin Bernard-Roudeix
16 luglio 2024
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Una Settimana della Bontà per gli ostaggi nella Striscia
Uno striscione in favore di Hersh Goldberg-Polin, durante una manifestanzione del 24 giugno scorso a Gerusalemme per la liberazione degli ostaggi trattenuni nella Striscia di Gaza. (foto Yonatan Sindel/Flash90)

Dopo mesi in prima linea per chiedere la liberazione degli ostaggi detenuti da Hamas, la famiglia Goldberg-Polin, in Israele, propone una settimana di buone azioni, nella cui cornice una serie di eventi è in corso a Gerusalemme.


È solo l’ultima idea dei genitori di Hersh Goldberg-Polin per ottenere da Dio e dagli uomini la liberazione del loro figlio, ostaggio nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023: una Settimana della Bontà, in corso di svolgimento a Gerusalemme.

Il sorriso di Hersh Goldberg-Polin è dolorosamente familiare a chiunque si trovi in Israele dall’ottobre scorso. Il suo ritratto è affisso alle fermate degli autobus, nei negozi e sui muri di Gerusalemme: il volto dagli occhi ridenti di un giovane bruno la cui barba non riesce a nascondere i 23 anni. Questo giovane ebreo con cittadinanza israeliana e statunitense è stato rapito dagli uomini di Hamas durante il massacro di 364 partecipanti al festival di musica rave Supernova, iniziato nella notte tra il 6 e il 7 ottobre vicino al kibbutz Re’im. Da allora è tenuto prigioniero nell’enclave palestinese.

L’onnipresenza del volto di Hersh è frutto dell’impegno accanito dei suoi cari per ottenerne la liberazione. Familiari e amici hanno lanciato una vasta campagna mediatica per «riportarlo a casa» insieme agli altri 119 ostaggi ancora nelle mani del movimento islamista.

Questo attivismo ha portato i genitori di Hersh, Rachel Goldberg e Jon Polin, a girare il mondo per smuovere le acque e guadagnare attenzione alla causa. Tra gli altri, hanno incontrato papa Francesco, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e altre figure di rilievo mediatico. In un discorso accorato pronunciato al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite mesi fa, Rachel Goldberg – che ha anche due figlie più piccole di Hersh – implorava i leader mondiali di «impegnarsi per la liberazione degli ostaggi, provenienti da 33 Paesi» e invitava tutti a «rinunciare all’odio che è un sentimento comodo, familiare e facilissimo».

Mentre oltre 280 giorni di mobilitazione non sono bastati a far tornare a casa Hersh (e gli altri ostaggi sopravvissuti), i suoi genitori hanno lanciato questa Settimana della Bontà. L’iniziativa è presentata come un «modo per promuovere la benevolenza e gli sforzi di tutti coloro che si impegnano per la liberazione degli ostaggi». Ebrei praticanti, Rachel Goldberg e Jon Polin inseriscono questa settimana nell’alveo dei ghemilut chassadim, o atti di bontà e benevolenza gratuita verso gli altri. Questa pratica della religione ebraica promuove gesti di carità per redimere e umanizzare il mondo. I genitori di Hersh propongono a tutti di unirsi per «infondere bontà, buone azioni e generosità nel mondo in questi tempi difficili».

La settimana ha preso il via domenica 14 luglio a Gerusalemme. I partecipanti sono stati invitati a incontrare i membri del gruppo di sostegno per una serata di canti. Lunedì, ciascuno ha potuto dedicare un quarto d’ora allo studio della Bibbia ebraica (Tanach) con l’obiettivo di completarne la lettura corale nell’arco di 24 ore. Oggi, martedì, e domani, mercoledì, saranno dedicati alla pratica di azioni generose per «offrire agli ostaggi un mondo migliore al loro ritorno».

Giovedì si terrà una processione a Gerusalemme con la presentazione di un rotolo della Torah commissionato dalla famiglia Goldberg-Polin per la loro sinagoga. Sarà anche organizzata una Hafrashat Challah con la preparazione di 120 pani di shabbat, tanti quanti sono gli ostaggi ancora prigionieri. Secondo la tradizione ebraica, un pezzo di pasta viene separato dall’impasto prima della cottura della Challah. Questo gesto di separazione sottolinea l’importanza della condivisione e comporta benedizioni per i propri cari. La settimana si concluderà a Gerusalemme al tramonto di venerdì 19 luglio con l’ingresso nello Shabbat insieme alle famiglie degli ostaggi.

L’iniziativa si inserisce in un contesto di grande preoccupazione per il destino di Hersh Goldberg-Polin. I media israeliani hanno diffuso due volte video del giovane girati da militanti di Hamas. Nel primo video, pubblicato a fine aprile, descrive «200 giorni trascorsi in un inferno sotterraneo senza cibo né acqua». L’ostaggio reca i segni di un’amputazione cicatrizzata al braccio sinistro.

Il secondo video, reso pubblico in giugno, lo mostra durante il suo rapimento il 7 ottobre 2023, mentre viene caricato su un camion diretto verso la Striscia di Gaza con altri due ostaggi, Or Levy e Eliya Cohen. Hersh Goldberg-Polin appare con il braccio dilaniato. Testimoni riferiscono che la grave mutilazione è stata causata dall’esplosione di alcune granate lanciate dai terroristi nel piccolo rifugio antibomba in cui Hersh e altre 28 persone avevano cercato rifugio per sottrarsi alla morte, mentre fuggivano dall’area del concerto Supernova sotto attacco.

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