Diciamoci la verità. Di tutto c’è bisogno in Terra Santa tranne che di mettere altra benzina sul fuoco. Sembra però che alcuni personaggi siano attratti irresistibilmente dal caos primordiale, e ambiscano solo a intorbidire ulteriormente le acque.
Itamar Ben-Gvir è il ministro della Sicurezza nazionale dello Stato d’Israele. Dovrebbe aborrire anche solo il rischio che tensioni e allarmi procurati possano nuocere ai cittadini israeliani, siano essi ebrei o palestinesi.
Sembra invece tutto il contrario. Durante una conferenza che si è tenuta alla Knesset, il parlamento israeliano il 24 luglio scorso, ha dichiarato che «la politica del governo prevede che gli ebrei possano pregare sul Monte del Tempio, contrariamente allo status quo che esiste nel sito da decenni».
Il titolo della conferenza non lasciava dubbi: «Il ritorno di Israele al Monte del Tempio». Il tema è quello della pretesa per gli ebrei di accedere liberamente e di poter pregare sulla Spianata delle Moschee, come viene viceversa chiamata dai musulmani.
«Io sono il vertice politico e, in quanto vertice politico, voglio permettere la preghiera sul Monte del Tempio», ha affermato Ben-Gvir, che è anche leader di Potere ebraico, partito dell’ultradestra.
«Non è un segreto che ho avuto una discussione con il primo ministro sulla chiusura del Monte del Tempio [per gli ebrei] durante gli ultimi dieci giorni di Ramadan. Sono convinto che il Monte del Tempio non dovesse essere chiuso [per gli ebrei] nemmeno per un minuto», ha dichiarato al quotidiano Jerusalem Post.
«Ricordo che ci sono stati giorni, in passato, in cui i musulmani hanno gridato Allah Akhbar e io ho risposto Shema Yisrael e per questo sono stato arrestato. Oggi è diverso, molte persone entrano nel sito, lo percorrono ai lati con orgoglio e pregano. Ed è così che dovrebbe essere», ha aggiunto Ben-Gvir.
Il riferimento al «percorso sui lati» è legato alla storia biblica: non sapendo dove esattamente si trova il Sancta Sanctorum del Tempio, è usanza stare lungo il perimetro per non rischiare di profanarlo, calpestandolo.
Le esternazioni di Ben-Gvir, oltre a generare allarme e sconcerto nelle autorità musulmane, hanno avuto come primo risultato quello di creare scompiglio all’interno del governo israeliano. L’Ufficio del primo ministro BenjaminNetanyahu (che nelle stesse ore si trovava in visita a Washington) ha dichiarato in un comunicato: «La politica di Israele di mantenere lo status quo al Monte del Tempio non è cambiata e non cambierà».
Benny Gantz, oggi esponente del Partito di unità nazionale, non ha tardato a far sentire la propria voce: «Come Ben Gvir non ha deciso il quadro delle visite al Monte del Tempio durante il Ramadan, così non decide oggi sull’argomento». E ha aggiunto una frecciata ai membri di governo: «Invece di negoziare per includere Ben-Gvir in un piccolo forum decisionale sulla sicurezza, tutti gli ambiti decisionali su argomenti sensibili per la sicurezza dovrebbero essergli sottratti».
Anche il ministro della Difesa Yoav Gallant non ha usato mezze misure, definendo il ministro della Sicurezza nazionale Ben-Gvir «un piromane che sta cercando di incendiare il Medio Oriente».
Il ministro degli Interni Moshe Arbel (del partito religioso Shas) ha criticato Ben-Gvir apertamente in una seduta del parlamento, sostenendo che il Gran Rabbinato di Israele ha stabilito che visitare il Monte del Tempio è proibito e che le azioni di Ben-Gvir sono una «profanazione del nome di Dio».
Mansour Abbas (esponente della Lista araba unita) ha dichiarato che il leader di Potere ebraico sta giocando con le questioni della guerra e «cerca qualsiasi modo per infiammare la società araba». Il deputato di Giudaismo unito per la Torah Moshe Gafni ha chiesto che non venga preso in esame nessun cambiamento circa lo status quo del Monte del Tempio.
Dal 1967, quando Israele ha assunto il controllo pieno della città vecchia, le regole dello status quo prevedono che gli ebrei possano visitare in alcuni orari la Spianata, ma senza che sia prevista alcuna preghiera. Proprio questa norma è ora messa in discussione da Ben-Gvir. Ben sapendo che un cambiamento della politica religiosa relativa alla Spianata non verrà accettata dalla componente musulmana di Israele e Palestina, come pure nel resto del mondo islamico, a partire dalla Giordania, il cui sovrano è custode dei luoghi santi dell’islam a Gerusalemme.