(g.s.) – In assenza di una nuova legge – che la maggioranza di governo non è riuscita ad approvare – dal primo aprile è effettivo in Israele un ordine dell’Alta Corte di Giustizia che decreta la sospensione delle sovvenzioni statali ad ogni scuola rabbinica (yeshiva) che abbia come studenti giovani in età di leva.
Dalla stessa data cessano gli effetti di un provvedimento amministrativo del governo che imponeva all’esercito di sospendere il reclutamento dei giovani ultraortodossi (haredim) per la leva obbligatoria. Come è noto, i giovani ebrei che dedicano la loro vita allo studio delle Sacre Scritture e del monumentale corpus dei commentari rabbinici (Talmud), tenendo viva e palpitante l’identità ebraico-religiosa del loro popolo, fino ad oggi sono stati esentati dal servizio militare obbligatorio che grava sui loro coetanei laici. Disparità di trattamento di cui decenni fa usufruivano solo 400 giovani (ora sono decine di migliaia) e che la Corte Suprema ha da tempo definito inaccettabile e discriminatoria.
Ancora una volta, come in passato, molti haredim sono scesi in piazza per protestare il primo aprile, urlando di essere pronti ad andare in carcere piuttosto che sotto le armi.
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Una patata bollente per il governo in carica, la cui coalizione è sostenuta da partiti che rappresentano le istanze degli ultraortodossi, più che mai difficili da far digerire alla maggioranza degli israeliani in questi mesi di guerra – post 7 ottobre 2023 – nei quali hanno perso la vita anche centinaia di giovani arruolati (al 3 aprile sono 255 solo i caduti nell’invasione della Striscia di Gaza, che vanno ad aggiungersi ai circa 33mila morti palestinesi).