Il 21 dicembre a Gerusalemme, nel convento di San Salvatore, sono stati presentati ai responsabili delle comunità cristiane che custodiscono il Santo Sepolcro gli aggiornamenti sugli scavi archeologici in corso nella basilica.
Gli scavi, condotti dal Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza Università di Roma, che ha diffuso un comunicato, erano stati improvvisamente interrotti il 7 ottobre, giorno degli attentati compiuti da Hamas e dello scoppio della guerra. Il 3 dicembre i lavori nella basilica hanno potuto riprendere nelle aree interessate. Si tratta di 369 metri quadri tra la zona sud-est della Rotonda, la zona antistante l’Edicola e il deambulatorio. Operazioni rese complesse anche dalla necessità di mantenere le funzioni del luogo, liturgie e passaggio dei pellegrini.
Le indagini hanno permesso, con scavi o carotaggi, di conoscere i livelli della cava sottostanti: la profondità dei depositi e l’andamento dello sfruttamento della cava che mostra un andamento nord-ovest/sud-ovest, con fortissimi dislivelli man mano che si procede verso sud-est.
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Una strada romana sotto la basilica cristiana
La professoressa Francesca Romana Stasolla, responsabile delle ricerche, ha illustrato la scoperta di strutture di età romana nell’area del deambulatorio. In particolare, sotto le murature della basilica cristiana sono stati rinvenuti tratti di strade. Uno di questi, con andamento da est a ovest e dotato di marciapiede, ha perso la sua funzione quando fu costruita la chiesa paleocristiana del IV secolo e la strada fu interrotta con l’edificazione dell’abside. Per gli archeologi si tratta di elementi importanti che, sebbene ancora da coordinare con la topografia dell’area, consentono di cominciare a delineare primi elementi di un quadro insediativo di età romana.
Nell’area della Rotonda sono quindi emersi gli elementi più rilevanti relativi alla prima età cristiana. L’area dove sorgeva la tomba venerata, infatti, fu oggetto di un’opera imponente di sbancamento che arriva a ridosso dell’ingresso attuale dell’Edicola. Già negli scorsi mesi era stata rinvenuta, sotto l’attuale Edicola riedificata nel 1809-1810 dopo l’ultimo grave incendio, una base circolare in marmo, realizzata con pezzi romani di riuso, di circa 6 metri di diametro, che si può attribuire alla prima monumentalizzazione della tomba.
Questa base appartiene a un sacello a base circolare con un avancorpo che verso est era dotato di tre gradini e di una recinzione liturgica con andamento nord-sud, le cui basi sono state rinvenute nell’attuale Cappella dell’Angelo (all’interno dell’Edicola). A est di questa recinzione, al centro rispetto all’ingresso del sepolcro, doveva trovarsi una piccola mensa a cippo.
Il primo monumento intorno al Sepolcro
Viene così a configurarsi l’aspetto che doveva avere il luogo più venerato dai cristiani prima della costruzione della basilica costantiniana: il monumento era a cielo aperto (lo conferma la presenza di un canale di raccolta delle acque piovane lungo la base marmorea) e doveva essere circondato da una serie di 12 sostegni, molto probabilmente delle colonne, che definivano un deambulatorio di circa 3 metri. Di fronte al monumento, correva un colonnato con andamento nord-sud, del quale è stato rinvenuto lo stilobate. Questa sistemazione fu modificata alla fine del IV secolo, quando furono completati i lunghi lavori di costruzione della Rotonda. In base alla datazione delle monete ritrovate sotto il pavimento della Rotonda, nel 2022 è stato già possibile individuare il periodo negli anni Sessanta-Settanta del IV secolo.
Quando la Rotonda fu completata, il colonnato intorno all’Edicola e lo stilobate di fronte persero la loro funzione e furono realizzate le nuove pavimentazioni.
Alla prima sistemazione cristiana dell’area vanno attributi anche i resti della basilica rinvenuta sotto il deambulatorio medievale. Elementi dell’abside vanno a collegarsi con quanto già noto dagli scavi compiuti dai greci negli scorsi anni e visibile sotto il Katholikon. È stato possibile ritrovare la testata dell’abside nord, con l’attacco della navata centrale e documentarne le modalità costruttive, in grossi blocchi di calcare locale, anche di reimpiego. È stato rinvenuto anche il sistema di canalizzazione delle acque piovane, in grossi tubi. Ad est del muro terminale della basilica cristiana è stato rinvenuta parte della fondazione del triportico.
Sono state trovate inoltre tracce di fasi successive, ma precedenti all’età medievale (VII-VIII secolo), come una pavimentazione nella zona ovest della Rotonda fatta di elementi di marmi preziosi come porfido, serpentino e cipollino in frammenti riutilizzati.
I lavori di scavo nel Santo Sepolcro hanno offerto anche la prova archeologica della costruzione dell’abside dell’XI secolo. Quell’intervento, dovuto a Costantino Monomaco, l’imperatore bizantino che ricostruì la basilica dopo la distruzione di quella costantiniana avvenuta nel 1009, comportò alcune modifiche di fronte all’Edicola. Dell’abside creato ad est sono visibili tracce nei resti delle lastre in marmo grigio che rivestono la base dei due pilastri che la inquadrano a nord e a sud. La pavimentazione di questa cappella sfrutta le grandi lastre pavimentali in marmo bianco del IV secolo, che vennero intarsiate con inserimento di pietre policrome, come appare evidente dalle impronte in negativo di inserti; all’area presbiteriale si accedeva per tramite di un cancello metallico, le tracce dei cui cardini sono ancora visibili nel terreno.
La trasformazione del XVI secolo
Nel corso del XVI secolo l’area dell’Edicola subì una nuova trasformazione, con il rifacimento, noto dalle fonti, e del quale sono rimasti frammenti di lastre di rivestimento. Alcuni di questi riportano graffiti lasciati dai pellegrini con nomi, date, stemmi araldici, e con una cronologia che arriva al XVIII secolo. Sono state rinvenute tracce dell’assetto di fronte all’Edicola riscontrabile nella planimetria del 1609 di Bernardino Amico, il francescano che all’inizio del Seicento illustrò gli edifici sacri della Terra Santa. Essa mostra due gradini, la presenza di un altare e il corridoio sopraelevato verso l’edicola. Oggi la documentazione archeologica mostra che i due gradini presentavano un rivestimento in lastre rosse e nere ed attesta che il rialzamento del pavimento della zona centrale, delimitata da cordoli, avvenne in un momento successivo alla loro costruzione.