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I tunnel di Hezbollah che preoccupano Israele

Giuseppe Caffulli
4 gennaio 2024
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I tunnel di <i>Hezbollah</i> che preoccupano Israele
Dentro uno dei cunicoli scavati nel sottosuolo tra Libano e Israele ad uso di Hezbollah. Lo scatto è del 14 febbraio 2023. (foto Yossi Zamir/Flash90)

Una rete di gallerie e cunicoli ben più articolata e complessa di quella che sta nel sottosuolo della Striscia di Gaza è stata scavata nell'arco di molti anni nel sud del Libano. Ne parla a fondo un giornale israeliano.


Dito puntato contro Israele da parte del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah, nel suo atteso discorso dopo l’assassinio di Saleh al-Arouri, vicepresidente dell’ufficio politico di Hamas, ucciso da un raid aereo a Beirut lo scorso 2 gennaio. Attacco nel corso del quale sono rimasti uccisi altri cinque dirigenti dell’organizzazione militante palestinese. Il capo di Hezbollah ha espresso cordoglio anche per il l’attentato di Kerman in Iran (rivendicato dall’Isis), dove un centinaio di persone sono morte il 3 gennaio, nell’anniversario dell’uccisione del generale Qassem Soleimani, uno dei capi dei pasdaran iraniani, ucciso nel 2020 da un drone americano.

Verso un allargamento del conflitto mediorientale?

Intanto, in un video rilasciato dall’esercito israeliano si mostrano gli attacchi nei confronti delle fonti di lancio identificate dal Libano verso il territorio israeliano. E le e immagini dei caccia delle forze israeliane che colpiscono obiettivi di Hezbollah sul suolo libanese. Siamo alla vigilia di un allargamento del conflitto in Medio Oriente?

L’ipotesi non è peregrina, anche alla luce delle dichiarazioni di Benjamin Netanyahu sulla (possibile) durata della guerra. Negli ultimi giorni sia il primo ministro israeliano sia alcuni portavoce e rappresentanti dell’esercito hanno infatti dichiarato che le ostilità nella Striscia di Gaza proseguiranno ancora per molti mesi, anche se Israele ritirerà da Gaza alcune migliaia di soldati, per rendere più sostenibile lo sforzo bellico sul lungo periodo. E per potersi forse preparare ad altri fronti.

La possibilità di una nuova campagna di guerra in Libano (ben oltre gli episodi sopra citati) dovrà però fare i conti con una forza militare, quella di Hezbollah, che gli analisti stimano di oltre dieci volte superiore a quella di Hamas. E con una rete di tunnel e sistemi missilistici ben più sofisticati di quelli approntati dalla formazione terroristica palestinese all’interno della Striscia.

L’analisi di un esperto

Dell’argomento s’è occupato il 2 gennaio la testata elettronica The Times of Israel, in un articolo firmato da Tal Schneider, nel quale si intervista Tal Beeri, direttore del dipartimento di ricerca del Centro di ricerca e formazione Alma (Alma Research and Educational Center), un think tank formato da esperti militari ed ex-membri dell’intelligence, impegnati a monitorare la sicurezza d’Israele soprattutto sul confine nord. Già diversi anni fa Beeri riuscì a rintracciare su Internet una «mappa di poligoni», che copriva quella che lui chiamava la «terra dei tunnel» nel sud del Libano: 36 cerchi che indicano 36 città e villaggi, centri strategici di Hezbollah come parte del piano di «difesa» contro un’invasione israeliana del Libano. Ciascun centro di difesa locale possiederebbe – a detta dell’analista – una rete di tunnel sotterranei. Fra tutti questi centri è stata costruita un’infrastruttura di tunnel interconnessi per una lunghezza di centinaia di chilometri.

Secondo Tal Beeri esisterebbe anche un tunnel d’attacco di circa 45 chilometri, capace di portare le forze di Hezbollah fin dentro il territorio israeliano. In questa ramificata rete di gallerie è possibile introdurre veicoli e persino camion di medie dimensioni.

Insieme ai tunnel d’attacco, ci sono poi i cunicoli tattici, alcuni dei quali distrutti dall’esercito israeliano durante l’operazione Scudo settentrionale (Northern Shield) nel gennaio 2019. «I tunnel tattici – spiega Beeri – sono vicini ai villaggi e consentono ai terroristi di combattere dal sottosuolo, di sparare dai pozzi dei tunnel e di rientrare, di riarmarsi dai depositi di armi all’interno, di riposarsi ed emergere di nuovo».

Nel fitto reticolato che corre lungo il confine, non mancano «gallerie scavate al solo scopo di collocarvi esplosivi da far brillare quando l’esercito israeliano dovesse manovrare sul terreno all’interno del Libano».

C’è la mano di Pyongyang

Ma come è stato possibile realizzare questa imponente infrastruttura militare? Il ricercatore dell’Alma Research and Educational Center non esita a mettere in evidenza il ruolo avuto dagli ingeneri militari della Corea del Nord.

«Lo scavo di tunnel in Libano – puntualizza – è stato effettuato fin dall’inizio con l’aiuto della Corea del Nord, già negli anni Ottanta e soprattutto verso la fine degli anni Novanta. La Corea del Nord ha una competenza storica nello scavo di tunnel in zone montuose e rocciose. Dopo la seconda guerra del Libano nel 2006, i collegamenti con la Corea del Nord sono stati mantenuti e sono arrivati aiuti anche dall’Iran».

Grazie a società solo apparentemente civili (come la Mustafa Commercial and Contracting Company e la Jihad Construction), Hezbollah ha portato avanti la manutenzione e l’implementazione della rete di tunnel militari, dai quali la milizia sciita sarebbe in grado di lanciare i missili di precisione capaci di colpire qualsiasi punto di Israele.

Le rampe di lancio mobili annidate nel sottosuolo

«Non è complicato – spiega ancora Tal Beeri –. I missili Fateh 110, balistici terra-terra, vengono trasportati su camion. L’infrastruttura sotterranea consente il transito fino al luogo in cui verrà lanciato il missile. Nel sito di lancio è presente una piattaforma o un pendio che sale dal tunnel. Il camion lanciamissili esce dal tunnel, spara e ridiscende scomparendo».

Con i sorvoli aerei è molto difficile identificare questi punti di lancio: «Tutto ciò che si può vedere è la montagna. Sono in grado di effettuare velocemente un lancio di missili, e di ridiscendere in profondità».

Ma forse, come mostra il video dell’esercito israeliano, qualche postazione è stata in queste ultime ore identificata e distrutta. Solo un messaggio d’avvertimento o l’inizio di una nuova fase del conflitto?

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