(g.s.) – L’Ufficio centrale di statistica israeliano anno dopo anno, in prossimità del Natale, ha la consuetudine di fornire i dati sulla popolazione cristiana.
A fine 2023 i cristiani in Israele sarebbero 187.900, circa l’1,9 per cento dei 9 milioni e 800mila abitanti complessivi. La cifra è una stima che si basa sui dati accertati a fine 2022 e non include i cristiani presenti nel Paese, ma privi di cittadinanza (religiosi stranieri, lavoratori migranti, espatriati ecc.).
Nel corso del 2022 i cristiani israeliani – per tre quarti arabi – sono aumentati dell’1,3 per cento (le madri cristiane hanno dato alla luce 2.343 figli, di cui 1.704 arabi).
Dal punto di vista geografico, i battezzati sono concentrati per lo più nel nord del Paese, in Galilea. Le città con i più consistenti gruppi di cristiani sono: Nazaret (20.800), Haifa (16.800), Gerusalemme (13.000), Shefar’am (10.600). Si riconosce nel cristianesimo il 6,9 per cento dei cittadini arabo-israeliani.
L’indice di fecondità è in media di 1,62 figli per ogni araba cristiana. Mediamente una giovane cristiana si sposa piuttosto tardi: a 27,4 anni d’età; un ragazzo, invece, a 30,7. I giovani ebrei e musulmani convolano a nozze ben prima.
Una famiglia cristiana media è composta da 2,99 membri, dato non troppo dissimile da quello riscontrato fra le famiglie ebree (3,02) e inferiore a quello dei nuclei musulmani (4,30).
Sul versante della formazione culturale, il 55,1 per cento degli arabi cristiani ha un livello di istruzione universitario. Secondo l’Ufficio statistico israeliano i giovani cristiani arabi che frequentano l’università preferiscono studiare ingegneria o architettura invece di pedagogia o materie che indirizzano verso l’insegnamento, al contrario di quanto accade tra i loro compagni di studi musulmani.
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