Tra il 10 e l’11 marzo inizierà per i musulmani il mese sacro di Ramadan. I governi arabi della regione vorrebbero che entro quella data tacessero le armi dentro la Striscia di Gaza. Anche gli Stati Uniti premono sul governo israeliano per una tregua che duri almeno qualche mese.
A Parigi, nei giorni scorsi, negoziatori egiziani e qatarini hanno fatto da pontieri tra gli emissari israeliani e di Hamas per concludere un nuovo accordo che porti alla liberazione di un altro gruppo di ostaggi trattenuti nella Striscia dal 7 ottobre scorso, in cambio della liberazione di detenuti palestinesi e di un cessate il fuoco. Tra i dirigenti di Hamas c’è chi lo vorrebbe permanente e chi si acconteterebbe di qualche settimana di respiro. Il governo Netanyahu non è disposto ad ogni concessione. Nel frattempo prosegue l’assedio israeliano a Khan Yunis e i civili sfollati continuano a migrare verso Rafah, che presto diventerà a sua volta teatro di combattimenti…
L’inverno è piuttosto rigido anche laggiù e vi sono state giornate piovose che rendono il suolo fangoso e ancora più inospitale. La sospensione del sostegno finanziario all’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) – decisa a fine gennaio da vari governi, dopo la notizia che alcuni membri del suo personale avrebbero collaborato agli eccidi del 7 ottobre 2023 – non giova certamente alle persone bisognose d’assistenza, che si trovano all’addiaccio o accampate alla meno peggio. (g.s.)