(g.s.) – All’alba di questa mattina, 5 febbraio 2024, è attraccata al porto della Spezia la nave Vulcano. L’unità di supporto logistico della Marina Militare italiana ha così concluso la sua missione nel porto egiziano di Al Arish, dov’era ormeggiata da dicembre e che ha lasciato il 31 gennaio.
Al momento dell’ingresso nel porto ligure, a bordo della nave adibita ad ospedale c’erano, oltre ai 190 membri dell’equipaggio e a una squadra di medici del Qatar, una sessantina di «passeggeri» palestinesi, tra i quali 18 minori – feriti o traumatizzati in modo più o meno grave – e loro accompagnatori. I piccoli saranno curati in ospedali pediatrici italiani: 4 al Gaslini di Genova, gli altri al Rizzoli di Bologna, Meyer di Firenze, Bambin Gesù di Roma, Buzzi di Milano.
Altri 25 gazesi (tra i quali 8 minori) arriveranno in aereo dall’Egitto il 9 febbraio. Il primo gruppo di 11 bambini, con i loro accompagnatori, era già atterrato nella serata del 29 gennaio scorso all’aeroporto di Ciampino, a Roma. Ad accoglierli sulla pista, a nome del governo italiano, il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Al suo fianco, tra gli altri, fra Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa, che ha collaborato con le autorità italiane, israeliane, palestinesi ed egiziane per rendere possibile il trasferimento in Italia di queste persone bisognose di cure, impossibili da offrire ora come ora nella Striscia di Gaza, ridotta a un grande campo di battaglia. Entrambi, il ministro e il francescano, erano presenti anche oggi alla Spezia.
Quella che l’Italia e le sue strutture sanitarie mettono a disposizione è certamente una goccia di sollievo nel mare di sofferenza che si è riversato sugli oltre 2 milioni di palestinesi della Striscia da ottobre ad oggi. Anche in questo nuovo e sanguinoso capitolo della vicenda israelo-palestinese, fra Ibrahim Faltas non si è mai stancato di chiedere a tutti di favorire la pace in Israele/Palestina e di mettere fine alle sofferenze della popolazione, soprattutto dei più piccoli. I suoi appelli vibranti sono stati più volti trasmessi nei canali televisivi italiani e anche papa Francesco, in varie occasioni, ha espressamente citato il frate egiziano e ha preso in prestito le sue parole per chiedere di far tacere le armi. Già il 29 gennaio, padre Faltas – che da lungo tempo collabora con organismi di cooperazione e volontariato italiani – ha ringraziato il popolo italiano per la solidarietà dimostrata anche in questo frangente. Il francescano ha precisato che quando le cure saranno terminate, e le condizioni sul terreno lo consentiranno, i gazesi accolti in questi giorni torneranno nella loro terra. Parzialmente difformi le parole del ministro Tajani ai giornalisti presenti a Ciampino la sera dei primi arrivi. Il capo della Farnesina ha spiegato che l’intento è di far giungere in Italia almeno 100 bambini per curarli «e farli integrare nel nostro Paese».
Durante le settimane di permanenza nel porto di Al Arish – località della penisola del Sinai che dista una cinquantina di chilometri dal confine con Gaza e dispone anche di un aeroporto – la Vulcano ha preso in carico, per stabilizzarne le condizioni, decine di pazienti, avvalendosi di apparecchiature avanzate per la diagnostica e di due sale operatorie. Oltre al personale della Sanità militare, sulla nave si sono avvicendati medici volontari della Fondazione Francesca Rava e, come dicevamo, un’équipe di sanitari del Qatar.
Anche due navi francesi, con capacità ridotte rispetto a quelle della Vulcano, sono state impiegate nelle scorse settimane al largo di Gaza per offrire supporto sanitario. Nessun’altra nazione ha inviato mezzi navali a questo scopo.
Sin da novembre il governo italiano ha più volte ventilato anche l’eventualità di allestire un ospedale da campo nel sud della Striscia, o in territorio egiziano, ma finora l’idea non si è concretizzata.
Sono invece operativi su suolo gazese ospedali da campo montati dalla Giordania e dagli Emirati Arabi Uniti. La struttura emiratina ha iniziato ad accogliere i primi pazienti il 3 dicembre scorso. Può contare su 150 posti letto ed è in grado di effettuare interventi di chirurgia generale e ortopedica, con sedazione del paziente, condizione che è ormai un lusso introvabile negli ospedali rimasti in piedi nella Striscia, sprovvisti di anestetici. L’ospedale offre anche cure dentistiche e visite specialistiche di ginecologia, pediatria, ortopedia ecc.
Da ancor prima, la Giordania è presente con due ospedali da campo: uno nel nord della Striscia e un altro – più recente – nei pressi di Khan Yunis, area che è attualmente teatro dei più aspri combattimenti. Anche in collaborazione con altre forze armate, come quelle olandesi, l’aviazione giordana effettua di tanto in tanto lanci di beni e materiali di primo soccorso per le strutture sanitarie rimaste attive nella fascia settentrionale del territorio gazese.