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Conoscere Hamas

Giulia Ceccutti
22 gennaio 2024
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Conoscere <i>Hamas</i>

La vicenda di Hamas viene riproposta da Paola Caridi nella nuova edizione ampliata e aggiornata di questo suo libro. Anche stavolta frutto di una lunga gestazione che si fonda su una molteplicità di documenti, testimonianze, interviste.


Una vicenda lunga, che inizia più di quarant’anni fa. Un percorso che si sviluppa non solo nella Striscia di Gaza, ma anche nella Cisgiordania occupata, all’interno della società e politica palestinese nel suo insieme.

Una storia estremamente complessa e non lineare, quindi da rileggere con sguardo critico, disponibile a indagare a fondo. Perché il passato, questo passato, è necessario per inquadrare e provare a comprendere il presente.

È la storia di Hamas – acronimo che significa «movimento di resistenza islamico» – ripercorsa qui, in nuova edizione ampliata e aggiornata (dopo la prima, apparsa nel 2009), dalla giornalista, saggista, esperta di Medio Oriente Paola Caridi.

Anche questa edizione ha avuto una lunga gestazione e si fonda su una molteplicità di fonti autorevoli: documenti, testimonianze, interviste, voci raccolte di persona. Basta sfogliare l’ampio apparato di note conclusivo per rendersi conto della mole di ricerca alle spalle dell’opera.

Si parte, significativamente, da una mappa. È una “fotografia”, elaborata dall’Ufficio di coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite per il Territorio palestinese occupato (UN Ocha oPt), che ritrae la Striscia di Gaza a settembre 2023. Tra i dati essenziali, spiccano: il tasso di povertà al 59,8 per cento; il tasso di disoccupazione al 46,4 per cento (nel secondo trimestre 2023); il numero degli abitanti registrati come profughi, pari a 1,7 milioni, a fronte di una popolazione di 2.226.544 persone.

Il libro analizza, da vari punti di vista, il rapporto tra Hamas e la Striscia di Gaza, e delinea, attraverso alcune cesure storiche, l’approfondirsi della frattura tra quest’ultima e la Cisgiordania, dal 2007 «mai completamente risolta».

Caridi illustra in dettaglio le quattro componenti, o “circoscrizioni”, in cui è suddivisa la struttura organizzativa del movimento (definito nazionale e nazionalista, non solo islamista), ossia Gaza, Cisgiordania, l’estero e le prigioni israeliane, spiegando che «l’esperienza del carcere è così diffusa, comune, costante nella storia e nella società palestinesi, che – soprattutto quando riguarda i militanti dei vari gruppi politici – non è mai considerata una parentesi dalla vita attiva. Militanti si è fuori, e si continua a esserlo anche dietro le sbarre. […] I detenuti […] hanno piena voce in capitolo».

Il libro racconta anche come è cambiato negli ultimi anni il processo decisionale all’interno di Hamas e il ruolo via via più forte assunto dalla quinta “circoscrizione ombra”, ovvero quella militare, responsabile dei terribili eventi del 7 ottobre scorso: «È soprattutto il ruolo dell’ala militare dentro la Striscia a influire sul modo in cui Hamas prende le decisioni. Come se, non riconosciuta, vi fosse ormai una quinta constituency […] chiamata a dire la sua sulla linea politica, quando almeno sino al 2006 – e dunque per i primi vent’anni di esistenza di Hamas – l’ala militare non ha avuto voce. Il sequestro di Gilad Shalit (e le modalità del suo rilascio, cinque anni dopo il rapimento) segnano l’evoluzione della struttura interna di Hamas».

Le pagine riportano poi al centro la questione di Gerusalemme, città simbolo e chiave del conflitto, nodo ineludibile per l’intera comunità palestinese, musulmana e cristiana. Nodo spesso colpevolmente ignorato anche dalle potenze straniere in gioco. Il testo mostra in dettaglio come la città sia, a un certo punto della parabola politica di Hamas, assunta come il modo per “uscire” da Gaza e attrarre un consenso più ampio.

A colpire sono, tra i numerosi aspetti che si potrebbero evidenziare, la grande capacità strategica che consente a Hamas, tra l’altro, di riorganizzarsi velocemente, negli anni, di fronte alla periodica “decapitazione” della propria leadership politica; la sensibilità al consenso dell’opinione pubblica palestinese («sino alle fasi più recenti della sua storia»); la presenza di un processo democratico interno e di un acceso dibattito che, negli anni, si attua attraverso lunghe consultazioni tra le quattro componenti citate.

E ancora: il ruolo delle donne, probabilmente decisive nelle elezioni legislative del 25 gennaio 2006; la svolta espressa dalla “nuova carta” del movimento presentata il primo maggio 2017 a Doha, un documento che, utilizzando per la prima volta un linguaggio «estremamente contemporaneo» (come puntualmente dimostrato dall’analisi del testo), chiama in causa in modo importante anche la responsabilità internazionale sulla questione di Israele e Palestina.

Emergono netti, infine, alcuni passaggi-chiave alla base della dolorosa attualità: il progressivo, inesorabile e pericoloso isolamento a tutti i livelli; l’indebolimento interno; la trasformazione da potere a regime: «È in particolare dalla gioventù di Gaza che sono arrivate non solo le accuse, ma i tentativi di reagire a un confinamento doppio, da parte del controllo territoriale di Hamas, e da parte del blocco di Israele, utilizzando il web come un modo per aggirare l’assedio. Sempre più alte si sono poi alzate, da più parti della società civile palestinese e internazionale, le critiche riguardanti la repressione […]. Pur essendo Gaza un territorio che Israele ha controllato sigillando i suoi confini e impedendo uno sviluppo reale, Hamas non ha rappresentato solo una governance, un’amministrazione. Sempre di più, invece, si è affermata come un potere e infine un regime».

Sullo sfondo, ma presenti, rimangono le guerre che si sono succedute nella Striscia di Gaza con la loro devastante potenza, fino all’attuale conflitto (scatenato in risposta ai già citati massacri del 7 ottobre): la quinta campagna militare condotta da Israele dal 2008 in poi.

E, in parallelo, ci sono il ruolo e le responsabilità di Israele e dell’Autorità Nazionale Palestinese, degli altri Paesi arabi, di Stati Uniti e Unione europea.

Concludendo, la lettura del volume risulta impegnativa, ma senza dubbio accessibile e, come anticipato, oggi più che mai necessaria, oltre che non di rado avvincente per le “giravolte” della Storia descritte o i momenti che – se non fossero realmente accaduti – potrebbero quasi far pensare a un thriller.

Lo stile chiaro aiuta infine a rendere comprensibili i diversi passaggi.


Paola Caridi
Hamas
Dalla resistenza al regime
Feltrinelli, 2023
pp. 352 – 20,00 euro

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