Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia

Santo Sepolcro, al via gli scavi presso le tombe crociate

Olivia Jeanjean
24 gennaio 2024
email whatsapp whatsapp facebook twitter versione stampabile
Santo Sepolcro, al via gli scavi presso le tombe crociate
All'inizio di gennaio sono iniziati i lavori di restauro della pavimentazione della basilica del Santo Sepolcro attorno alla pietra dell’Unzione, presso l’ingresso dell’edificio. È in questo spazio che si trovava la necropoli dei re crociati. (foto Nadim Asfour/CTS)

Una necropoli reale di epoca crociata posta sotto le lastre del Santo Sepolcro? Dopo tutto, il regno d’Inghilterra aveva Westminster e quello di Francia Saint-Denis, quindi perché i crociati non avrebbero avuto una propria necropoli? Il problema è che non ne è rimasta traccia. I lavori in corso nella basilica permetteranno di saperne di più?


Procedono i lavori per ripristinare la pavimentazione delle aree comuni della basilica del Santo Sepolcro e, mano a mano, si spostano le recinzioni che celano il cantiere. Dal 5 gennaio queste compaiono all’ingresso della basilica. Qui potrebbero trovarsi ancora, sotto le lastre, le tombe di alcuni re dell’epoca crociata. Quanto basta per far sognare gli appassionati di storia medievale.

Un sepolcro o dei sepolcri?

Per i cavalieri venuti a salvare la Terra Santa dalle conquiste musulmane, quale posto migliore della chiesa della Resurrezione per riposare in pace? Fu così che nel XII secolo il Santo Sepolcro divenne il luogo di celebrazione della monarchia del Regno latino. Le prime sepolture nella basilica furono quelle dei due fondatori, Goffredo di Buglione (1099-1100) e di suo fratello Baldovino I (1100-1118). Situate all’interno della cappella di Adamo (che non è interessata dai lavori in corso), ad esse si aggiunsero quelle dei loro successori, Folco d’Angiò (1131-1143) e suo suocero Baldovino II (1143-1162), che sono ai piedi della cappella del Calvario, a destra dell’ingresso.

Le lettere c, d, e, f designano con i numeri 3 e 4 alcune tombe della necropoli reale. Disegno del francescano Ladislaus Mayr, pubblicato in Beschreibung der Reise in das Heilige lande Palaestina (Descrizione del viaggio in Terra Santa di Palestina), 1779. (Collezione del Commissariato di Terra Santa in Germania)

A questo primo gruppo si aggiunsero altre quattro tombe, allineate sotto il mosaico del Chorus Dominus, dietro la pietra dell’Unzione. Conterrebbero i resti di Baldovino III (1143-1163), Almarico I (1163-1174), Baldovino IV (1174-1185) e del suo giovane nipote Baldovino V (1177-1186).

Che aspetto avevano queste famose tombe?

Cenotafi, tombe o sarcofagi? Il lessico varia da un ricercatore all’altro. Giuseppe Ligato, medievista esperto di storia delle Crociate, parla di sarcofagi: «Le ricostruzioni accademiche attribuiscono al sarcofago di Goffredo e a quello di suo fratello una forma che assomiglia a quella di un tempio classico, con superfici laterali inclinate e quattro colonnine di sostegno».

Altri storici contemporanei dei re, come Guglielmo di Tiro, o pellegrini come Teodorico e Wilbrand di Oldenburg, riferiscono la presenza di tombe reali in marmo. Un vocabolario che quindi si evolve nel tempo e che si confronta con la stessa realtà: la scomparsa di questi monumenti funebri.

 

La necropoli reale del Santo Sepolcro con (in verde) 1. Filippo d’Aubigny – 2. Folco d’Angiò – 3. Baldovino II – 4. Goffredo di Buglione – 5. Baldovino I – 6. Baldovino III – 7. Amalrico I – 8. Baldovino IV – 9. Baldovino V. (Terre Sainte Magazine/CTS)

Questa assenza viene tuttavia corretta dai disegni, gli scritti e le testimonianze oculari lasciate dai pellegrini, che permettono di ricostruire l’aspetto che dovevano avere queste costruzioni. Un facsimile della tomba di Goffredo di Buglione, ad esempio, realizzato nel 1899 e ispirato a disegni d’epoca, è esposto nella cripta della cattedrale di Boulogne-sur-Mer (nord della Francia). Le postille dei padri francescani Francesco Quaresmi, Elzear Horn e Sabino De Sandoli, risalenti ai secoli XVI, XVII e XVIII, rappresentano fonti preziose che offrono un’accurata descrizione di queste sepolture reali.

Se quelle di Goffredo e Baldovino I sembravano avere un’architettura simile, caratterizzata da quattro colonne di marmo che sorreggevano un tetto a falde, non eguagliavano la bellezza di quella di Baldovino V. Tutti concordano nel ritenere che il sepolcro del giovane re, morto all’età di otto anni, fosse un gioiello dell’arte funeraria del XII secolo. Padre Elzear Horn, che visse a Gerusalemme dal 1724 al 1744 e lo osservò con i propri occhi, descrive lo splendore dei suoi ornamenti: «L’edificio di marmo è un magnifico capolavoro, sostenuto da colonne intrecciate, decorato con disegni floreali, uccelli, angeli e un’incisione della testa di Cristo».

 

Tra i pochi frammenti superstiti (conservati nel museo privato del Patriarcato greco-ortodosso e pubblicati da Zehava Jacoby dell’Università di Haifa), c’è una decorazione che rappresenta un aquilotto morto, con il collo abbassato e le zampe inerti, che probabilmente appariva sulla tomba del piccolo monarca.

Per quanto riguarda gli epitaffi, esistono diverse versioni. I più ricordati sono quelli raccontati da Francesco Quaresmi (a Gerusalemme dal 1618 al 1620). Esaltando le gesta dei cavalieri, lodano la grandezza delle loro vittorie e li glorificano. Il più elogiativo resta quello rinvenuto sulla tomba di Baldovino I: «Quando il re morì, il pio popolo dei franchi, di cui egli era stato scudo, vigore e sostegno, pianse. Era un’arma per il suo popolo e motivo di paura per i suoi nemici. Valoroso comandante della patria, strappò San Giovanni d’Acri, Cesarea, Beirut ai terribili nemici indigeni e aggiunse al suo dominio le terre arabe e quelle bagnate dal Mar Rosso. Sedici volte Febo aveva visto la stella dell’ariete quando morì il nobile re Baldovino». Un’iscrizione che sicuramente non sarebbe dispiaciuta a Erode o ad Alessandro Magno.

Sparizioni misteriose

Gli storici non hanno opinioni concordi sulla causa o le cause che avrebbero provocato la scomparsa di questi monumenti reali. Esistono tre ipotesi. Secondo la prima, il loro degrado ebbe inizio nel XIII secolo, durante l’incursione dei turchi corasmiani che fecero irruzione a Gerusalemme nel 1244, massacrando i cristiani e profanando le loro tombe. Ma sembra che i sepolcri dei re, pur subendo in parte queste devastazioni, non furono del tutto distrutti.

I pellegrini dei secoli successivi attestano la loro presenza, l’ultimo dei quali fu niente meno che Chateaubriand. Lo scrittore racconta la sua visita nel 1806 e menziona nella sua descrizione le tombe di Goffredo e Baldovino I: «Non sono uscito dal sacro recinto senza fermarmi presso i monumenti di Goffredo e Baldovino: stanno di fronte alla porta della chiesa, e sono appoggiati alla parete del coro».

 

Una seconda possibilità riguarda l’incendio che colpì la basilica nel 1808. Ancora una volta le opinioni divergono, in particolare quelle dei sostenitori dell’ultima teoria, che accusa i greci di aver demolito ciò che restava dei monumenti durante i lavori di restauro della basilica. Il pellegrino Jacques Mislin, che si trovava a Gerusalemme durante l’incendio, racconta ciò che vide: «Le fiamme rispettavano le tombe reali, proprio come fecero i musulmani per sette secoli. La gelosia dei greci fu più distruttiva delle fiamme. Più intollerabile della barbarie».

Gli ortodossi, dal canto loro, sostengono che le tombe dopo l’incendio erano talmente rovinate che il loro restauro era impossibile. Per i latini il fuoco era un pretesto utilizzato dai greci per vendicarsi del colonialismo crociato.

Gli scavi del Santo Sepolcro permetteranno di conoscere meglio ciò che resta delle tombe crociate, perché la scomparsa in situ dei monumenti funerari non significa che siano scomparse anche le tombe da essi ricoperte. Si vocifera però che il muro di cemento costruito dai greco-ortodossi alla fine degli anni Ottanta del Novecento per sostenere il grande mosaico realizzato nel 1990 dall’artista Vlasios Tsotsonis, possa essere stato loro fatale, non essendoci stato alcun interesse da parte del superiore greco dell’epoca. Cosa troveranno gli archeologi? A che livello? In quale stato? Si sta forse per aprire una nuova pagina nella storia cristiana di Gerusalemme?

 

Articoli correlati
Spiritualità della bellezza
Anna Peiretti

Spiritualità della bellezza

Viaggio nella divina arte delle icone
Risvegliare la speranza e aprire al futuro
Mara Borsi, Giordana Cavicchi

Risvegliare la speranza e aprire al futuro

Elementi di pedagogia e didattica della religione cattolica
Il Cantico delle creature
Francesco D'Assisi

Il Cantico delle creature