Un gruppo di bambini della Terra Santa con i loro accompagnatori sta giungendo a Roma per vivere la Giornata mondiale dei bambini che papa Francesco quest’anno ha voluto indire per la prima volta, per mettere i più piccoli al centro dell’attenzione. Il gruppo, di una sessantina di persone comprende alunni delle scuole di Gerusalemme e Betlemme e alcuni dei bambini della Striscia di Gaza che nei mesi scorsi sono stati accolti in Italia e hanno ricevuto cure in ospedali pediatrici.
Con loro fra Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa e direttore delle scuole della Custodia. «Sono bambini che hanno dai 5 ai 12 anni – ci spiega fra Ibrahim –, anche se da Gaza sono arrivati in Italia pazienti ancora più piccoli».
La Giornata dei bambini si aprirà con l’incontro allo Stadio Olimpico nel pomeriggio di sabato 25 maggio e si concluderà in piazza San Pietro domenica 26 maggio con la Santa Messa presieduta dal Papa. All’evento di apertura, che sarà un incontro di musica, sport e riflessione con bambini provenienti da un centinaio di nazioni, alcuni alunni della scuola Helen Keller di Beit Hanina canteranno un inno di pace, speranza e libertà per la Terra Santa dal titolo «Gerusalemme capitale della Risurrezione».
Questa scuola di Gerusalemme Est è affidata ai frati della Custodia dal 2016 e ha la particolarità di istruire, tra i suoi 500 studenti, un centinaio di alunni con problemi visivi e uditivi che ricevono particolare assistenza negli studi. Saranno quattro tredicenni del piccolo gruppo di non vedenti – Alaa, Celin, Ibrahim e Talin – accompagnati dall’insegnante di musica, a eseguire il brano per il Papa.
«Sono trascorsi esattamente dieci anni dal pellegrinaggio in Terra Santa di papa Francesco, che il 25 e 26 maggio 2014 visitò Betlemme e Gerusalemme – osserva padre Faltas –. Se allora il Papa era nella città dove è nato Gesù, questa volta i bambini di Terra Santa ricambiano la visita e gli porteranno come dono un piatto di madreperla fatto proprio dai alunni di Betlemme».
I bambini di Gaza che si uniscono al gruppo si trovano già in Italia da alcuni mesi. Sono stati feriti nei bombardamenti o bisognosi di cure urgenti. Alcuni sono stati estratti dalle macerie delle case bombardate. Tra fine gennaio e inizio febbraio hanno potuto lasciare la Striscia attraverso il valico di Rafah. Giunti in aereo o con la nave-ospedale Vulcano, partita da Al Harish (Egitto), hanno ricevuto cure negli ospedali pediatrici di Genova, Firenze, Bologna e da queste città stanno raggiungendo la capitale per partecipare alla festa.
Fra Ibrahim ha mantenuto per mesi i contatti con le autorità di tutti i Paesi coinvolti per portare a termine quella operazione umanitaria, realizzata grazie al contributo del governo italiano, che ha permesso di salvare piccoli in pericolo di vita, alcuni dei quali hanno perso l’intera famiglia.
I salvati sono un numero irrisorio rispetto alla catastrofe umanitaria che la popolazione civile palestinese sta ancora vivendo per i bombardamenti israeliani. «Moltissimi bambini continuano a soffrire. Stiamo lavorando per ottenere altri permessi per altri piccoli che hanno bisogni urgenti – ci spiega fra Ibrahim –. Resto in contatto costante con la parrocchia cattolica di Gaza. Ma dal 7 maggio il valico di Rafah è chiuso e la situazione si fa sempre più preoccupante, per le tante sofferenze che non trovano ascolto».
«Vi raccomando di non dimenticare chi di voi, ancora così piccolo, già si trova a lottare contro malattie e difficoltà, all’ospedale o a casa, chi è vittima della guerra e della violenza – ha scritto il Papa nel messaggio per questa Giornata –; chi soffre la fame e la sete, chi vive in strada, chi è costretto a fare il soldato o a fuggire come profugo, separato dai suoi genitori, chi non può andare a scuola, chi è vittima di bande criminali, della droga o di altre forme di schiavitù, degli abusi. Insomma, tutti quei bambini a cui ancora oggi con crudeltà viene rubata l’infanzia». (f.p.)
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