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Pellegrini o turisti? Se la fede fa differenza

fra Francesco Patton
15 maggio 2024
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Pellegrini o turisti? Se la fede fa differenza
Croci lungo un muro della città vecchia di Gerusalemme. (foto Shutterstock.com)

In questo tempo di guerra né gli ebrei né i musulmani hanno smesso di venire a Gerusalemme per compiere il loro pellegrinaggio e per pregare qui. Solo i cristiani sembrano essere assenti e disertare per paura la Città Santa...


Gerusalemme è per eccellenza la Città del pellegrinaggio. Qui salgono i pellegrini ebrei per pregare in quella che il profeta Isaia chiama la Città Santa (Is 52,1) e che fu sede del primo e del secondo Tempio; qui vengono in pellegrinaggio i musulmani per pregare nella terza più importante città dell’Islam; qui dovrebbero arrivare come pellegrini i cristiani dall’Oriente e dall’Occidente, dal Settentrione e dal Mezzogiorno a compimento della profezia di Gesù (Vangelo di Luca 13,29). Il pellegrinaggio è un atto squisitamente religioso.

Il turista è invece una figura tipica dell’era moderna. Egli viaggia per piacere, curiosità o svago. Il suo viaggio ha un inizio e una fine. Nel suo viaggiare confida nelle sue risorse economiche, potremmo dire che la carta di credito è ciò che gli permette di viaggiare tranquillo e lo smartphone sostituisce ormai la memoria.

Il pellegrino cammina nel mondo e nel tempo sapendo che la meta è altrove: «Si ricorda di Caino che costruì una città, mentre Abele, come se fosse un semplice pellegrino sulla terra, non ne costruì alcuna. Vera città dei Santi è in Paradiso»; qui sulla terra – rimuginava sant’Agostino – i cristiani vagabondano «come in pellegrinaggio nel tempo, cercando il regno dell’eternità» (Z. Bauman, La società dell’incertezza, Il Mulino, 2013, 28/147).

Il pellegrino si muove con un atteggiamento di fiducia fondamentale: in Dio che provvede ai suoi bisogni e anche nelle persone che incontrerà, che saranno lo strumento concreto della divina provvidenza. Oggi è importante riscoprire il valore del pellegrinaggio in quanto tale e in senso stretto, perché troppo spesso il pellegrino si è ibridato col turista e ha prevalso il turista, al punto che la fiducia fondamentale in Dio e nelle persone è stata sostituita dalla fiducia nella carta di credito e nelle polizze assicurative.

È significativo il fatto che in questo momento non ci siano pellegrini cristiani in Terra Santa, perché molte compagnie non sono disposte a stipulare polizze assicurative per chi si dirige verso un territorio considerato pericoloso e a rischio. In un contesto del genere viene fatta confusione anche tra fede, temerarietà e coraggio. Il coraggio è la virtù dell’eroe, che affronta situazioni pericolose perché spera di ottenerne gloria. La temerarietà è piuttosto l’atteggiamento di chi cerca esperienze estreme per provare eccitazione, la cosiddetta «scarica di adrenalina» di chi pratica il turismo estremo. La fede è l’atteggiamento umile di chi sa che la propria vita è sempre e comunque nelle mani di Dio, è l’atteggiamento di chi crede che solo nelle mani di Dio la nostra vita è sicura e questo ci permette di camminare nel tempo senza paura e con lo sguardo rivolto all’eternità.

Il pellegrinaggio è un esercizio prezioso per coltivare questo atteggiamento e per vivere secondo questa prospettiva, che è poi l’unica possibile per un cristiano. In tempo di guerra né gli ebrei né i musulmani hanno smesso di venire a Gerusalemme per compiere il loro pellegrinaggio e per pregare qui «l’altissimo, onnipotente e bon Signore» (San Francesco, Cantico). Solo i cristiani sembrano essere assenti e disertare per paura la Città Santa. Abbiamo forse ormai aderito anche noi a un cristianesimo che ha sostituito la fede con la polizza assicurativa e la carta di credito?

(L’autore è il padre Custode di Terra Santa)

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Maggio-Giugno 2024

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Lungo i secoli, molti pellegrini ai Luoghi Santi, dopo un viaggio lungo e periglioso, hanno lasciato graffiti votivo-devozionali su muri e colonne. In questo Dossier raccontiamo dei graffiti presenti al Santo Sepolcro di Gerusalemme e a Betlemme.

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