Meno che mai quest’anno, l’Avvento e il Natale che s’approssimano saranno una stagione di serenità in Medio Oriente.
«Questi non sono tempi normali», scrivono i capi delle Chiese cristiane in Terra Santa in una dichiarazione del 10 novembre scorso, riferendosi alla bufera che sconvolge israeliani e palestinesi dal 7 ottobre scorso, il “sabato nero” degli attacchi terroristici di Hamas nelle località israeliane limitrofe alla Striscia di Gaza.
«Dall’inizio della guerra si respira un clima di tristezza e dolore. Migliaia di civili innocenti, tra cui donne e bambini, sono morti o hanno subito gravi ferite. Molti altri soffrono per la perdita della propria casa, dei propri cari o per il destino incerto delle persone a loro care. In tutta la regione, molti di più hanno perso il lavoro e fronteggiano gravi sfide economiche. Eppure, nonostante i nostri ripetuti appelli per un cessate il fuoco umanitario e una riduzione della violenza, la guerra continua». Ecco perché l’Avvento e la stagione natalizia imminente, per i cristiani di laggiù saranno velati di mestizia e spogli di espressioni pubbliche di gioia e di festa. Poche luminarie, bancarelle, concerti bandistici. I leader religiosi esortano sacerdoti e fedeli «a concentrarsi maggiormente sul significato spirituale del Natale» e a tenere «l’attenzione rivolta ai nostri fratelli e sorelle colpiti da questa guerra e dalle sue conseguenze, e con ferventi preghiere per una pace giusta e duratura per la nostra amata Terra Santa». Una solidarietà non solo spirituale, ma che si spera trovi i modi per contribuire generosamente «al sollievo delle vittime di questa guerra e di coloro che si trovano in disperato bisogno».
In Giordania sarà il secondo Natale di seguito in tono minore. Anche quello del 2022 venne funestato da azioni di terrorismo interno e le Chiese, in sintonia con la nazione in lutto, decisero di contenere le espressioni gioiose in pubblico.
Ad Amman i leader cristiani già il 2 novembre hanno optato per un Natale «raccolto». Con una dichiarazione pubblica il Consiglio dei capi delle Chiese cristiane in Giordania ha chiesto alle proprie comunità di celebrare le festività natalizie in modo molto sobrio, limitandosi alla preghiera e alle liturgie nelle chiese. Niente decorazioni, mercatini natalizi, concerti delle bande degli scout, feste pubbliche per i bambini. Tutte le offerte raccolte in chiesa nelle messe e celebrazioni di domenica 12 novembre, e altre donazioni spontanee, sono state destinate agli aiuti per la popolazione gazese.
La dichiarazione diffusa dagli ecclesiastici giordani denuncia senza mezzi termini «gli atti barbarici commessi dall’aggressione israeliana in violazione di tutte le norme internazionali» ed elogia «gli sforzi incessanti della Giordania per far tacere la voce della guerra». Non un cenno alle responsabilità di Hamas.