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In memoria di Osama Hamdan

Christian Media Center
10 febbraio 2024
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La mattina dell'8 febbraio 2024 si è spento, dopo lunga malattia, l'architetto Osama Hamdan, amico e collaboratore della Custodia di Terra Santa.


Palestinese e musulmano, ha dato un prezioso contributo per il restauro e la manutenzione di siti ebraici, cristiani e musulmani in tutta la Terra Santa. Osama Hamdan concepiva il suo operare per la salvaguardia del patrimonio culturale come un servizio al dialogo e alla pace.


I legami con l’Italia

Nato nella città vecchia di Gerusalemme nel 1960, Osama Hamdan era cresciuto in una famiglia priva di mezzi economici, ma che gli aveva consentito di formarsi in Italia, laureandosi in Architettura a Torino, per poi tornare negli anni Ottanta in Terra Santa dove divenne uno specialista in conservazione del patrimonio culturale. «L’Italia mi ha dato moltissimo», ripeteva, sottolineando il legame forte con il Paese dove conobbe Clara che sarebbe divenuta sua moglie. Dal 1997 era docente di conservazione e restauro all’Università al-Quds di Gerusalemme. Il suo nome è legato in particolare ai progetti di conservazione e valorizzazione dei centri antichi di Sebastia e di Betania in Cisgiordania.

Il lungo rapporto con la Custodia maturò con l’amicizia e la collaborazione con padre Michele Piccirillo. Nel 2002 creò insieme all’archeologo francescano e alla storica dell’arte Carla Benelli il Mosaic Center di Gerico, che è cresciuto negli anni in attività e sedi, diventando un ente di primo piano nella conservazione dei mosaici e delle ceramiche. Attraverso il Centro, Osama Hamdan ha dato un vasto contributo di formazione, e quindi di realizzazione professionale e di speranza, a tanti giovani palestinesi. Musulmano, ma cresciuto in una Gerusalemme dove le amicizie interreligiose erano vissuto quotidiano, spesso raccontava come l’esperienza lo avesse spinto a restituire, in termini di lavoro e cura dell’arte e della bellezza, a tutte le comunità religiose in Terra Santa.

«Il patrimonio culturale è uno strumento importante per servire il dialogo e la pace – aveva dichiarato in una intervista –. Nel nostro staff ci sono cristiani e musulmani, abbiamo lavorato per chiese, moschee e sinagoghe. Dobbiamo continuare a vivere, a creare lavoro e segni di speranza. La vita deve continuare, sempre».

(da Eco di Terrasanta, marzo-aprile 2024, p.14)

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